Una situazione molto tesa, quella che si è venuta a creare a Mondragone, un paese della Campania che si trova in provincia di Caserta, dove negli ultimi giorni sono stati registrati 43 casi di coronavirus. Si tratta di persone che appartengono quasi tutte alla comunità bulgara di Mondragone, che un’ordinanza ha provveduto a mettere subito in quarantena.
Sono tutti asintomatici quindi restano, o almeno dovrebbero restare, sigillati in casa invece che in strutture di cura, visto che appunto non hanno alcun sintomo. In questo caso specifico, il domicilio dei soggetti positivi, e dei relativi familiari, è il complesso residenziale ex Cirio.
Nel corso della mattinata di ieri, i cittadini di origine bulgara avevano protestato manifestando la necessità di ricevere cibo e di poter uscire a lavorare nei campi come braccianti per guadagnarsi da vivere. Richieste che, specie alla luce del fatto che secondo l’Oms è “estremamente raro” che un paziente asintomatico possa contagiare altri soggetti, non sembrano così inammissibili.
Eppure la reazione dei residenti è stata all’insegna della più becera intolleranza, con una sorta di conflitto che è andato a sfociare nelle strade in episodi di tensione e violenza.
A nulla è servito l’appello del vescovo di Sessa Aurunca, il monsignor Piazza, che aveva chiesto di evitare ogni forma di xenofobia. Se i cittadini di origini bulgare avevano protestato nella mattinata, nel pomeriggio arriva prontamente la replica dei residenti di origini italiane, che chiedono il rispetto delle prescrizioni.
La situazione sembra sul punto di degenerare, con alcune provocazioni da una parte e dall’altra. I Bulgari in quarantena affacciati ai balconi contro gli Italiani in strada, poi iniziano a volare fuori da un palazzo delle sedie di legno, e qualcuno risponde in strada sfondando il vetro di un furgoncino. La targa di un’auto in sosta viene staccata e sbandierata come un trofeo e nel mentre si ode il grido: “Mondragone siamo noi”.
43 positivi al coronavirus su 727 tamponi effettuati
Il focolaio di Mondragone è pressoché totalmente circoscritto per ora ai 43 casi positivi asintomatici accertati tra i residenti che abitano nel complesso residenziale dell’ex Ciro, vale a dire la comunità di origine bulgara di braccianti agricoli. Il totale dei tamponi effettuati tra il 18 ed il 25 giugno è di 727, fanno sapere dall’unità di crisi della Regione Campania.
Mondragone è diventato così zona rossa, il che significa che non si può entrare o uscire dalla città, tant’è che agli snodi principali sono state piazzate delle barriere di cemento per impedire il passaggio delle auto, senza contare naturalmente i capillari controlli degli accessi da parte delle forze dell’ordine.
Il presidente della Regione, Vincenzo De Luca (Pd), ha illustrato così la situazione attuale: “questa mattina ho avuto un colloquio con la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese in relazione alla zona rossa istituita negli ex palazzi Cirio di Mondragone. Ho chiesto l’invio urgente di un centinaio di uomini delle forze dell’ordine per garantire il controllo rigoroso del territorio. La ministra ha annunciato l’arrivo di un contingente dell’Esercito“.
Così si tenta di contenere il malcontento di una comunità di persone sane, che non chiedono altro se non di poter tornare a lavorare per provvedere alle proprie famiglie. Persone che si trovano in un Paese straniero, e che stanno affrontando in queste ore delle difficoltà non indifferenti dovute alle imposizioni relative al rischio contagio.
I residenti italiani parlano di una situazione difficile da sopportare per via di vari episodi dai quali si evince un basso grado di civilità dei cittadini di origini bulgare, che ben prima dell’emergenza coronavirus avrebbero fatto drasticamente peggiorare la qualità della vita a Mondragone. Gli episodi di questi giorni potrebbero quindi considerarsi forse la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Il caso di Mondragone, un assist per Salvini
Non potevano che giungere prontamente i commenti del leader della Lega, Matteo Salvini, che a proposito dei disordini che stanno interessando la zona rossa di Mondragone, ed in particolare i residenti dei cinque palazzoni divenuti off limits a partire da lunedì 22 giugno, ha attaccato il governatore della Campania, Vincenzo De Luca
“Il caso di Mondragone si aggrava: decine di positivi, quattro contagiati hanno fatto perdere le proprie tracce, cresce la tensione tra gli Italiani e la comunità bulgara e addirittura le tv nazionali seguono il caso” osserva il leader leghista “De Luca, così pronto a insultare la Lega, tace. Amici napoletani mi segnalano una bella espressione: ‘Nu Piatt Vacant’ (vale a dire un piatto vuoto, ndr). Tante scene, a partire dalle sparate sul lanciafiamme, ma alla prova dei fatti il piatto è vuoto. Da De Luca tante parole ma zero fatti” conclude Salvini.
Arriva quindi la replica del Governatore, che ricorda: “su Mondragone come sempre abbiamo reagito in tempi immediati, appena abbiamo avuto notizia del contagio di una donna di nazionalità bulgara, abbiamo messo in quarantena le palazzine e mobilitato le forze dell’ordine perché ci fosse un controllo rigoroso”.
E fino al 30 giugno l’ordinanza emessa dalla Regione continuerà a restare in vigore. Inoltre è stato lo stesso De Luca ad annunciare che nelle prossime settimane verranno effettuati ulteriori controlli “a tappeto sugli stagionali che vanno a lavorare nelle campagne soprattutto nei mesi di luglio e agosto. Stiamo facendo un lavoro rigoroso e impegnativo per isolare i contagi che sono arrivati dalla Bulgaria o da altre parti del mondo”.
Su Repubblica leggiamo che nel frattempo stanno andando avanti, seppur a rilento, le operazioni di trasferimento di tutte le persone risultate positive “peraltro tutte asintomatiche, al Covid Hospital di Maddaloni, dove sono diciannove quelli attualmente ricoverati; ieri sono stati trasferiti sei contagiati, ne mancano all’appello altri tredici, cui si aggiungono i nuovi positivi” leggiamo sul noto quotidiano.
Alcuni dei positivi però sono sfuggiti alla ‘deportazione’ ed ora risulta impossibile rintracciarli. Si tratta soprattutto di cittadini della comunità bulgara, che pare si siano dati alla fuga anche per non rischiare di perdere il lavoro, si tratta infatti in molti casi di braccianti agricoli, già vittime dello sfruttamento dei caporali anch’essi di origini bulgare.
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