Stando a quanto riportato da IlSole24Ore, procede a passo spedito la smobilitazione manageriale della compagnia che aveva preso in gestione l’acciaieria dell’Ex Ilva di Taranto. Il nuovo segnale di questo fuggi-fuggi arriva con l’annuncio del chief financial officer (direttore finanziario) Sushil Jain che lascia AMInvestco per ricollocarsi in Arcelor Mittal Europe.

Questo nuovo passo rappresenta un chiaro segnale da parte della compagnia, anche perché già da gennaio da Londra arrivavano chiare disposizioni per il ritiro di tutto il management ad eccezione proprio del direttore finanziario, quello che il noto quotidiano finanziario definisce “l’uomo dei conti”. Adesso però anche lui lascia la prima linea, l’ultimo dei dirigenti che erano ancora a Taranto.

La situazione dell’acciaieria pugliese non era certo incoraggiante, ma questo già da tempo, ora però con la crisi economica legata all’emergenza coronavirus lo scenario è persino peggiorato, rendendo l’ex Ilva “una bomba ad orologeria piazzata nei conti del gruppo” e ad oggi rappresenta senza dubbio il peggior investimento di ArcelorMittal.

Trovato l’accordo tra ArcelorMittal e Governo, sindacati e commissari per lo stabilimento di Novi Ligure

L’incontro di lunedì 25, rigorosamente in video-conferenza, ha portato davanti al tavolo i dirigenti di ArcelorMittal, i rappresentanti dei ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico, i rappresentanti sindacali dei lavoratori dello stabilimento ex Ilva di Novi Ligure.

I dirigenti di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil, affiancati dai componenti della rappresentanza sindacale unitaria dello stabilimento ha raggiunto un accordo che prevede il rientro in fabbrica di 323 lavoratori nelle quattro settimane del mese di giugno. In tutto erano stati messi in cassa integrazione, a Novi Ligure, 660 lavoratori, quindi quasi la metà rientrerà nei prossimi giorni, 113 di loro saranno al lavoro già domani.

Ex Ilva di Taranto, prolungata di 5 settimane la cassa integrazione

Il piano industriale per rilanciare lo stabilimento dell’ex Ilva di Taranto non è pronto, ed il risultato, almeno per ora, è che i dirigenti di ArcelorMittal hanno deciso di prolungare di altre 5 settimane la cassa integrazione per i lavoratori dello stabilimento pugliese usando la causale Covid-19.

La proroga della cassa integrazione riguarderà tutti i dipendenti che sono stati messi in cassa integrazione a marzo con l’esplosione in Italia dell’emergenza sanitaria del coronavirus. Significa che 8.173 addetti allo stabilimento resteranno a casa. Di questi 3.262 sono addetti dell’area a caldo, 1.561 dell’area a freddo e 3.350 dell’area servizi. In cassa integrazione ci saranno in tutto 5.626 operai e 1.677 impiegati.

Lucia Morselli, amministratore delegato di ArcelorMittal ha illustrato nel corso dell’incontro tenutosi nella giornata di lunedì, i problemi che sta riscontrando l’azienda in questo momento.

“Tutti i giorni i nostri clienti, automotive, meccanica, costruzioni, ci mandano mail chiedendo di rinviare di mesi la spedizione e non sanno cosa farsene. Non laminiamo, perché si lamina quando si spedisce. L’unica cosa che possiamo fare sono le bramme, che sono pronte per la fase di finitura quando il cliente ci richiederà di spedire e anche di spedire le cose che vorrà”.

Anche il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ha commentato il risultato del meeting virtuale, esprimendo chiaramente il proprio disappunto. “Mi sembra come quelle partite di pallone dove si fa melina per arrivare ai supplementari. In realtà nessuno vuole tirare in porta il pallone finale, quello vincente”.

“Non siamo ovviamente soddisfatti delle cose che abbiamo sentito lunedì” ha sottolineato il sindaco “ma prendiamoci anche noi il tempo di capire cosa stanno trasferendo nelle carte. Siamo abituati a valutare i fatti. Se i fatti sono il richiamo ad un accordo del 4 marzo, che era trapelato, che ufficialmente non abbiamo mai visionato e che era già un accordo ampiamente insoddisfacente per la città, non possiamo certo essere entusiasti di quest’annuncio di ArcelorMittal che intende restare”.

Il sindaco Melucci ha poi aggiunto: “credo che sia soltanto tattica al momento. Credo che ci sia anche il bisogno del Governo di preservare, per quanto possibile, gli asset di questa transizione, però io non posso che ribadire a tutti gli interlocutori che le priorità della città oggi sono altre”.

La città, i suoi residenti, non hanno bisogno solo di lavorare, ma c’è in ballo un grave problema per la salute pubblica. Il sindaco di Taranto ha infatti toccato anche questo tasto, affermando: “se continuo a sentire numeri massimi sulla produzione e sull’occupazione e non sento che c’è in agenda quello che chiede la città, cioè il danno sanitario, il fermo dell’area a caldo, l’arretramento dello stabilimento, tutta una serie di questioni che ormai da tempo abbiamo sollevato, resto ovviamente molto cauto, molto guardingo”.

“E aspetto che ci coinvolgano e ci convochino all’interno di una cornice ufficiale che è quella dell’accordo di programma. Degli 11 mila lavoratori abbiamo grande rispetto e siamo solidali. Ma non sono tutti cittadini residenti a Taranto. Stiamo parlando probabilmente di un terzo di tarantini. Poi manca anche un mondo di associazionismo, un mondo datoriale che in questo momento è stato usato da bancomat da ArcelorMittal”.

“Prima quindi di parlare di sistema Paese, di rappresentatività, dobbiamo avere le idee chiare di cosa è quello stabilimento sul territorio” conclude il sindaco. Intanto, per saperne di più si attende la riunione di domani, con i sindacati che sono stati convocati nuovamente per tentare di trovare una intesa con la compagnia.

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