Nella giornata di ieri sono stati registrati 1.326 nuovi casi di contagio in Italia, che hanno portato il totale a 7.375 persone infette, più di quelli che si contavano alle 18 di ieri in Corea del Sud (7.314), portandoci ad essere il primo Paese più colpito dal coronavirus dopo la Cina.
Nella sola Regione Lombardia i nuovi casi positivi registrati ieri sono stati 769, mentre il numero delle vittime nella regione sono 257. Dati che sono stati resi noti dall’assessore del Welfare della giunta Fontana, Giulio Gallera, che ha dichiarato: “oggi ci sono in Lombardia 4.189 positivi, 769 in più rispetto a ieri. Siamo arrivati a 257 persone decedute”.
“I ricoverati sono 2.217 non in terapia intensiva (+566 rispetto a ieri), mentre 399 persone sono in terapia intensiva, con un incremento di 40. Altre 756 persone sono in isolamento domiciliare, mentre 550 sono state dimesse” ha detto ancora Gallera, annunciando poi che la Regione è stata in grado di ricavare “497 posti per la terapia intensiva, quindi è una battaglia che al momento stiamo ancora vincendo”.
Come per la provincia dello Hubei in Cina, in Italia è la Lombardia a far registrare la stragrande maggioranza dei casi di contagio da coronavirus. Il totale dei casi confermati ad oggi è di 7.375, ma di questi, solo 6.387 sono ancora malati, mentre i morti sono 366 e le persone guarite 622. In tutto nella giornata di ieri sono stati contati 1.326 nuovi contagi e 133 morti.
In Italia Paese con più vittime dopo la Cina
Il numero delle vittime in Italia risulta essere ora il più alto subito dopo la Cina. Si pensi che la Corea del Sud, con i suoi 7.382 casi confermati alla mattinata di oggi, secondo Paese come numero di contagi, annovera solo 50 morti a causa del virus, molti meno di quelli che abbiamo registrato in Italia. Ed anche in Iran le cose da quel punto di vista vanno meglio, visto che su un totale di 6.566 casi confermati, le vittime sono in tutto 194.
Se confrontiamo il dato dei casi confermati in Italia con quello che arriva dagli altri Paesi più colpiti d’Europa, vale a dire Francia, Germania e Spagna, con rispettivamente 1.126, 1.018 e 613 casi, il totale non è nemmeno la metà del numero dei contagi registrati nel nostro Paese, dove il rischio più imminente è che una crescita così rapida del numero delle persone infette porti al collasso del sistema sanitario nazionale.
Stando ai dati che sono stati riportati dal commissario Angelo Borrelli nella conferenza stampa della Protezione Civile di ieri, il tasso di mortalità del coronavirus sarebbe salito al 4,96%, con una percentuale di persone ricoverate in terapia intensiva dell’8,87%. La provincia più colpita d’Italia è Bergamo, con 997 casi, 234 dei quali sono stati registrati nelle ultime 24 ore, mentre fino a ieri era ancora il Lodigiano con 853 casi.
Aumenta di 291 unità il numero dei malati che sono ora ricoverati in terapia intensiva, il cui totale ora è di 650 persone, 399 delle quali sono in Lombardia, dove il numero è cresciuto di 40 unità in un giorno. A tal proposito, per far fronte al sovraccarico delle strutture sanitarie, il commissario Borrelli ha annunciato che “tredici pazienti sono stati già trasferiti o sono in corso di trasferimento dalla Lombardia alle regioni limitrofe”.
Vi è poi il problema delle mascherine, per il quale Borrelli si mostra fiducioso spiegando: “stiamo firmando una serie di contratti che dal 12 marzo al 30 aprile ci metteranno a disposizione 22 milioni di quelle chirurgiche“. Quanto a quando si potrebbe raggiungere il picco dei contagi il commissario ha chiaramente detto “non lo sappiamo”.
Dalle Regioni del Sud inviti a non tornare e controlli per chi arriva dal Nord
Intanto in Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il decreto firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con il quale si allarga la zona rossa a tutta la regione Lombardia e ad altre 14 province: Alessandria, Asti, Modena, Padova, Parma, Pesaro, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Treviso, Urbino e Venezia.
Molte altre regioni, che con il decreto non vengono isolate, hanno adottato misure di contenimento che prevedono la quarantena per chi arriva dal Nord, e sono: Toscana, Lazio, Abruzzo, Sardegna, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia.
I Governatori di Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto, Liguria, Sardegna, Sicilia, Abruzzo, Umbria, e delle provincie autonome di Trento e Bolzano chiedono invece all’esecutivo di “attivare subito, con assoluta urgenza, un tavolo di confronto tra il Governo, le Regioni e le Province autonome”.
Per la Regione Veneto il provvedimento preso dal Governo è esagerato. Zaia definisce “sproporzionata la chiusura delle province di Padova, Treviso e Venezia”, mentre dalla Puglia si fa sentire Michele Emiliano che invita i concittadini che si trovano nelle regioni del Nord a non tornare. “Non portate nella vostra terra l’epidemia lombarda, fermatevi e tornate indietro” dice Emiliano, che poi stabilisce la quarantena obbligatoria per chi giunge dalla zona rossa.
Il governatore della regione Campania, Vincenzo De Luca, ha provveduto a predisporre i controlli per tutte le persone in arrivo dalla Lombardia dopo la fuga di notizie. Inoltre ha stabilito l’obbligo per i concessionari di servizi di trasporto aereo, ferroviario e autostradale di “acquisire e mettere a disposizione delle forze dell’ordine e dell’unità di crisi regionale” dei Comuni e delle Asl “i nominativi dei viaggiatori relativamente alle tratte provenienti da Milano o dalle province indicate al comma 1 del decreto del Presidente del Consiglio”.
Il caso della fuga di notizie e l’assalto ai treni in Lombardia
Intanto il governatore della regione Lombardia tenta di tranquillizzare i cittadini: “i supermercati saranno sempre pieni e riforniti. Non stiamo andando in guerra” poi non ha perso occasione per criticare il provvedimento emanato dal Governo, definendolo un “testo a dir poco pasticciato”.
Il governatore Fontana fa sapere che avrebbe preferito fossero imposte “misure più rigide”. Strano però che secondo quanto riportato dalla CNN, sarebbe stato proprio il suo ufficio stampa a far trapelare la bozza del decreto prima che venisse firmata e che entrasse in vigore, come previsto, dall’8 marzo.
Sarebbe così che si è subito diffusa la notizia che la Lombardia stava per essere inserita in zona rossa dal decreto, e quindi isolata. Notizia che ha generato il caos in tutta la regione portando centinaia di persone a prendere d’assalto i treni per migrare a sud. Una notizia che Fontana si è comunque premurato di smentire affermando: “da parte nostra non è stata fatta alcuna anticipazione”.
Positivo al COVID-19 il presidente della regione Piemonte
Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, è risultato positivo al contagio da coronavirus, ma le sue condizioni sono buone, e la Regione stessa ha fatto sapere che continuerà a lavorare ma “inevitabilmente a distanza”. Dopo il presidente della Regione Lazio, vale a dire il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti, tra i contagiati si annovera un secondo governatore.
A comunicare la notizia nella giornata di ieri una nota della Regione Piemonte. “Cari colleghi” si legge nella nota “prima che si diffondano informazioni non ufficiali, il presidente Cirio desidera comunicarvi che nelle scorse ore, come fatto a scopo precauzionale da altri colleghi governatori presenti a Roma il 4 marzo per l’incontro a Palazzo Chigi, ha effettuato il test per il coronavirus e il risultato è purtroppo positivo”.
La stessa nota fa sapere che il presidente “continuerà a lavorare, come fa ininterrottamente da due settimane ormai, per affrontare questa emergenza, ma a distanza in costante collegamento e garantendo al Piemonte, ai Piemontesi e all’Italia il suo massimo supporto”.
La notizia del contagio del presidente della regione Piemonte arriva proprio in concomitanza delle nuove direttive contenute nel decreto sull’emergenza coronavirus firmato dal presidente del Consiglio, in base alle quali 5 province piemontesi vengono inserite nella zona rossa e quindi sottoposte a pesanti limitazioni finalizzate al contenimento della diffusione del virus.
Le province piemontesi di Alessandria, Asti, Novara, Vercelli e Vco (Verbano – Cusio – Ossola) sono quindi sottoposte ora a importanti limitazioni degli spostamenti e a varie norme di sicurezza dettagliate nel testo del decreto. A tal proposito la nota della Regione fa sapere che “il presidente ha già predisposto tutto il necessario affinché l’attività della Regione Piemonte in un momento più che mai difficile possa procedere senza ostacoli”.
È risultato positivo al Coronavirus anche il Capo di Stato maggiore dell’Esercito, Salvatore Farina, che ha dichiarato: “oggi mi sono sottoposto al test del coronavirus, risultando positivo. Sto bene, sono in isolamento nel mio alloggio, nel rispetto delle direttive emanate dalle autorità governative e dei protocolli sanitari previsti, in base ai quali stiamo procedendo a verificare i contatti avuti negli ultimi giorni”.
“Continuerò a svolgere le mie funzioni e verrò sostituito, per le attività alle quali non posso prendere parte, dal generale Bonato” ha detto ancora Farina, che ha poi concluso: “porgo un caloroso saluto e un sentito ringraziamento alle donne e agli uomini dell’Esercito che operano per fronteggiare questa emergenza nei settori operativi, logistico e della sanità”.
Il decreto sul coronavirus firmato dal presidente Conte
Con il decreto emanato dall’esecutivo nella giornata di ieri, il Governo ha provveduto ad ampliare la zona rossa includendo l’intera regione Lombardia, più altre 14 province situate in quattro regioni.
Il decreto, che ha lo scopo di combattere il contagio del coronavirus, di fatto chiude la Lombardia e altre 14 province, ma predispone anche una serie di limitazioni che riguardano invece tutto il territorio nazionale.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha tenuto a precisare che non si tratta di un “divieto assoluto”, che “non si ferma tutto” e che “non si bloccano treni e aerei: sarà possibile muoversi per comprovate esigenze lavorative o per emergenze e motivi di salute. Ma la polizia potrà fermare i cittadini e chiedere loro perché si stiano spostando” in quei territori in cui le misure sono più restrittive.
Sulla gestione dell’emergenza da parte dell’esecutivo, il premier ha dichiarato: “mi assumo la responsabilità politica” delle decisioni che sono state prese. “Ce la faremo” dice Conte, per poi lanciare un appello alla “auto responsabilità” e invitando ad evitare di “fare i furbi”. Il presidente del Consiglio chiede comportamenti responsabili da parte di tutti i cittadini, fondamentali per far fronte all’emergenza e fermare il contagio.
“Queste misure provocheranno disagio” dice poi Conte “ma questo è il momento dell’auto-responsabilità, non del vare i furbi. Tutelare soprattutto la salute dei nostri nonni”.
Nella notte tra il 7 e l’8 marzo, esodo da Milano
Poco prima che il decreto sul coronavirus fosse firmato dal presidente del Consiglio, la bozza è uscita dalle sale di Palazzo Chigi, e la notizia dell’ampliamento della zona rossa all’intera Lombardia è trapelata scatenando un vero e proprio esodo da Milano.
Nelle prime ore della notte centinaia di persone si sono riversate nelle stazioni di Milano per salire sui primi treni diretti a sud, nell’intento di uscire dalla Regione prima che entrassero in vigore le limitazioni del decreto.
I media hanno diffuso alcuni video di quello che è stato a tutti gli effetti un vero e proprio assalto ai treni in partenza da Milano. Le immagini mostrano centinaia di persone correre attraverso la stazione di Porta Garibaldi nel tentativo di salire a bordo dell’ultimo Intercity Notte 797 partito da Torino e diretto a Salerno. Stesso scenario anche nella Stazione di Milano Centrale, dove la polizia è stata incaricata di far mantenere la calma.
È così che tutte le raccomandazioni dei medici, e gli appelli delle autorità sull’importanza di restare a casa, sono stati completamente ignorati. La gente si è ritrovata ammassata in stazione, e stipata nei treni occupando tutti i posti disponibili, sedendo persino per terra e negli strapuntini dei corridoi dell’Intercity Notte Roma – Napoli – Salerno.
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