Un invito a non abbassare la guardia, da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che in questi giorni sottolinea un aspetto che ritiene degno di attenzione: anche i giovani possono prendere il coronavirus e trasmetterlo.

Il fatto che non ci sono persone immuni al coronavirus, tanto che persino chi lo ha già avuto può prenderlo nuovamente, era stato ampiamente detto e ripetuto fino alla noia. Un dato di fatto che appare superfluo sottolineare, e tuttavia l’Oms tiene a ribadire ancora il concetto, additando i giovani come responsabili della diffusione dei nuovi casi.

“Le prove suggeriscono che i picchi di casi di Covid-19 in alcuni Paesi sono, in parte, guidati da giovani che hanno abbassato la guardia durante l’estate nell’emisfero settentrionale” sottolinea quindi Tedros Adhanon Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

La colpa di una parte dei contagi quindi sarebbe da attribuire ai giovani che continuano, evidentemente, ad avere delle relazioni sociali normali, invece che improntate su comportamenti riconducibili al disturbo dell’ipocondria.

L’Oms continua a navigare a vista

Nel corso della conferenza stampa il direttore dell’Oms ha ricordato poi: “l’abbiamo detto prima e lo diremo di nuovo: i giovani non sono invincibili. I giovani possono essere infettati; i giovani possono morire; e i giovani possono trasmettere il virus agli altri”.

Affermazioni che forse è il caso di analizzare collocandole in un quadro più ampio. Iniziamo col dire che l’Oms aveva anche detto che le mascherine andavano indossate solo da chi avesse riscontrato sintomi riconducibili al Covid, e da chi è stato a stretto contatto con malati di Covid, mentre in un secondo momento ha preso una posizione diametralmente opposta: mascherina per tutti, sintomatici e non.

Stesso discorso per i guantini in lattice. Inizialmente i guantini dovevano essere indossati per ridurre il rischio di contagio, in seguito il messaggio è cambiato: i guantini non vanno indossati, anzi fanno peggio.

Per non parlare del fatto che è stato sempre l’Oms a dichiarare che “è estremamente raro che un asintomatico possa trasmettere il virus” motivo per cui non ha senso imporre l’obbligo delle mascherine per tutti, che sia nei luoghi chiusi o all’aperto.

Una doverosa premessa, giusto per inquadrare il livello di attendibilità delle dichiarazioni dell’Oms, prima di analizzare le più recenti. Quanto al fatto che “i giovani non siano invincibili” e “possano essere infettati”, nulla di nuovo, e quanto al fatto che “possono morire”, dovrebbe forse servire a spaventarli? Il tasso di mortalità del covid-19 sui giovani è di pochi decimali, a questo punto tanto vale metterli in guardia sulle altre cause di morte.

“Possono trasmettere il virus agli altri” dice poi il direttore Ghebreyesus, come se fosse uno scoop insomma. “Ecco perché i giovani devono prendere le stesse precauzioni per proteggere se stessi e gli altri” aggiunge il direttore generale dell’Oms “possono essere leader e guidare il cambiamento”.

Cambiamento che dovrebbe interessare gli stili di vita, il modo di condurre le relazioni sociali: limitare il contatto fisico, mantenere le distanze, diffidare del prossimo perché potenzialmente contagioso. Se questo cambiamento avvenisse, questa sì sarebbe un’emergenza.

Maria Van Kerkhove (OMS): “i giovani devono diventare risk manager”

A sostegno di quanto detto dal direttore generale dell’Oms, arrivano anche le parole di Maria Van Kerkhove, a capo del gruppo tecnico dell’Organizzazione Mondale della Sanità per il Coronavirus.

“Capisco l’estate” dice la Van Kerkhove, e quindi la voglia di tornare a dei rapporti sociali normali “ma i giovani devono diventare risk manager: valutare i pericoli” ed agire di conseguenza. Cosa che evidentemente i giovani fanno più di quanto l’esperta sia in grado di notare.

I dati relativi all’andamento del contagio variano molto in base ad una serie di fattori, nelle diverse aree del mondo, pertanto il comportamento dei giovani, e del resto della popolazione, presenta esigenze e criticità diverse Paese per Paese. L’Oms, nel corso della conferenza stampa, stando a quanto riportato dall’Adnkronos, non evidenzia queste distinzioni, e si limita invece a delineare un quadro molto generalizzato.

“Sappiamo ad esempio che i locali notturni sono amplificatori del virus: se c’è, si trasmette facilmente” spiega la Van Kerkhove, che ha poi aggiunto a proposito dei giovani: “sappiamo che possono essere infettati e trasmettere la malattia e che nella maggior parte dei casi sono colpiti in modo lieve, ma possono anche contrarre forme gravi e morire” il che è esattamente ciò che accade per una innumerevole quantità di patologie, a cominciare dall’influenza stagionale, quello che bisogna sapere è quante probabilità ci sono che ciò accada.

Vi è poi un altro aspetto da considerare, quello delle ripercussioni nel medio e lungo termine di chi supera la malattia. “Chi è colpito in modo lieve” vale a dire chi sviluppa la malattia, viene ricoverato ma poi guarisce “può subire effetti a lungo termine, come fatica estrema, spossatezza, fiato corto. Ecco perché stiamo interrogando i pazienti per valutare questi effetti”.

Da non confondere quindi l’asintomatico, che non sviluppa affatto la malattia, con chi contrae il coronavirus e sviluppa la malattia riscontrando i vari sintomi, ma poi guarisce.

Mike Ryan, capo delle emergenze sanitarie dell’Organizzazione mondiale della Sanità ha aggiunto poi, rivolgendosi ai giovani: “usate il cervello, non assumetevi rischi che non comprendete appieno. Covid-19 causa un processo infiammatorio e può colpire duramente molti organi, in modi che ancora non conosciamo”.

Il direttore generale dell’Oms ha poi ricordato che “la pandemia non significa che la vita debba finire. Dobbiamo tutti imparare a convivere con il virus e adottare le misure necessarie per vivere le nostre vite, proteggendo al contempo noi stessi e gli altri, in particolare quelli a più alto rischio di Covid-19. Come sapere uno di questi gruppi è rappresentato dagli anziani, in particolare da quelli che vivono in strutture di assistenza a lungo termine”.

Poi alcuni dati tecnici riguardanti la diffusione del virus in queste ultime settimane. “In molti Paesi oltre il 40% dei decessi correlati a Covid-19 è collegato a strutture di assistenza a lungo termine e fino all’80% in alcuni Paesi ad alto reddito”.

Per affrontare questo aspetto dell’emergenza sanitaria, l’Oms ha quindi pubblicato un documento programmatico sulla prevenzione e la gestione di Covid-19 nelle strutture di assistenza a lungo termine.

Nel documento si elencano “le azioni chiave che devono essere prese dai responsabili politici e dalle autorità nazionali e locali per proteggere le persone anziane che vanno dall’integrazione dell’assistenza a lungo termine, alla mobilitazione di finanziamenti adeguati, a misure di prevenzione e controllo delle infezioni, al sostegno alle famiglie e ai volontari”.

Il Covid-19 in Italia: si abbassa l’età media dei contagiati ma niente malattia

Non sono certo i numeri che avevamo nel pieno dell’emergenza coronavirus, ma il virus continua a circolare, questo è innegabile. Il dato relativo ai nuovi casi registrati giornalmente è di 10 volte inferiore a quello che veniva registrato tra marzo e aprile, ma non è tanto questo ad indicare che il coronavirus non rappresenta più la minaccia che era fino a qualche mese fa.

Il dato più importante, come evidenziato in più occasioni da media locali e nazionali, è che il virus in Italia non sviluppa quasi mai la malattia, infatti la maggior parte dei casi di cittadini italiani trovati positvi al virus non mostra alcun sintomo della malattia. Si tratta insomma di persone perfettamente sane ma che risultano positive al tampone.

Buona parte dei casi di coronavirus sono invece importati con l’immigrazione, ed in misura nettamente inferiore, con il turismo. I casi che provengono dall’estero, dove la malattia ha avuto un decorso diverso, si presentano invece con maggior frequenza con chiari sintomi.

Complessivamente, tra casi importati e non, negli ultimi 30 giorni “viaggiamo intorno ai 200-300 casi giornalieri di positivi, un dato stabile nonostante piccole variazioni giornaliere” spiega il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), Silvio Brusaferro, nel corso della presentazione del Rapporto OsMed sull’uso dei farmaci durante la pandemia Covid-19 che è stato presentato ieri dall’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco).

La trasmissione del virus “sebbene sotto controllo continua a persistere in tutte le aree del Paese” spiega Brusaferro, che poi fa riferimento ai focolai “presenti in modo diffuso un po’ nelle varie regioni”.

La diffusione del virus “è sotto controllo” quindi, ed è lo stesso Brusaferro a dichiararlo. Quanto agli asintomatici, attualmente “sono la categoria prevalentemente presente in tutte le fasce di età”. Stando ai dati rilevati nei giorni dal 6 al 19 luglio “il 44% dei nuovi casi di coronavirus SARS-Cov-2 in Italia è stato individuato attraverso attività di screening e il 30% dei positivi individuati è asintomatico“.

Cambia anche l’età media dei positivi, che si abbassa. “Inizialmente l’epidemia colpiva sopra i 60 anni, oggi ci troviamo con età media intorno ai 40 anni” con la differenza che gli Italiani trovati positivi ora sono molto spesso asintomatici.

L’indice di trasmissione Rt non è più attendibile

Il presidente dell’ISS, Silvio Brusaferro, ha spiegato che “ci troviamo in una situazione controllata ma con alcune regioni in cui Rt sfiora o supera 1: questo è anche dovuto al fatto che l’aumento, anche piccolo, in regioni a bassa numerosità di nuovi casi, porta a un forte aumento di questo parametro molto sensibile“.

D’altra parte i calcoli statistici si fanno su grandi numeri, se i numeri sono così bassi come quelli registrati in Italia da settimane a questa parte, i parametri usati fino ad ora come l’indice Rt sono, oltre che inutili, anche inefficaci ad indicare correttamente l’andamento del contagio.

Tra gli effetti della pandemia, calo del gioco d’azzardo e del tabagismo

Il professor Brusaferro ha poi spiegato che per quel che riguarda il tasso di mortalità del coronavirus in Italia “a marzo c’è stato un eccesso molto significativo, soprattutto dai 65 anni in su, nelle regioni ad alta circolazione, ma risulta riassorbito completamente a maggio”.

Intanto una parte degli Italiani ha deciso di rivedere, o si è trovato costretto a farlo, alcune cattive abitudini, come il fumo o il gioco d’azzardo. Brusaferro ha infatti osservato che la pandemia di Coronavirus “ha impattato sulle abitudini degli Italiani aumentando in modo esponenziale, dal 3 al 18 per cento, il numero di percorsi avviati per smettere di fumare”.

In compenso sono aumentati i consumatori di sigarette elettroniche e in generale è aumentato il numero di sigarette fumate su base giornaliera dalle donne.

Effetti anche sul gioco d’azzardo, che secondo quanto affermato da Brusaferro “è crollato quello delle sale scommesse mentre è cresciuto quello online, anche tra i giovani” il che con ogni probabilità è legato al fatto che le sale scommesse sono rimaste chiuse per tutta la durata del lockdown, e che tuttora possono essere frequentate a patto di indossare la mascherina. Meglio giocare da casa dove una boccata d’ossigeno non te la nega nessuno.

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