Il sistema pensionistico è a rischio? Questa è la domanda che non possiamo evitare di porci se osserviamo i dati che riguardano le entrate che gli istituti previdenziali hanno registrato nei primi sei mesi del 2020, per metà dei quali l’Italia ha affrontato la fase più acuta dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia di coronavirus.
L’imposizione del lockdown, in Italia uno dei più restrittivi al mondo, ha di fatto fermato l’economia e questo ha determinato un drastico calo delle entrate anche per gli istituti previdenziali, con tutto ciò che ne consegue.
La domanda però è proprio questa: cosa ne consegue? Il rischio, parliamoci chiaro, è che il sistema pensionistico non regga più, e secondo alcuni osservatori questo rischio è bello grosso.
Dobbiamo guardare i numeri per farci un’idea precisa di quale sia la situazione in cui si trova il sistema pensionistico italiano all’indomani del lockdown, quando il Paese si appresta ad affrontare un’altra fase acuta, quella della crisi economica questa volta, il cui inizio è previsto per l’autunno ormai imminente.
Gli istituti previdenziali hanno incassato, nei primi sei mesi del 2020, circa 12 milioni di euro di contributi in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. A lanciare l’allarme è il dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia dopo aver preso atto di dati che mostrano una situazione tutt’altro che rassicurante.
Il drastico calo degli incassi contributivi del primo semestre 2020
È questo il nodo della questione: gli incassi contributivi dei primi sei mesi del 2020 si attestano complessivamente sui 102.792 milioni di euro. Una cifra che però risulta inferiore del 10,4% rispetto a quella registrata nei primi sei mesi dell’anno precedente.
Nelle casse di tutti gli istituti previdenziali mancano all’appello la bellezza di 11.983 milioni di euro, un dato che è allarmante per una serie di motivi. Anzitutto questo indica il peggioramento del quadro economico nazionale come conseguenza alle misure restrittive che hanno imposto la chiusura di tutte le attività ritenute non essenziali nel periodo del lockdown.
Per le casse di INPS e INAIL, e per quelle degli enti previdenziali privati si tratta di un vero disastro, e naturalmente sappiamo bene che sono gli enti previdenziali, pubblici e privati, a garantire la pensione a milioni di cittadini italiani.
La pensione è a rischio nei prossimi mesi?
Nel corso dei mesi scorsi si era affacciata l’ipotesi che ad un certo punto, a causa della crisi economica determinata dall’imposizione del lockdown, le pensioni sarebbero state a rischio.
Un’ipotesi che naturalmente non passò in sordina, e fu lo stesso Pasquale Tridico, presidente dell’INPS a dover correre ai ripari cercando di rassicurare i pensionati italiani. L’Inps avrebbe continuato a pagare le pensioni in maniera puntuale, ma fino a quando questo sarà possibile? Leggendo la nota esplicativa del Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia è difficile stare tranquilli.
Ma cosa dice esattamente questa nota? Dice in sintesi che le entrate contributive dell’INPS ammontano a 95.096 milioni di euro, e sono in calo del 10,4%. Un calo che, spiega il ministero, è dovuto a minori entrate provenienti dal settore privato per un -15%. Mentre le gestioni dei lavoratori dipendenti registrano incassi che sono in lieve crescita rispetto al 2019, con un +0,4%.
Per quel che riguarda i premi assicurativi INAIL, l’ammontare totale è di 4.502 milioni di euro, il che indica che rispetto all’anno precedente si è registrata una riduzione del -4,4%.
Ci sono poi le entrate contributive degli enti previdenziali privati, ma anche queste sono in calo, con un -18,5% rispetto al 2019. Un quadro insomma che non fa stare tranquilli né gli istituti previdenziali, né tantomeno i pensionati italiani.
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