Il cambio di direzione del Movimento 5 Stelle si nota fin dall’inizio, quando all’incontro tra forze di maggioranza invece del reggente Vito Crimi si sono presentati i dialoganti Giuseppe Brescia e Vittoria Baldino. La posizione di Crimi rispetto al problema dell’immigrazione si presenta poco conciliabile con quella voluta dal Pd, e se quando l’esecutivo era giallo-verde poteva andare bene, adesso va cambiata.
Un Movimento 5 Stelle che per l’ennesima volta dimostra di non possedere un briciolo di identità, perfettamente adattabile alle esigenze del caso, ora sposando la linea contro l’immigrazione della Lega, ora quella buonista del Partito Democratico.
Il dibattito sulla questione dell’immigrazione è durato un paio d’ore, ed ha avuto come base di partenza il testo “di mediazione” che è stato presentato nella scorsa riunione del Viminale, con il quale si mira ad introdurre alcune novità che cambiano radicalmente l’aspetto dei decreti Sicurezza.
Niente più multe alle Ong, ma solo l’obbligo per queste di coordinarsi con il proprio Paese di appartenenza; i permessi speciali dovranno essere estesi, anche se non verrà reintrodotta la protezione umanitaria cassata da Salvini. Tali permessi saranno riservati a coloro che dimostrano di avere gravi problemi psichiatrici, malattie oppure rischia di subire nel proprio Paese di provenienza “trattamenti inumani e degradanti”.
I tempi di intrattenimento nei Cpr dovranno essere ridotti dagli attuali 180 a 90. Si prospetta anche l’iscrizione all’anagrafe comunale per i richiedenti asilo, l’allargamento dell’ospitalità nel sistema Siproimi anche a soggetti vulnerabili, tra i quali figurano anche i genitori di figli minori.
L’insieme di proposte è stato integrato poi dagli interventi di esponenti del Pd, come Mauri e Carmelo Miceli, che hanno chiesto il ritorno al sistema degli Spar e la promozione dei permessi per lavoro. Loredana De Petris e Federico Fornaro di Liberi e Uguali hanno invece chiesto una revisione del sistema dei soccorsi in mare, attraverso la quale si riconosca il lavoro svolto dalle Ong in ambito umanitario, prendendo quindi le distanze dalle posizioni del Governo giallo-verde.
Arrivano proposte anche da Italia Viva, con Davide Faraone che espone un articolati in 15 punti con il quale si tenta di introdurre anche lo ‘ius culturae’. Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha quindi messo in moto la macchina del dicastero per produrre un nuovo testo da presentare martedì prossimo, ma senza calcare troppo la mano, in modo da non ridurre le probabilità che si giunga alla sua approvazione.
Il Movimento 5 Stelle chiede una revisione “circoscritta e mirata”
Il Movimento 5 Stelle ha ammorbidito notevolmente la propria posizione iniziale, presupposto indispensabile anche solo per ipotizzare una revisione dei decreti Sicurezza approvati dal primo governo Conte, ma quanto alle modifiche da apportare, non è detto che le proposte pervenute dalle forze di centrosinistra che compongono la maggioranza verranno tutte accolte.
Si parte, almeno secondo i 5 Stelle, dalla posizione espressa dal presidente della Repubblica. Sarà questo il “punto di partenza” ma poi i grillini tengono a precisare che la revisione dei decreti Sicurezza sarà “circoscritta e mirata”, nonché priva di “propaganda e con obiettivi concreti: protezione per chi ne ha davvero bisogno e seria lotta ai trafficanti di esseri umani”.
Inoltre per la revisione dei decreti Sicurezza non si potrà procedere ora, ma si dovrà attendere almeno il mese di settembre. Cosa che peraltro appare perfettamente sensata se si considera che in questo momento il Paese si trova alle prese con la peggiore crisi economica degli ultimi 70 anni, ma che evidentemente per Pd-LeU-Iv le priorità sono altre.
“Ci sono già diversi decreti legge in conversione ed altri ne sono stati annunciati” ricordano dal Movimento 5 Stelle, ma Mauri (Pd) trova che la questione dei decreti sicurezza sia quanto mai urgente e fa pressioni per chiudere “nel più breve tempo possibile”.
“Siamo vicini alla cancellazione di una pagina molto triste per il nostro Paese ed è questo che chiediamo a tutte le forze di maggioranza, di andare avanti senza tentennamenti” chiede il deputato dem, dimentico forse del fatto che si è appena aperta la pagina più triste per il nostro Paese in seguito all’emergenza coronavirus, e che è per chiudere questa pagina che gli sforzi dell’esecutivo dovrebbero convergere, senza dirottamenti o distrazioni di sorta.
Sbarchi in aumento
La bella stagione è arrivata, e con essa si è intensificato come ogni anno il flusso migratorio che porta decine di migliaia di migranti sulle coste del sud Italia. A partire da metà anno gli sbarchi di immigrati sono stati 6.184, secondo quanto riportato da TgCom24, cioè quasi il triplo di quelli registrati nello stesso periodo dell’anno scorso.
Nei giorni scorsi sono stati recuperati e portati in Siciali i migranti imbarcati sulla Sea Watch e sulla Mare Jonio. Ci sono poi quelli imbarcati sulla Ocean Viking di Sos Mediterranee, la più grande tra le navi delle Ong, già salpata da Marsiglia verso le acque libiche, dove provvederà ad imbarcare i migranti da portare in Italia.
E se la questione dei migranti era difficile da gestire prima della pandemia, ora le cose si sono ulteriormente complicate. Si è aperta infatti la polemica per le differenze di trattamento tra la nave italiana che ha potuto sbarcare i suoi 67 passeggeri a Pozzallo, e la nave tedesca Sea Watch, i cui 211 immigrati sono stati trasferiti sul traghetto Moby Zazà per la quarantena.
La Sea Watch peraltro avrebbe ricevuto indicazioni di fare la quarantena al largo di Porto Empedocle, ma evidentemente la gestione del flusso è caotica e disorganizzata persino più del solito. Quanto alla necessità di disporre la quarantena, dalla nave Ong esprimono dissenso: “non comprendiamo perché, visto che ci siamo attenuti a un rigoroso protocollo di prevenzione” protestano.
Il ministro degli Interni, Luciana Lamorgese, intanto auspica un cambio di rotta rispetto alla disorganizzazione che ora appare lampante. Si spera che subentrino prima possibile delle linee guida europee che disciplinino le attività delle Ong, sulla falsariga del Codice di condotta promosso dall’ex ministro Marco Minniti.
L’ideale sarebbe che i Paesi dei quali le varie navi Ong battono bandiera si facessero carico dei migranti soccorsi dalle rispettive navi, in modo tale da indurre un meccanismo di responsabilizzazione indispensabile per una gestione matura dell’emergenza umanitaria che si consuma nelle acque del Mediterraneo ormai da troppi anni.
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