Il Movimento 5 Stelle aveva preso questa decisione sin dal primo momento, ed ora anche il Partito Democratico sembra aver deciso di sposare la stessa linea dura. Per Autostrade per l’Italia non si prospetta che uno scenario: quello della revoca della concessione, che dopo l’approvazione a dicembre del decreto Milleproroghe, sarà una prospettiva tutt’altro che allettante per la famiglia Benetton.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha parlato di “gravissime inadempienze nella gestione delle infrastrutture autostradali” ed ora anche il Partito Democratico di Nicola Zingaretti sarebbe pronto a votare per la revoca della concessione.
Nel provvedimento sono state inserite sia le analisi effettuate dal minstero delle Infrastrutture relative alle mancate manutenzioni di Autostrade che dai pareri tecnici di Avvocatura e Corte dei Conti. Entro la prossima settimana il documento sarà pronto per il Consiglio dei Ministri, ma è possibile che venga discusso solo dopo le elezioni regionali di domenica 26 gennaio.
Si attende ancora l’approvazione del ministro Paola De Micheli che a margine di una visita alla stazione M4 di Linate, a chi le chiedeva se ci fosse la possibilità di modificare i contratti per far sì che i concessionari abbiano modo di effettuare maggiori controlli al fine di migliorare gli standard di sicurezza ha risposto: “noi stiamo facendo le revisioni. Le revisioni sono per migliorare il servizio, la qualità, la sicurezza e il rapporto fra pubblico e privato”.
Ad ogni modo la direzione del Governo sembra ormai abbastanza chiara. Non altrettanto chiara la posizione della famiglia Benetton, che se da un lato minaccia battaglia legale, dall’altro lancia la proposta di una maxi-multa correlata da uno sconto a tempo sui pedaggi autostradali.
Ma è solo la parte ‘più giovane’ della famiglia a tentare una mediazione, quella che conta di meno tra l’altro, mentre i Benetton di maggior peso sembrano tutt’altro che intenzionati a trattare con il Governo e minacciano invece battaglia legale.
Sarebbe anche questo ad aver determinato il cambio di posizione del Partito Democratico, cioè la scarsa predisposizione al dialogo della famiglia Benetton. Luciano Benetton, il patriarca della famiglia, e Gianni Mion, artefice nel passato della trasformazione finanziaria del gruppo e dal mese di giugno nominato presidente di Atlantia, hanno già annunciato che rifiuteranno qualsiasi revisione della concessione del 2007.
Una concessione ‘regalo’, con termini e condizioni così spudoratamente convenienti per il concessionario, che anche nel caso in cui si fosse giunti alla revoca della concessione per inadempimento o colpa grave, avrebbero permesso agli azionisti di Autostrade (i Benetton sono gli azionisti di maggioranza del gruppo Atlantia che controlla l’88% di Autostrade per l’Italia) di mettere in tasca un risarcimento multimiliardario.
La concessione del 2007 però è stata ritoccata dal decreto Milleproroghe approvato a dicembre, e ora i termini con cui si calcolerebbe il risarcimento ai concessionari revocati sono drasticamente cambiati, e di certo non a favore di Autostrade per l’Italia.
Ora quindi Autostrade per l’Italia ha 30 giorni di tempo a decorrere dalla data della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto Milleproroghe, che è avvenuta il 30 dicembre, per decidere se accettare i nuovi termini del contratto oppure no. In quest’ultimo caso il contratto si ritiene decaduto, e sembra sia proprio questa la direzione presa dai Benetton.
Luigi Di Maio dal canto suo ha ribadito ancora che per il Movimento 5 Stelle non esiste la possibilità di optare per soluzioni più morbide nei confronti del concessionario, e intanto il titolo Atlantia continua a scendere in borsa.
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