È tutt’altro che terminata la pandemia di Coronavirus secondo quanto afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nonostante nel quotidiano si riscontri l’esatto contrario, con un numero di casi gravi estremamente più basso rispetto a quello che si registrava tra marzo e aprile.

L’Oms ha infatti avvertito circa una situazione ancora allarmante, e sottolinea che la pandemia da Coronavirus in Europa non è affatto terminata, al contrario la “situazione è molto grave”. È quanto sostiene il direttore regionale dell’Oms, Hans Kluge, che evidenzia un aumento dei casi settimanali superiore a quello registrato durante il picco nel mese di marzo.

Le dichiarazioni di Kluge giungono nel corso di una conferenza stampa che si è svolta nella giornata di ieri, 17 settembre, incentrata sulla valutazione degli ultimi dati riguardanti l’evoluzione della pandemia nel Vecchio Continente in particolare. Kluge ha quindi ricordato che i casi registrati nel corso dell’ultima settimana sono stati oltre 300 mila.

Dall’Oms arriva quindi una richiesta di “coerenza regionale” a fronte degli “allarmanti tassi di trasmissione” del Covid-19 in Europa. Serve anche, sempre secondo l’organizzazione, un’azione coordinata tra i governi dei vari Paesi, in oltre metà dei quali si è registrato un aumento dei casi superiore al 10% e in sette di questi Paesi europei i casi sono addirittura raddoppiati.

Kluge ha spiegato che “in primavera e all’inizio dell’estate abbiamo visto l’impatto delle severe misure di restrizione e abbiamo visto i nostri sforzi e i nostri sacrifici” aggiungendo che questi avrebbero “permesso di arrivare così ai numeri più bassi della pandemia di giugno”. Ora però siamo davanti a numeri diversi, che secondo l’Oms dovrebbero fungere da “campanello d’allarme”.

Aumento dei casi in tutta Europa, ma a crescere in realtà sono i tamponi

Viene fatto passare in sordina il fatto che insieme al numero dei casi è stato registrato un aumento ancora più marcato di test e analisi in grado di mostrare quello che a marzo-aprile ancora non eravamo in grado di rilevare. Dall’Oms infatti affermano che nonostante i numeri mostrino anche un aumento dei test e delle analisi, si rilevano “tassi di trasmissione allarmanti in tutta la regione” europea.

Per avere un’idea di quanto siano aumentati effettivamente i tamponi e quanto invece sia effettivamente aumentato il numero dei positivi, prendiamo il dato dell’Italia di oggi, 18 settembre, e confrontiamolo con quello di metà aprile, quando la pandemia era nel pieno della sua espansione. 

Il 15 aprile 2020 in Italia si registravano 1.127 nuovi positivi a fronte di 43.715 tamponi effettuati. Ieri sono stati registrati 1.584 nuovi casi di positività, ma i tamponi fatti sono stati 101.773. Il che significa che a parità di tamponi il numero dei nuovi casi giornalieri è estremamente più basso. E giusto per avere un quadro complessivo più dettagliato, il 15 aprile furono registrati 578 decessi in Italia, contro i 13 registrati ieri.

L’Oms chiede uno sforzo collettivo ai Paesi membri dell’Oms

In Europa, a partire dall’inizio dell’emergenza coronavirus, sono stati registrati in tutto 4.893.614 casi di positività al virus, per un totale di 226.524 decessi, nei quali sono stati inserite anche persone morte per cause diverse dal Covid-19, e in alcuni casi alla data del decesso risultavano negative al tampone già da tempo.

Al di là dei numeri, dicono dall’Oms “l’impatto sulla salute mentale, sull’economia, sulla vita e sulla società è stato monumentale”, e sarebbe proprio per questo che secondo Kluge serve una “coerenza regionale” e uno “sforzo collettivo” da parte dei 53 Paesi membri dell’Oms in Europa.

Kluge ha poi ricordato che “le rispste sono state molto efficaci, quando le azioni sono state immediate e decisive. Tuttavia il virus è stato implacabile quando l’informalità e la disinformazione hanno prevalso”.

Poi, nel corso di una conversazione con l’agenzia AFP, Kluge ha espresso preoccupazione per la situazione a fronte dei dati che indicano il numero di decessi quotidiani previsti per il Covid-19 per questa settimana.

Il direttore regionale dell’Oms ha poi inevitabilmente toccato il tema del vaccino per il Coronavirus, affermando che a suo avviso l’arrivo del vaccino non porrà subito fine all’emergenza sanitaria. Ad ogni modo, Kluge ha tenuto a ricordare che “la pandemia si fermerà ad un certo punto”.

Dall’Oms un elogio alla Svezia per la gestione dell’emergenza Covid-19

La Svezia, dopo essere stata attaccata per la sua scelta di non adottare alcun lockdown puntando invece sull’immunità di gregge, ed aver registrato un miglioramento della situazione economica invece di una crisi senza precedenti come avvenuto nel resto dei Paesi dell’Unione, è stata elogiata pubblicamente dall’Oms per il modo in cui ha “evitato l’incremento di casi”.

In Svezia infatti, a differenza di quanto sta avvenendo negli altri Paesi dell’Ue, non si registra alcun incremento dei casi di Coronavirus, e su questo ha espresso soddisfazione la funzionaria dell’Oms Catherine Smallwood, intervenuta nel corso del briefing online cui ha preso parte anche il direttore regionale Hans Kluge.

“Bisogna riconoscere che la Svezia ha evitato l’incremento di casi” in questo ultimo periodo, quell’incremento insomma “che si sta verificando in altri Stati, in particolare in Europa occidentale, e penso che ci siano lezioni da imparare dall’approccio svedese, in particolare sulla sostenibilità e il coinvolgimento dei cittadini”.

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