Spostamenti limitati per chi non scaricherà la app Immuni. Sembra sia questa l’ipotesi sul tavolo per incentivare i “liberi” cittadini a scaricare volontariamente la app per il tracciamento nella cosiddetta Fase 2 dell’emergenza coronavirus.
Per quanti non ne fossero al corrente, la app Immuni serve per tracciare i contagi da coronavirus, il che non significa che monitora gli spostamenti attraverso geolocalizzazione, almeno per ora, ma si limita a tracciare le connessioni bluetooth dei dispositivi mobili, lasciando che il proprietario del dispositivo tracciato resti anonimo.
Come già anticipato nei giorni scorsi l’uso della app, anche per via delle direttive europee, non potrà essere obbligatorio, ma l’adesione dovrà avvenire su base volontaria. Tuttavia, stando a quanto riportato oggi da Il Corriere della Sera, il Governo sta valutando di introdurre delle limitazioni agli spostamenti per coloro che decidono di non scaricare la app.
D’altra parte è già stato chiarito che per poter funzionare efficacemente, e permettere a chi di dovere di tener traccia della situazione dei contagi, la app deve essere utilizzata almeno dal 60% delle persone. Da cui l’esigenza, qualora i volontari non siano in numero sufficiente, di ricorrere a questo “incentivo”.
La app Immuni richiama l’attenzione del Copasir
La app Immuni intanto è finita sotto la lente del Copasir (Comitato per la Sicurezza Nazionale) che l’ha definita materia di “sicurezza nazionale”, motivo per cui il comitato, stando a quanto annunciato il presidente Raffaele Volpi, sta per convocare in audizione il commissario straordinario Domenico Arcuri.
Il Copasir intende acquisire maggior informazioni riguardanti la “architettura societaria” dell’azienda titolare del progetto, e sulle “forme scelte” per l’affidamento e “la conseguente gestione dell’applicazione”.
La app è stata sviluppata dalla Bending Spoons di Milano, ed è stata selezionata a seguito della valutazione fatta dal Gruppo di lavoro nominato dalla ministra per l’Innovazione, Paola Pisano, su oltre 300 proposte sul ‘contact tracing’.
Arcuri ha già fatto sapere che la società ha “manifestato la volontà” di concedere al Commissario e alla Presidenza del Consiglio “in licenza d’uso aperta, gratuita e perpetua” il codice sorgente e tutte le componenti applicative del sistema.
D’altra parte l’importanza di mettere in chiaro il codice per esigenze di trasparenza era stata già sottolineata dagli esperti nei giorni scorsi. E ora leggiamo sull’Huffington Post che “i componenti del Copasir Antonio Zennaro (M5s) ed Enrico Borghi (Pd), avevano chiesto che il Comitato si occupasse della app.
Nello specifico il Copasir dovrebbe valutare l’aspetto relativo al “profilo del suo impatto sul sistema complessivo delle libertà, delle garanzie e della certezza che non vi possano essere soggetti ostili all’interesse nazionale nello sviluppo dell’applicazione”.
Anche altri Paesi dell’Ue hanno al vaglio soluzioni simili, lo sviluppo delle quali però viene affrontato con estrema prudenza, come ricordato da Zennaro e Borghi, che sottolineano l’esigenza di adeguate rassicurazioni anche sul piano normativo, perché bisogna avere la certezza che i dati sensibili assimilati dalla app non finiscano in mani altrui.
La riunione del Copasir si terrà mercoledì, e in quella occasione potrebbe essere chiamato lo stesso Arcuri in audizione per fare un approfondimento sul tema della app. Il Commissario infatti ha già dato la sua disponibilità a condividere le informazioni in suo possesso.
Un approfondimento che riguarderà in primis la forma societaria della Bending Spoons, che ha una sede anche in Danimarca, per un totale di 48 soci. Tra i soci figurano anche, con una piccola quota, Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi, figli dell’ex presidente del Consiglio e leader di Forza Italia.
Si tenterà di far luce anche sulle modalità in cui il Gruppo di Lavoro dell’Innovazione ha valutato il progetto della app Immuni, e su come verranno gestiti i dati eventualmente immagazzinati. Sul tema è stata anche annunciata una interrogazione di Fratelli d’Italia, con Federico Mollicone che avverte: “non sono state rese note le valutazioni della ‘task force dati’, sull’efficacia della soluzione tecnologica adottata, le sue effettive finalità, sulla sicurezza dei dati che verranno stoccati in un unico cloud ministeriale”.
Il Copasir in queste ore però è impegnato anche su altri fronti. Sull’Huffingotn Post leggiamo anche che il Comitato “continua ad approfondire i rischi – aumentati dalla crisi Covid-19 – di scalate ostili alle aziende strategiche del Paese. In particolare si punta a verificare se ci sono ‘azioni internazionali’ per il controllo di Borsa Italiana e quanto le banche italiane siano vulnerabili all’aggressione di ‘attori interessati agli asset nazionali’.
A tale scopo il Copasir prevede una serie di audizioni che riguarderanno diversi istituti di credito, tra i quali Unicredit, Mediobanca, Deutsche Bank, e la stessa Bankitalia.
Quali saranno le limitazioni alla mobilità per chi non scarica la app?
Su Il Corriere della Sera leggiamo che “il tema è delicato perché incrocia la tutela della privacy e l’efficacia dei controlli decisivi per la Fase 2, cioè per la riapertura del Paese“. Lo scopo della app infatti sarebbe quello di tenere sotto controllo la situazione sotto l’aspetto dei contagi, per ridurre il rischio di una possibile seconda ondata.
Se non viene utilizzata almeno dal 60% della popolazione, la app risulterebbe inefficace. I contatti mappati, teoricamente nel rispetto della privacy delle singole persone attraverso un sistema di anonimizzazione dei dati personali, rischiano di non essere sufficienti a raggiungere lo scopo, se l’adesione è troppo bassa.
Si è pensato quindi, visto che l’obbligatorietà entrerebbe in contrasto con i principi costituzionali, di incentivarne l’utilizzo attraverso un altro sistema. L’ipotesi è appunto quella di imporre delle limitazioni agli spostamenti di chi non scarica la app, e per gli anziani, che sono notoriamente poco avvezzi all’uso di moderne tecnologie, si è pensato ad un braccialetto.
Lo scenario orwelliano appena descritto non è frutto della fantasia, ma di ipotesi che sono al vaglio in queste ore. Resta da capire quali saranno le limitazioni previste per chi esercita il diritto di non scaricare la app, sulle quali ancora non sono trapelati dettagli. Si esclude in ogni caso che si tratti di confinamento domiciliare, “non sarebbe possibile” leggiamo su Affaritaliani.
Nella Fase 2 gli spostamenti saranno consentiti progressivamente, e stando a quanto emerso fino ad oggi, parte delle misure che resteranno in vigore dipenderà da quanto si potrà fare affidamento proprio sulla app Immuni.
Nei prossimi giorni la proposta, che al momento è ancora in fase di perfezionamento, potrebbe essere formalizzata dal Comitato tecnico scientifico in accordo con il Commissario Arcuri, e con la task force guidata da Vittorio Colao, ma ovviamente sarà il Governo alla fine a prendere la decisione.
Gli 8 paletti fissati dall’Europa per le App di tracciamento
La App Immuni riguarderà l’Italia, ma negli altri Paesi dell’Ue si stanno studiando, o si sono già prese, misure simili, che prevedono l’utilizzo di app per il tracciamento dei contagi attraverso cui limitare il rischio di esplosione di nuovi focolai nel corso della Fase 2.
Ed è quindi la stessa Europa a fissare alcuni paletti che riguardano i diversi metodi di “contact tracing”. D’altra parte l’idea di risolvere il problema del contagio in un Paese lasciando gli altri Stati esposti al rischio di un ritorno del coronavirus su vasta scala non è esattamente la miglior prospettiva.
Ed ecco quindi che l’Ue ha tracciato delle linee guida, stilando delle regole ben precise che riguardano le app di contact tracing, affinché i dati raccolti attraverso questo sistema siano attendibili, uniformi e interscambiabili a livello europeo prima di tutto.
Bisogna infatti considerare che in seguito alla stipula del Trattato di Maastricht, i cittadini europei sono liberi di muoversi entro i confini dell’Ue senza limitazioni, salvo restrizioni imposte dai vari Stati in casi eccezionali, come ad esempio l’emergenza sanitaria in corso, dovuta alla pandemia di Coronavirus.
Ed ecco quindi le 8 regole che l’Europa ha imposto per uniformare le app di contact tracing che i vari Paesi adotteranno.
- Rispetto della Privacy
- I dati devono essere anonimizzati
- Installazione della app su base volontaria
- La app non deve essere sviluppata insieme al Governo
- Tecnologie meno invadenti: sì Bluetooth, no GPS
- Garanzia di interoperabilità con app degli altri Paesi Ue
- La app deve essere sviluppata seguendo i migliori standard epidemiologici
- La app deve essere sicura ed efficace
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