Non è piaciuta affatto al presidente USA, la misura introdotta in Francia che è stata poi soprannominata digital Tax. Una misura che andrebbe a penalizzare i big americani del web, basti pensare a Google, ad Amazon o a Facebook, e Donald Trump ha subito minacciato ritorsioni, tornando a parlare di dazi contro l’Europa.
In particolare sarebbero dazi contro la Francia, almeno per ora, a partire dal mese di gennaio e fino al 100% su beni per un valore di 2,4 miliardi di dollari. Dalla Casa Bianca però fanno sapere che ci saranno ripercussioni anche per altri Paesi dell’area Euro, a partire proprio dall’Italia.
Insomma all’indomani della spiacevole vicenda che riguardava i finanziamenti all’Airbus e la conseguente introduzione di dazi dagli Stati Uniti nei confronti delle esportazioni europee, ecco che inizia una nuova scaramuccia tra l’eccentrico presidente USA e i Paesi europei, tra i quali in prima fila questa volta troviamo la Francia.
Tra l’altro anche questa volta l’inasprirsi dei rapporti diplomatici USA-Europa precede un vertice dei leader. Si trova infatti sull’Air Force One, diretto a Londra per il summit Nato, il presidente Trump quando decide di lanciare il monito ai Paesi che sembrano intenzionati a seguire le orme della Francia sull’aumento della tassazione per i colossi digitali.
Insieme alla Francia, sulla strada dell’aumento delle tasse per i colossi del web, secondo quanto riportato dal rappresentante Usa al commercio Robert Lightizer, si starebbero avviando anche l’Italia e l’Austria tra i Paesi europei, ma anche la Turchia.
Inevitabile quindi che il clima finisca per farsi pesante alla vigilia del summit Nato di Londra che si tiene in occasione del settantesimo compleanno dell’Alleanza Atlantica. Ma c’erano altre questioni che avevano già innescato qualche malumore, una era quella relativa ai finanziamenti alla Nato, mentre l’altra, probabilmente ancor più rilevante, relativa alle pressioni di Washington affinché l’Europa scarichi Huawei per lo sviluppo della rete 5G.
L’Ufficio del rappresentante del commercio Usa ha denunciato “un crescente protezionismo” in Europa a danno delle società USA, e ha poi definito “irragionevole e discriminatoria la web tax francese, che grava sul commercio americano” dal momento che colpisce aziende digitali come “Google, Apple, Facebook e Amazon”.
Ma prima della diffusione del rapporto dell’Ustr, il governo di Parigi aveva imputato a quello degli Stati Uniti la responsabilità di essere venuto meno all’impegno di lavorare per una soluzione sulla digital Tax in ambito Ocse. A tal proposito ieri a France Inter, il ministro dell’economia francese Bruno La Maire aveva dichiarato che “mai e poi mai” la Francia tornerà sui suoi passi in merito all’intenzione di “imporre una tassazione equa sui giganti del web”.
La prospettiva di un lavoro congiunto con gli USA per rivedere in sede Ocse la web tax era stata confermata anche dal presidente francese Macron in occasione del G7 di Biarritz di agosto scorso.
L’incontro di Donald Trump con il presidente francese è previsto per la giornata di oggi, 3 dicembre. E sempre nella giornata di oggi a Londra il tycoon dovrebbe incontrare anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il messaggio che intende portare il presidente USA è quello di una digital tax discriminatoria nei confronti delle società americane, prospettando una soluzione in sede Ocse.
La decisione definitiva sulla web tax, o digital tax che dir si voglia, è però attesa entro il 14 gennaio, quindi il tempo stringe. Si tratta di una tassa che prevede un’aliquota del 3% su tutte le entrate che le società tecnologiche americana incassano nel mercato francese, e se l’accordo con gli USA non dovesse essere raggiunto scatteranno pesanti dazi su prodotti come champagne, borse e altri beni di lusso.
Ci sono poi i dazi del 25% che sono già stati introdotti il mese scorso su vini e formaggi francesi che verrebbero ulteriormente appesantiti, così come quelli sempre del 25% su alcuni prodotti del made in Italy come il parmigiano e la mozzarella. Si tratta dei dazi applicati dagli USA per ritorsione sulla vicenda dei finanziamenti europei ad Airbus, diretta concorrente dell’americana Boeing.
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