Non se ne sentiva parlare da un bel pezzo, e sarebbe stato meglio che continuasse ad essere così. Il termine Helicopter Money non è esattamente proprio del gergo tecnico, ma è più che altro un modo in cui ci si riferisce ad una determinata linea economica che le banche centrali potrebbero decidere di adottare in situazioni di particolare emergenza finanziaria.

Non si sentiva parlare di Helicopter Money almeno dalla crisi finanziaria del 2008, ma la situazione in cui ci troviamo oggi è chiaramente più grave. Il fatto che se ne sia tornati a parlare dovrebbe comunque rendere se possibile ancor più evidente che quella che ci troviamo davanti non è una situazione dalla quale si verrà fuori con facilità.

La crisi economica innescata dal coronavirus, ed in particolare dalle misure restrittive per il contenimento del contagio, seppur più peculiare, sarà molto più grave di quella del 2008. Da cui la necessità di prendere in considerazione soluzioni drastiche, come ad esempio l’helicopter money.

La Federal Reserve e la Banca Centrale Europea stanno davvero valutando di adottare misure economiche di questo tipo? Secondo alcuni commentatori, la Fed lo sta già facendo, ma come al solito non è così semplice.

Cosa si intende per Helicopter Money

Si tratta di una espressione per certi versi provocatoria, comunque chiaramente non è un termine tecnico, ma richiama la figura del “denaro a pioggia”, vale a dire denaro emesso dalle banche centrali a favore di cittadini e imprese attraverso una elargizione diretta.

In pratica la banca centrale, che sia la BCE o la Fed, decide di stampare moneta e di “regalarla” direttamente agli attori commerciali e sociali, ed è per descrivere questo scenario che il teorico del neoliberismo economico, Milton Friedman, lo ha coniato.

Alla Helicopter Money si ricorre, come accennato, nei momenti di peggiore crisi, soprattutto nel caso in cui è la domanda di beni e servizi a precipitare. Una linea delle banche centrali che viene considerata percorribile ma fino ad oggi solo in teoria, visto che non è stata mai applicata praticamente in nessuna circostanza in passato, nemmeno in occasione della crisi economica del 2008, la peggiore degli ultimi anni.

Oggi invece se ne parla eccome, non la si chiama helicopter money, ma il succo non cambia. Più di un policy maker l’ha invocata, in maniera non sempre esplicita, eppure è di questo che si tratta in sostanza, cioè di aiuti diretti ai cittadini e alle imprese provenienti dalle banche centrali.

L’intera economia di un Paese non si è praticamente mai fermata prima di oggi, e pensare che non è solo quella di un Paese ma quella di interi continenti ad essere quasi ferma. Una situazione inedita che potrebbe richiedere appunto soluzioni altrettanto inedite.

Cosa farà la Federal Reserve?

Qualche giorno fa la Federal Reserve ha fatto sapere di aver programmato qualcosa che si avvicina molto all’helicopter money. C’è stato infatti da parte della banca centrale degli Stati Uniti, l’annuncio di un piano di aiuti che andrebbe ad affiancare il Quantitative Easing di 1.500 miliardi di dollari.

In questo caso si tratta di aiuti diretti alle imprese, che hanno lo scopo di sostenere in particolare il reddito dei dipendenti.

Si teme infatti, e probabilmente a ragione, che le imprese finiranno con il licenziare i lavoratori, e che difficilmente avranno la possibilità di continuare a pagare regolarmente gli stipendi. Dove questo già non avveniva prima, i dubbi non possono che infittirsi notevolmente.

Quando ci fu la crisi del 2008, negli USA a perdere il lavoro furono moltissime persone, eppure nemmeno allora si ipotizzò di ricorrere alla helicopter money.

Al momento poi non può che far riflettere il fatto che la Fed non abbia ancora stabilito un tetto per gli aiuti, ma si è limitata a garantire che sarà fatto ciò che è necessario. Una sorta di whatever it takes da parte della banca centrale statunitense, che ha il chiaro scopo di salvare l’economia reale.

Secondo alcuni analisti, adottare questa linea richiederà l’immissione di circa 350 miliardi di dollari. Si ritiene probabile che gli aiuti provenienti dalla Fed passino per il ministero del Tesoro, e venga finalizzata quindi attraverso un finanziamento (che potrebbe essere condizionato) al governo USA, il quale poi si occuperà di girare gli aiuti alle imprese.

Le scelte della BCE

Un po’ più complessa si presenta però la situazione in cui si trova l’Europa. In questo caso gioca a sfavore delle imprese il fatto che i Paesi non lavorano all’unisono, non sono sincronizzati per quel che riguarda i tempi del contagio, dove è esploso prima, dove dopo, e men che meno sono sincronizzati per quel che riguarda la gestione dell’emergenza.

Intanto la linea adottata dal Governo italiano, che si è trovato suo malgrado in prima linea ad affrontare la diffusione del virus, sembra sempre più condivisa dagli altri Paesi nel Vecchio Continente.

Non ha certamente giovato l’approccio iniziale della presidente della BCE, Christine Lagarde, che in un primo momento ha sostanzialmente detto che l’Italia se la deve vedere da sé con lo spread, e che l’Ue non può farci nulla. Poi ha inevitabilmente tentato di metterci una pezza, e non solo lei, così la Bce si è ritrovata a promuovere il più grande piano di Quantitative Easing della storia della banca.

Per il solo 2020 è previsto quindi un Quantitative Easing da 750 miliardi di euro, che si vanno ad aggiungere ai 250 miliardi già messi in preventivo.

Quindi la Bce sta per adottare la helicopter money? Sembra di no, ma quello che ha in mente rappresenta comunque un piano inedito ed un cambiamento epocale. Si parla da vent’anni della possibilità di ricorrere all’emissione di eurobond, cioè titoli di debito pubblico comunitari emessi direttamente dall’Unione Europea.

Gli eurobond servirebbero a sostenere i Paesi davanti a questa crisi di portata storica, ed è per questo che sono stati ribattezzati coronabond, oppure Covidbond, ed è tramite questo sistema che si potrebbe provvedere a finanziare gli stravolgimenti necessari nei sistemi sanitari dei Paesi, e fornire all’economia reale la liquidità di cui ha bisogno in questo momento.

Fed e Bce, banche diverse su posizioni diverse

La Federal Reserve, dal punto di vista “espansivo” è più avanti della Banca Centrale Europea. Si pensi anzitutto al fatto che è lo statuto stesso della Bce a vietare il finanziamento diretto degli Stati membri, e questo di certo non aiuta.

Bisogna poi considerare che sono gli stessi Governi di alcuni Paesi membri come la Germania, ma anche Austria, Olanda, e Finlandia, ad aver assunto posizioni rigide, che frenano sugli aiuti a sostegno dell’economia reale dei Paesi più gravemente colpiti dall’emergenza.

Difficile dire però quali saranno gli sviluppi, e per ora quello cui abbiamo assistito è un Quantitative Easing di proporzioni mai viste prima, e che per la prima volta il Patto di Stabilità viene accantonato, il che lascia pensare che sono davvero tante le soluzioni che vengono prese in considerazione.

In tutto questo poi si colloca una recente dichiarazione dell’ex presidente della BCE, Mario Draghi, che ha invitato le istituzioni a farsi carico delle difficoltà dell’economia reale, quindi in pratica un invito a immettere la necessaria liquidità, facendo inevitabilmente debito.

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