La app Immuni per il tracciamento dei contagi Covid ha fatto flop in Italia, ma stando a quanto emerso dallo studio di una no-profit tedesca non si tratta affatto di un caso isolato. Il numero di cittadini che ha scaricato la app Immuni in Italia è stato ben al di sotto delle aspettative, infatti ad installarla sono stati solo 5 milioni di Italiani fino ad oggi, un numero del tutto insufficiente perché la app possa funzionare in maniera efficace.
Perché la app Immuni possa funzionare davvero dovrebbero scaricarla almeno il 60% dei cittadini italiani, e si tratta di un obiettivo che al momento appare irraggiungibile. “La colpa è dei cittadini”, hanno recitato in coro i maggiori media italiani, dai giornali alle televisioni, eppure anche negli altri Paesi europei le cose sono andate pressoché allo stesso modo.
È quanto emerso dal rapporto di AlgorithmWatch, no-profit tedesca che ha valutato l’efficacia delle altre app per il tracciamento del contagio che sono state lanciate nei vari Paesi europei, riscontrando sostanzialmente due costanti: l’inefficacia ed il rischio che divenissero strumenti di sorveglianza di massa.
Non solo le app come Immuni sono risultate spesso inefficaci, anche per via del basso numero di download in Italia come nel resto d’Europa, ma ci sarebbe anche un problema legato a scarsi livelli di trasparenza.
Le app per il tracciamento dei contatti sono state esaminate attentamente dalla no-profit di Berlino che ha steso un rapporto che rappresenta in sostanza una netta bocciatura. “La nostra è un’analisi che cerca di restituire un quadro di massima dell’impiego di processi automatici per affrontare il Covid, iniziando dalle app per il tracciamento della prossimità” ha spiegato Fabio Chiusi, uno dei firmatari della ricerca.
Lo studio copre in tutto sedici Paesi del Vecchio Continente, comprese Svizzera e Norvegia, dalla Spagna alla Grecia, passando per l’Italia e la Germania. Gli strumenti messi in campo, secondo AlgorithmWatch, sono stati realizzati con troppa fretta, senza prestare l’attenzione necessaria ai rischi che potrebbero comportare.
La no-profit tedesca si pone infatti come obiettivo primario quello di “valutare e far luce sui processi decisionali algoritmici che hanno una rilevanza sociale“. AlgorithmWatch intende quindi analizzare a fondo quei sistemi digitali che vengono usati per prevedere o indirizzare l’azione umana, o che sono in grado di prendere decisioni in maniera automatica.
E non stiamo parlando solo delle forme di intelligenza artificiale, ma anche di semplici raccolte dati senza l’intervento umano. Stiamo parlando di quel meccanismo che in inglese viene chiamato “automated decision-making” o Adm, e la no-profit di Berlino intende accertarsi che si possa escludere il rischio di derive in chiave orwelliana.
Le altre app per il tracciamento funzionano?
Se può servire a tranquillizzare il lettore, per quel che riguarda le app per il tracciamento dei contagi come l’italiana Immuni, in Europa non abbiamo corso rischi di questo tipo. Su Repubblica leggiamo che ci sono state però delle eccezioni, rappresentate dalla Polonia e dall’Ungheria
Negli altri Paesi invece, anche grazie alle linee guida fissate dall’Ue, le app per il tracciamento hanno rispettato la privacy dell’utente, il loro download ed utilizzo è sempre stato su base volontaria, con raccolta dati decentralizzata. Inoltre le direttive di Bruxelles hanno disposto che le app dei vari Paesi dell’Ue fossero compatibili tra loro.
“La paura iniziale che fossero il cavallo di troia per far passare il modello cinese di un controllo sociale basato sugli algoritmi si è rivelata infondata” ha commentato Chiusi “ma questo non vuol dire che siano soluzioni che hanno funzionato”.
Queste app per il tracciamento infatti, per poter funzionare correttamente, dovevano essere scaricate almeno da metà della popolazione, cosa che non è successa da nessuna parte anche se per motivi diversi.
AlgorithmWatch ci porta diversi esempi: in Inghilterra, Lichtenstein e Norvegia le app come l’italiana Immuni non hanno avuto successo in termini anche di numero di download perché erano sviluppate male, oppure perché si sono rivelate troppo invasive.
In Italia, come accennato, la app Immuni ha avuto solo 5 milioni di download, vale a dire il 13% circa della popolazione, contro il 60% che era necessario affinché la app potesse funzionare in maniera efficace.
In Germania le cose sono andate meglio con CovApp, che è stata scaricata da circa 20 milioni di Tedeschi, cioè un quarto della popolazione, tuttavia troppo poco rispetto alle soglie che sarebbe necessario raggiungere.
Peggio dell’Italia invece la Francia, dove StopCovid ha raggiunto a fatica i 2 milioni di download (su 67 milioni di abitanti). In Beglio hanno deciso di usare la app tedesca CovApp ma dovrebbe essere disponibile da fine settembre. Anche Estonia e Olanda attendono il lancio di una app per il tracciamento dei contagi, ma potrebbe arrivare anche prima della fine del mese.
Appare quindi evidente che il problema della sfiducia nelle istituzione da parte dei cittadini, che nella stragrande maggioranza dei casi ha preferito non installare nessuna app suggerita dai rispettivi governi, non riguarda solo l’Italia.
Così come la sfiducia da parte delle istituzioni nei confronti dei cittadini evidentemente è diffusa ben oltre i confini nostrani. D’altra parte gli ‘arresti domiciliari’ non sono stati imposti ai soli ‘indisciplinati’ cittadini italiani ma anche agli altri popoli europei più virtuosi, sebbene non con misure tanto rigide e con le dovute eccezioni (vedasi Svezia).
AlgorithmWatch però si concentra su un altro aspetto in particolare, quello che ci vede parte di una società in cui si ha un approccio fin troppo superficiale nell’adozione di strumenti digitali come le app in questione, mentre in fin dei conti il contenimento della pandemia si è concentrato soprattutto sul lavoro svolto dalle strutture sanitarie e su misure restrittive quali il distanziamento sociale, l’uso della mascherina, e la quarantena.
All’atto pratico ci troveremmo oggi in quello che il sociologo Evgeny Morozov definisce “tecno soluzionismo” già dal 2014. C’è però un’aggravante, che consiste nel fatto che la classe dirigente che amministra la cosa pubblica spesso sa poco di digitale e incorre facilmente pertanto in errori di valutazione rispetto a pericoli e potenzialità di soluzioni quali le app per il tracciamento dei contagi.
La strada delle app per il tracciamento, tuttavia, sembra quasi una strada obbligata se dovesse risultare vera la previsione di Luciano Floridi, che ipotizza una pandemia destinata a durare a lungo. L’aspetto più preoccupante però, a nostro avviso, è il fatto che si possa proporre una narrazione distante dalla realtà dei fatti attraverso media compiacenti al fine di convincere le masse del persistere di una emergenza sanitaria anche laddove questa sia ormai ampiamente alle nostre spalle.
Questo contenuto non deve essere considerato un consiglio di investimento.
Non offriamo alcun tipo di consulenza finanziaria. L’articolo ha uno scopo soltanto informativo e alcuni contenuti sono Comunicati Stampa
scritti direttamente dai nostri Clienti.
I lettori sono tenuti pertanto a effettuare le proprie ricerche per verificare l’aggiornamento dei dati.
Questo sito NON è responsabile, direttamente o indirettamente, per qualsivoglia danno o perdita, reale o presunta,
causata dall'utilizzo di qualunque contenuto o servizio menzionato sul sito https://www.borsainside.com.