Del tema pensioni si è parlato molto quando la Riforma Fornero fu messa da parte a favore dell’introduzione dell’ormai noto meccanismo di Quota 100, ben più popolare tra gli aspiranti pensionati. Ora si torna a parlare di pensioni, ma questa volta il tema centrale è Quota 41, ed il presidente dell’INPS Pasquale Tridico si è già detto favorevole.
Quota 41 potrebbe essere la soluzione definitiva per mettere da parte una volta per tutte la Legge Fornero, un punto di svolta insomma, che vedrebbe le agevolazioni finora riservate ai lavoratori precoci, estese anche a tutti gli altri. Ma vediamo come funziona oggi e come potrebbe funzionare domani il meccanismo di Quota 41 per chi andrà in pensione a partire dal 2020.
Nunzia Catalfo, ministro del Lavoro dell’attuale governo, ha reso noto che l’obiettivo dell’esecutivo in fatto di pensioni è quello di superare la legge Fornero, e a dare supporto alle parole della ministra arrivano subito quelle pronunciate dal presidente dell’INPS Pasquale Tridico, che si dice favorevole all’introduzione di Quota 41 per tutti i lavoratori, come prossima misura di flessibilità.
Si possono quindi superare le limitazioni previste oggi nell’ambito di Quota 41, e lasciare che siano tutti i lavoratori con 41 anni di contributi a poter andare in pensione indipendentemente dall’età raggiunta. Infatti fino ad oggi Quota 41 permetteva il pensionamento dei soli lavoratori precoci, vale a dire di coloro che hanno iniziato a lavorare fin da giovanissimi, e per l’esattezza da almeno 12 mesi prima del compiumento dei 19 anni di età.
Tridico: “sono favorevole a Quota 41 per tutti”
Il tema delle pensioni è stato affrontato dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico in occasione della presentazione del “rendiconto sociale 2017-2018” dell’Inps, evento che si è svolto alcuni giorni fa a Cagliari.
In quell’occasione, a Tridico è stato chiesto un parere in merito alla possibile estensione a tutte le categorie di lavoratori del meccanismo di pensionamento Quota 41, e il presidente dell’Inps ha dichiarato che potrebbe essere una “opzione” ma anche che è necessario prestare molta attenzione, evitando di prevedere una “quota strettamente rigida”.
Per Tridico servono correttivi “puntuali e precisi”
Sarebbe possibile quindi consentire a tutti i lavoratori, indipendentemente dall’età anagrafica, di smettere di lavorare e andare in pensione una volta raggiunti i 41 anni di contributi, ma è necessario prevedere poi dei correttivi “puntuali e precisi” per tutelare alcune categorie. Infatti ad oggi il sistema di Quota 41 si applica esclusivamente a determinate categorie di lavoratori, tra i quali ad esempio anche gli addetti a mansioni usuranti e gravose, oltre che ai lavoratori precoci.
Ecco per quale motivo estendere Quota 41 a tutti i lavoratori potrebbe essere una operazione “dannosa” per il sistema pensionistico italiano. Per mandare in pensione con 41 anni di contributi senza tener conto dell’età anagrafica del lavoratore, è quindi necessario, secondo Tridico, prevedere un nuovo sistema di uscite flessibili per tutti, che tenga conto della gravosità del lavoro svolto.
In altre parole, più gravosa la professione dell’aspirante pensionato, più veloce dovrebbe essere l’accesso alla pensione. Ed è proprio qui che entra in gioco la Commissione sui lavori gravosi, che dovrebbe essere avviata a breve con la Legge di Bilancio 2020.
Tridico: “quota 41 da sola non è un’alternativa alla legge Fornero”
Per queste ragioni il presidente dell’Inps ha avvisato che da sola, l’estensione di Quota 41 a tutti i lavoratori, non può bastare per mettere da parte la riforma Fornero. “Quota 41 da sola non è un’alternativa alla Fornero” ha detto Pasquale Tridico, che ha spiegato che all’interno di una struttura societaria come la nostra non si possono generalizzare i requisiti per andare in pensione.
“L’intero sistema dovrebbe girare intorno al sistema dei coefficienti di gravosità” ha spiegato il presidente dell’Inps, che in parole povere è pienamente d’accordo sul mandare in pensione tutti i lavoratori che abbiano raggiunto i 41 anni di lavoro, ma è anche dell’idea che gli stessi 41 anni siano al contempo troppi per determinate categorie di lavoratori.
Matteo Salvini sulla stessa linea del presidente Inps
Matteo Salvini ha colto l’occasione per ribadire le distanze tra i progetti della Lega e quelli dell’attuale esecutivo guidato dal premier Giuseppe Conte, sottolineando le differenze tra la riforma delle pensioni approvata dal governo giallo-verde e la Legge di Bilancio 2020 che non presenterebbe alcuna misura a riguardo.
Il leader della Lega ha anche rilanciato le intenzioni del suo partito, assicurando che se dovesse riuscire a tornare al governo, non solo confermerebbe Quota 100 in via definitiva (ricordiamo che Quota 100 è al momento una misura provvisoria) ma estenderebbe a tutti i lavoratori il criterio di Quota 41, dando così la possibilità di andare in pensione in ogni caso al raggiungimento dei 41 anni di contributi. E Salvini ha poi concluso: “il contrario di quello che vuole fare Renzi”.
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