È stato segnato un nuovo record negli Usa nella giornata di ieri, quando i dati mostravano che nelle 24 ore precedenti il numero dei nuovi casi di coronavirus accertati era di oltre 60 mila unità. Per la precisione ieri si parlava di 60.209 nuovi casi nelle 24 ore precedenti, che portavano il totale a quasi 3 milioni di contagiati, mentre il numero delle vittime supera quota 130 mila.

Per il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, i numeri citati non rappresentano tuttavia un ostacolo per la riapertura delle scuole, che in ogni caso avverrà nei tempi prestabiliti, indipendentemente dall’andamento del contagio.

Il tycoon ha convocato alla Casa Bianca funzionari dell’Istruzione di tutto il Paese e nel corso del meeting ha dichiarato: “faremo pressione sui governatori e su tutti gli altri perché le scuole vengano riaperte”. Il presidente ha quindi minimizzato i rischi per la salute connessi alla pandemia di coronavirus in una fase sicuramente critica per gli USA almeno dal punto di vista del numero dei contagi.

Le scuole insomma riapriranno “è quello che vogliono tutti” ha dichiarato Trump “lo vogliono le mamme, lo vogliono i papà e lo vogliono i ragazzi”. Il presidente ha poi definito “ridicolo” il fatto che atenei come Harvard abbiano optato per corsi virtuali.

Trump e Fauci su posizioni contrapposte

Non sono della stessa opinione il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e l’esperto di fama internazionale Anthony Fauci, sul reale rischio per la popolazione rappresentato dal coronavirus.

“Nel nostro Paese siamo in un buon posto, non sono d’accordo con lui” ha dichiarato il tycoon riferendosi alla posizione allarmista di Fauci. Una posizione, quella assunta da Trump, che egli spiega in modo molto semplice, ricordando quanto gli stessi esperti siano confusi in merito a quale sia l’approccio corretto nell’ambito della diffusione del coronavirus.

“Il dottor Fauci aveva detto non indossate le mascherine e ora dice di indossarle” ricorda Trump, come peraltro accaduto anche in Italia, dove ora le mascherine sono obbligatorie nei luoghi chiusi. E ancora Fauci “aveva detto di non chiudere alla Cina mentre io l’ho fatto ugualmente. Non ho ascoltato i miei esperti e ho vietato l’ingresso alla Cina. Se non l’avessi fatto oggi staremmo peggio. E invece abbiamo fatto un buon lavoro”.

La situazione negli USA, cosa dicono i numeri

Non si può certo dire che il professor Fauci si preoccupi della possibilità di apparire troppo allarmista, visto che dipinge un quadro degli USA che fa pensare ad uno scenario quasi apocalittico per via dei dati relativi alla diffusione del contagio da coronavirus.

Dati che comunque sono sotto gli occhi di tutti e sono di facile lettura. Troviamo una tabella costantemente aggiornata sul sito Worldometers.info, nella quale sono riportati i casi totali, i nuovi casi, i decessi giornalieri, il totale dei ricoverati, i casi attualmente positivi, quanti di questi sono critici, il numero di casi registrati per milione di abitanti, il numero dei morti per milione di abitanti, il totale dei test fatti, i test per milione di abitanti e infine la popolazione totale del Paese, per ogni Paese del mondo.

D’altra parte i numeri hanno senso finché restano collocati nel loro contesto, se vengono estrapolati finiscono per suggerire messaggi fuorvianti. In estrema sintesi la situazione degli USA, se guardiamo i numeri della giornata di ieri, indica 61.848 nuovi casi e 890 decessi su una popolazione di 331 milioni di abitanti.

Il dato dei casi e dei decessi deve necessariamente essere rapportato al totale della popolazione, altrimenti è privo di significato. Negli USA risultano 9.542 casi di coronavirus per milione di abitanti, in Cile sono circa 15 mila per milione di abitanti, nel Kuwait circa 12 mila, in Brasile 8 mila, in Svezia (dove non c’è stato alcun lockdown) sono 7 mila, in Spagna 6 mila.

Quanto al numero dei decessi per milione di abitanti, che è chiaramente il dato più importante, rileviamo che in cima alla classifica c’è il Belgio con 843 decessi per milione di abitanti (in realtà ci sarebbe la Repubblica di San Marino, ma il ridotto numero di abitanti inficia la validità del dato dal punto di vista statistico).

Al secondo posto troviamo il Regno Unito (656 morti per milione di abitanti), poi la Spagna (607) e quindi l’Italia (577). Seguono la Svezia (543) la Francia (459) e finalmente troviamo gli USA (407).

D’altra parte se diamo uno sguardo ai numeri registrati in Italia, quando nel pieno della pandemia tra marzo e aprile si contavano tra i 500 e i 600 decessi al giorno a fronte di 60 milioni di abitanti, circa 130 mila casi registrati e mediamente 3 o 4 mila nuovi casi giornalieri, il numero dei decessi registrati quotidianamente in questi giorni negli USA mostra una situazione che merita sicuramente attenzione, ma che appare comunque in linea con quanto visto nei mesi scorsi in Italia e in Europa.

Fauci: “il virus resta forte, negli Usa è fuori controllo”

I dati fin qui illustrati indicano la misura in cui la pandemia sta colpendo gli Stati Uniti, fornendo come punto di riferimento quanto sta accadendo o è già accaduto in altri Paesi. Una situazione che negli USA merita senza dubbio un approccio attento, basato su valutazioni accurate, auspicabilmente determinate dal confronto all’insegna della massima pluralità.

Quanto alla posizione presa da Anthony Fauci, indica prospettive catastrofiche. “La pandemia globale è ancora all’inizio” ha dichiarato il professore, aggiungendo che il virus “è sempre forte” e non ce ne sbarazzeremo facilmente, non prima di aver raggiunto un vaccino, il che dovrebbe avvenire, a suo dire “probabilmente tra fine 2020 e inizio 2021”.

Nelle ultime settimane però, stando a quanto riportato da Il Corriere, il virologo messo a capo della task force anti-Covid-19 negli USA era stato messo un po’ da parte dal presidente Donald Trump. Questione poi commentata dallo stesso Fauci, che a tal proposito ha osservato che il presidente Trump “forse ha capito che non era una buona idea”.

Quali sono dunque le previsioni del dottor Fauci riguardo allo sviluppo della pandemia nei prossimi mesi a livello mondiale? “A meno che tutti i diversi Paesi non adottino misure di contenimento, dobbiamo aspettarci una diffusione di contagio ancora più vasta” ha spiegato Fauci, aggiungendo poi che “negli Stati Uniti abbiamo un problema, perché la nostra epidemia non è sotto controllo. Stiamo osservando grandi focolai in Brasile, in Sud Africa e ora in Asia. In definitiva siamo soltanto all’inizio della pandemia globale che, molto probabilmente, peggiorerà ulteriormente, prima di migliorare”.

Eppure il virus, se osserviamo il rapporto tra numero di contagi e numeri di decessi, pur ammettendo che tutti i decessi annoverati tra quelli con il coronavirus siano effettivamente morti a causa del coronavirus, appare chiaramente molto meno letale di quanto non fosse tra marzo e aprile.

Fauci però su questo preferisce non sbilanciarsi. “Non sono in grado di dare una risposta precisa. E credo non ce l’abbia nessuno” leggiamo su Il Corriere che riporta le sue parole “probabilmente stiamo curando in modo più efficace i pazienti, anche con terapie che non avevamo prima. In questa fase il nostro sistema sanitario non è più travolto, come è successo nel Nord Italia proprio all’inizio dell’epidemia. E, infine, negli Stati Uniti vediamo che ci sono più giovani tra i contagiati rispetto a quanto accadeva un paio di mesi fa”.

In Italia però, viene fatto notare al dottor Fauci, vi è un acceso dibattito tra gli scienziati, alcuni dei quali sostengono che il virus si sia indebolito, adducendo ad evidenza di ciò la bassa carica virale nei tamponi eseguiti da oltre un mese a questa parte.

Per Fauci però “non c’è proprio alcuna prova che il virus stia diventando più debole. Questo è certo. Immagino che sia solo un auspicio sostenere il contrario. Il coronavirus è destinato a restare con noi per un tempo considerevole, fino a quando non avremo adottato misure molto buone di contenimento e non avremo messo a punto il vaccino”.

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