I dati relativi all’andamento della pandemia in Italia che arrivano in questi ultimi giorni indicano finalmente un miglioramento, con una flessione della curva del contagio. E questo non può che far pensare all’approssimarsi dell’avvio della cosiddetta Fase 2, anche se ancora non sappiamo quando partirà, né in che modo verrà strutturata.
Ora che l’indice di contagio è sceso a 1, secondo quanto reso noto nella giornata di ieri, si pensa alla riapertura, ma questa deve essere orientata verso la “massima cautela”. La Fase 2 potrebbe essere infatti divisa a sua volta in due sotto-fasi, nella prima delle quali si procederebbe con il riavvio delle attività produttive, mentre nella seconda si ricomincerebbe con gli spostamenti e l’apertura degli uffici.
Intanto il Governo ha provveduto ad emanare il Decreto Liquidità, con il quale si garantisce una linea di credito per le imprese, ma soprattutto si continua a dibattere nelle sedi europee sull’uso del Mes per sostenere le economie dei Paesi maggiormente colpiti dall’emergenza coronavirus.
La Fase 2 sarà divisa in sotto-fasi
Sarà una riapertura graduale, quella che dovremo aspettarci quando verrà avviata la Fase 2. Le misure di contenimento del contagio, almeno fino a nuovo ordine, resteranno valide fino al 13 aprile compreso, e intanto i risultati si iniziano a toccare con mano.
Stando ai dati diffusi dal Dipartimento della Protezione Civile, il numero di persone in terapia intensiva è sceso da 3.898 a 3.792, il che significa che in questi reparti si sono liberati oltre 100 posti letto su base nazionale. Anche i ricoverati con sintomi sono diminuiti rispetto a ieri, infatti ora sono 28.718 contro i 28.976 di ieri, (-258).
Si pensa quindi alla riapertura del Paese, ed è proprio in quest’ottica che si è svolto l’incontro tra il premier Giuseppe Conte e il Comitato tecnico-scientifico. Quest’ultimo avrebbe caldeggiato l’adozione di una “linea di grande prudenza”.
Nel corso della riunione è stato confermato che la curva del contagio “ha un andamento positivo” ma anche che “basta poco perché risalga”. Ed è proprio per questo che appare fondamentale adottare una linea di massima prudenza.
“Non bisogna abbassare la guardia” sottolinea il Comitato tecnico scientifico, perciò la Fase 2, quella di convivenza col virus, sarà divisa in 2 step. Il primo prevedrà la riapertura delle attività produttive, mentre il secondo la rimodulazione delle misure restrittive riguardanti gli spostamenti individuali. Niente date però, almeno per ora.
Il ministro della Salute conferma indice di contagio sotto l’1
A confermare il raggiungimento dei tanto attesi risultati in fatto di contenimento del contagio, anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha parlato di un indice di contagio sotto l’1. “In questo momento l’indice di contagio R con zero è leggermente sotto il dato 1 ed è un risultato straordinario se pensiamo che eravamo a 3 o 4” ha fatto sapere il ministro.
È poi tornato sull’argomento nel corso della trasmissione “Di Martedì” in onda su La7, dove ha chiarito “un soggetto positivo infettava fino a 3-4 persone, fino a qualche settimana fa” e nonostante ciò “non dobbiamo abbassare la guardia” ha ribadito Speranza.
Sempre il ministro ha ricordato che fino a poco fa “la curva cresceva in modo drammatico. Oggi, essere leggermente sotto il dato per l’indice di trasmissione R con zero, ci dice che le misure hanno funzionato e possiamo iniziare a programmare il futuro, ma sempre con i piedi per terra e rispettando le regole perché basta pochissimo per rovinare tutto il lavoro fatto finora”.
Ed eccoci alla Fase 2, e a quelle seppur minime anticipazioni sul come e sul quando. Più sul come a dire il vero, con il ministro Speranza che spiega: “sarà importante investire sulla Medicina del territorio e sui Covid-Hospital per superare la struttura dell’ospedale ‘misto'” e ancora “ci sarà una campagna di test diagnostici e test sierologici e punteremo sull’uso di nuove tecnologie con il lancio di una app che ci consenta una maggiore velocità nel tracciare i casi positivi“.
Per il direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell’ISS sarà una “dura lotta”
Il direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto Superiore della Sanità, Giovanni Rezza, “finalmente si intravede la discesa” eppure avverte: “con il virus dobbiamo ingaggiare una dura lotta. Non è che se arriviamo a zero fra una settimana o qualche settimana allora ‘tana libera tutti’. Le regole di distanziamento sociale vanno mantenute”.
Di certo non sarà come se la pandemia non ci fosse mai stata, questo era chiaro da tempo, ma per definire i dettagli di questa fase di transizione occorre lavorare accuratamente. Il premier ha infatti indetto quella che il Capo della Protezine Civile ha definito “riunione interlocutoria” su questo tema con il Comitato tecnico scientifico.
La decisione spetterà al premier e all’attuale esecutivo, su quali misure adottare e sulle tempistiche di avvio di questa Fase 2, ma per Giovanni Rezza l’importante è che questa “sia improntata alla massima cautela”.
Secondo il viceministro della Salute si raggiungerà la normalità solo con il vaccino
Ancora più prudente la posizione del viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, che ha sottolineato: “la vera normalità tornerà solo con un vaccino” opinione peraltro ampiamente condivisa, secondo quanto riportato da IlFattoQuotidiano, da tutti coloro che sono coinvolti nella gestione dell’emergenza coronavirus.
Prudente al limite del pessimismo invece il commissario Domenico Arcuri, che a proposito di un possibile ritorno alla normalità in un prossimo futuro ha detto: “il numero di uomini e donne che perderanno la vita per il virus continuerà a crescere. Nei prossimi giorni in vista della Pasqua non dimenticate mai che si è portato via già 16.523 vite umane”.
Sempre Arcuri ha poi lanciato un monito: “torno a supplicarvi, nelle prossime ore non cancellate mai questo numero dalla memoria” e ancora “attenti a illusioni ottiche, pericolosi miraggi, non siamo a pochi passi dall’uscita dall’emergenza, da una ipotetica ora X che ci riporterà alla situazione di prima, nessun liberi tutti per ritornare alle vecchie abitudini”.
Sull’importanza di adottare una linea molto prudente si è espresso anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che ha avvisato: “dobbiamo stare molto attenti” perché “se sbagliamo i tempi” riferendosi all’avvio della Fase 2 “torniamo in lockdown e ricominciamo da capo”.
Il commissario Arcuri sull’avvio della Fase 2, ecco come dovrà essere strutturata
Ci domandiamo tutti da tempo come sarà la ripartenza. Lenta senza alcun dubbio, e se ve ne fossero ancora, ci ha pensato il commissario Arcuri a fugare gli ultimi spiegando che “siamo all’inizio di una lunga fase di transizione e sarebbe imperdonabile non perseverare” con le misure restrittive per il contenimento del contagio “rendendo inutili i sacrifici fatti finora”.
Si parla di riaprire le attività, ma ancora i tempi non sono maturi, anzi sul tema Arcuri ha tenuto a ricordare come sia “fondamentale a Pasqua continuare a rispettare rigorosamente il distanziamento sociale e le misure di prevenzione”. E ha anche sottolineato che “le prossime saranno giornate fondamentali: non dobbiamo commettere errori nei prossimi giorni e tenere gli occhi aperti”.
Una situazione quanto mai delicata, infatti “non si possono sbagliare i modi di uscita dalla cosiddetta Fase 1” ha ribadito ancora il Commissario Arcuri, da cui la prudenza degli addetti i lavori che continuano ad analizzare scrupolosamente i dati sul contagio che pervengono di ora in ora.
Quanto alle misure da adottare in quella fase di transizione, si parla sempre di più delle mascherine, che secondo Arcuri “porteremo per molto tempo”. “Per le prossime settimane l’Italia potrà contare su 650 milioni di pezzi” ha fatto sapere in conferenza stampa, ma sarebbe fuori luogo essere ottimisti, anche se “per quanto riguarda le forniture il peggio è ormai alle spalle, grazie al lavoro prezioso di tanti”.
Così pure per quel che riguarda i ventilatori per le terapie intensive, con l’arrivo di una nuova fornitura grazie alla quale si è provveduto all’installazione di 1904 ventilatori polmonari, 368 dei quali nell’ultima settimana, con una media di 53 al giorno.
Arcuri fa presente anche che “c’è una chiara linea di indirizzo condivisa con il Governo. Terapie intensive meno sotto stress da qualche giorno e numero ricoveri che inizia a decrescere non modificano il nostro piano di implementazione, specie verso le regioni del sud. Non dobbiamo costruire l’ennesima disuguaglianza in infrastrutture e dotazioni tra Sud e Nord del Paese. Per una volta pensiamo a come sarà il nostro Paese quando il coronavirus sarà alle spalle”.
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