Entra in vigore oggi il decreto legge che contiene le norme volte a contrastare l’evasione fiscale, ma cosa prevede esattamente? Quanto la nuova misura calzerà sullo slogan “carcere ai grandi evasori”? Il testo contiene modifiche graduali dell’attuale normativa, e si apre ad aggiustamenti che occorreranno nel suo iter parlamentare, ma vediamo di preciso di cosa si tratta e cosa prevede al momento.
Come preannunciato ci sarà un incremento delle pene e un abbassamento delle soglie per i reati tributari, ma tali modifiche diverranno efficaci a partire dalla data di conversione del decreto, che dovrebbe avvenire intorno alla metà di dicembre. Per quel che riguarda invece la riduzione del tetto per l’uso del contante, le sanzioni ai commercianti che non accettano i pagamenti con carta di credito/bancomat, nonché gli incentivi previsti per gli esercenti, scatteranno a partire dal mese di luglio 2021.
E’ stato infatti il Movimento 5 Stelle a chiedere una dilazione temporale che permettesse da un lato di portare a termine col miglior risultato possibile la trattativa con gli Istituti di credito per un abbassamento del costo delle commissioni sui pagamenti elettronici, e per dare il tempo agli esercenti di dotarsi degli strumenti necessari per adempiere ai nuovi obblighi.
Luigi Di Maio ha inoltre insistito affinché venisse apportata una specifica modifica al testo, ottenendo che venisse soppressa la norma che, in deroga alle attuali regole, avrebbe permesso alle imprese del settore militare di partecipare alle operazioni di cooperazione allo sviluppo, accedendo ai fondi ad esse relativi. Mossa che naturalmente non è stata gradita dal ministro della Difesa.
Complessivamente, gli articoli del Decreto Fiscale che mirano a combattere l’evasione dovrebbero garantire introiti per un totale di circa 3 miliardi di euro. Inoltre, come riportato da Il Messaggero “il provvedimento interviene sulla disciplina degli acconti di imposta versati dai soggetti Iva, permettendo di fatto di spostare dal 2019 al 2020 circa 1,5 miliardi di maggiori entrate. Allo stesso tempo però vengono predisposti per l’anno in corso tagli ai bilanci dei ministeri che potranno arrivare fino a 3 miliardi di euro”.
Il tetto per i pagamenti in contanti scende a 2.000 euro, poi a 1.000
La soglia di utilizzo del contante si abbassa gradualmente, e dagli attuali 3.000 euro il limite scende prima a 2.000, entro il mese di luglio 2021, poi a 1.000 a partire dal primo gennaio 2022. I pagamenti per qualsiasi tipo di acquisto dovranno quindi essere effettuati, per le somme superiori a mille euro (duemila fino a gennaio 2022), in modo diverso dal contante, anche se la somma viene dilazionata in più tranche, fintanto che risultano parte della stessa operazine di acquisto.
Nessun limite invece per quel che concerne prelievi dagli sportelli bancomat o per depositi in banca, che possono essere dell’ammontare che si desidera.
Incentivi e multe per incrementare l’uso di carte di credito e bancomat
Per aumentare il volume delle transazioni tramite metodi di pagamento tracciabili come carte di credito e bancomat, la nuova normativa prevede sia incentivi che sanzioni, che in entrambi i casi entreranno in vigore a partire dal mese di luglio 2020.
Saranno infatti previste anzitutto multe di 30 euro per l’esercente che non accetta carta di credito o bancomat. Il totale della sanzione viene poi aumentato di un importo pari al 4% del valore complessivo della transazione. Inoltre, come riportato da Il Messaggero, “gli esercenti che abbiano avuto nell’anno precedente ricavi e compensi non oltre i 400mila euro potranno contare su un credito pari al 30% delle commissioni bancarie che gli sono state addebitate per le transazioni”.
Ancora in corso la trattativa tra il governo e la rete degli istituti di credito per abbassare i costi delle commissioni per le transazioni via Pos, che al momento in Italia sono tra i più alti d’Europa.
Per i reati di frode fiscale si abbassano le soglie
Si tratta di un provvedimento che andrà a modificare l’attuale sistema sanzionatorio penale, che durante il governo Renzi era stato ritoccato ma in senso opposto, mentre questo esecutivo si sta muovendo per inasprire le pene, introducendo anche la confisca, ma vediamo in che modo.
Le soglie al di sotto delle quali il reato è punibile con il carcere vengono abbassate, e al contempo i minimi e i massimi delle pene sono stati aumentati. Un primo esempio è quello della dichiarazione fraudolenta, con un massimo della pena che passa dai sei agli otto anni, col carcere che scatta già per un’evasione del valore di 100mila euro.
Viene poi inasprito il ricorso alla confisca dei beni. Per le persone fisiche sarà introdotta la confisca “per sproporzione”, che al momento si applica solo nel caso di reati legati alla criminalità organizzata. All’atto pratico funziona così: se il contribuente non è in grado di dimostrare di aver raggiunto un determinato patrimonio attraverso il proprio reddito, quei beni potranno essere sequestrati anche nel caso di reato già prescritto.
Crediti: niente più compensazioni al di sopra dei 5mila euro
Nel decreto fiscale ci sarà anche una stretta sulle compensazioni, cioè quelle operazioni attraverso le quali il contribuente “scala” dagli importi che dovrebbe pagare al fisco, i vari crediti eventualmente maturati nei periodi precedenti.
In questo caso, per evitare che il contribuente acceda a compensazioni indebite, si è deciso di applicare il meccanismo attualmente in vigore per l’Iva anche alle imposte dirette. In altre parole, si legge su Il Messaggero “quando l’importo annuale del credito supera i 5 mila euro la compensazione non sarà più automatica, ma potrà avvenire solo dietro preventiva presentazione della dichiarazione da cui emerge il credito stesso”.
Inoltre la compensazione sarà vietata nel caso in cui il contribuente abbia ricevuto notifica del provvedimento di cessazione della partita Iva, oppure laddove l’interessato si accoli debiti.
Grazie a questa nuova norma l’attuale esecutivo si aspetta un gettito superiore a un miliardo di euro nel solo 2020.
Giochi a premi: sale il prelievo erariale su slot machine e videolottery
Ci sono diverse novità che riguardano il ritocco delle norme relative alla tassazione del settore dei giochi a premi, quali appunto le slot machines, ma quella di maggior rilievo è senza dubbio l’aumento del Preu (prelievo erariale unico) per i cosiddetti apparecchi di intrattenimento. La percentuale del prelievo passerà al 21,68% per le slot machines e al 7,93% per le videolotteries, con un gettito per lo stato che crescerà di circa 500 milioni di euro.
Tra le novità c’è anche quella che riguarda maggiori controlli per contrastare il fenomeno del gioco illegale, con particolari attenzioni finalizzate ad evitare il coinvolgimento dei minori nelle attività di gioco. In quest’ottica si colloca l’introduzione della figura dell’agente sotto copertura, che potrà fare puntate al gioco per infiltrarsi nelle attività illecite.
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