L’idea è quella di recuperare almeno 5 miliardi di euro, che sarebbero letteralmente manna dal cielo per finanziare alcune misure contenute nella manovra economica 2020, evitando di dover ricorrere ad alcuni spiacevoli balzelli già preannunciati peraltro, come accise sulle sigarette, aumento della cedolare secca sugli affitti, e plastic tax per citarne qualcuno.

Secondo le stime dell’Anci, la cifra dovrebbe ammontare intorno ai 4-5 miliardi di euro. Sarebbe infatti quanto dovuto dalla Chiesa Cattolica per l’Imu relativa agli immobili con fini non commerciali come scuole, cliniche, librerie, alberghi, per il periodo che va dal 2006 al 2011, al tempo in cui l’imposta in realtà si chiamava ancora Ici.

La proposta arriva dal Movimento 5 Stelle, che ha depositato in Senato un documento di legge firmato da un nutrito gruppo di Parlamentari, 76 su 106, il cui primo firmatario è il senatore Elio Lannutti. La proposta si potrebbe teoricamente inserire nella legge di bilancio 2020 sotto forma di emendamento, e permetterebbe, grazie anche ad un recente verdetto della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, di recuperare l’Imposta comunale sugli immobili (Ici) non versata dalla Chiesa e dagli enti no profit per i 5 anni che vanno dal 2006 al 2011.

Non solo, nel disegno di legge si punta anche a far pagare la subentrata Imu, nata appunto nel 2012, a tutti quegli enti religiosi che producono reddito tramite i loro immobili eludendo però il pagamento dell’imposta.

Far pagare Imu e arretrati ICI alla Chiesa non sarà facile

Tutto questo non sarà sicuramente di facile realizzazione pratica, ma comunque tutt’altro che impossibile, contrariamente a quanto aveva affermato la Commissione Ue nel 2012, e la sentenza del Tribunale Ue del 2016, che sancivano “l’impossibilità di recupero dell’aiuto a causa di difficoltà organizzative” nei confronti di enti non commerciali come scuole, cliniche, alberghi ecc.

La vicenda iniziò infatti con l’esenzione dell’ICI che il secondo governo Berlusconi decise di concedere nel 2006 per tutti gli edifici di proprietà della Chiesa Cattolica, incluse scuole, alberghi, cliniche. Ma la sentenza della Corte di Giustizia emessa nel novembre 2018 ha stabilito che dette difficoltà riguardanti il pagamento dell’Imu da parte della Chiesa sarebbero “mere difficoltà interne all’Italia”.

Inoltre la medesima sentenza della Corte di Giustizia stabilisce che il recupero da parte dello Stato degli introiti non acquisiti, definiti “aiuto di Stato irregolare” deve essere portato a compimento. Ed è proprio da qui che parte la proposta del Movimento 5 Stelle.

Recuperare quanto dovuto comunque, nonostante questa sentenza, non sarà facile per diverse ragioni. Anzitutto, come gli stessi firmatari della proposta di legge segnalano, nel decreto legge fiscale “salva Italia”, tramite il quale l’allora premier Mario Monti aveva tentato di limitare le esenzioni fiscali concesse dal governo Berlusconi, è previsto un esonero dal pagamento dell’imposta solo nei casi in cui “non vengono svolte attività economiche“.

Questo vorrebbe dire che il pagamento dell’Imu da parte della Chiesa sarebbe dovuto solo nel caso di locali non adibiti ad attività commerciali. Paletto che però risulta facile da aggirare, e spesso accade che ci siano enti ecclesiastici che producono reddito ma riescono ugualmente a non pagare quanto dovuto.

Come far pagare l’Imu alla Chiesa? La proposta dei 5 Stelle

Per evitare di indurre in tentazione la Chiesa, che potrebbe continuare ad aggirare il pagamento delle imposte dovute allo Stato, il M5S ha pensato di far “controllare i bilanci delle società o delle associazioni che li gestiscono da soggetti terzi, che se ne assumono la responsabilità”.

Tali soggetti preposti correrebbero anche il rischio di ripercussioni legali che rientrano nell’ambito del diritto penale, qualora risultassero inadempienti. Stando al testo depositato dai grillini infatti, gli enti ecclesiastici e religiosi con un “giro d’affari pari o superiore ai 100mila euro annui” saranno tenuti a “farsi convalidare i propri bilanci da un certificatore esterno”. Ed è proprio questo certificatore che, in caso di “bilancio non veritiero” può incorrere in reato punibile con “un periodo di detenzione dai 3 ai 5 anni”.

Se la Chiesa paga l’Imu meno tasse per tutti gli altri contribuenti

Se davvero la proposta del Movimento 5 Stelle dovesse andare in porto ed il testo venisse inserito nella legge di Bilancio 2020, lo Stato potrebbe finalmente recuperare quei 5 miliardi di euro, coi quali riuscirebbe a coprire buona parte delle misure previste dalla manovra economica.

“Tali somme sarebbero sufficienti ad evitare gli aumenti della cedolare secca, della tassa sulle transazioni immobiliari, dei bolli sugli atti giudiziari, del biodiesel e della plastic tax” ha spiegato all’Ansa il senatore Lannutti. Purtroppo le possibilità di successo dell’iniziativa dei Parlamentari 5 Stelle sono piuttosto basse, ed è proprio per questo che nessun rappresentante delle gerarchie ecclesiastiche ha ancora espresso particolare preoccupazione per i possibili sviluppi della vicenda.

Monsignor Giancarlo Bregantini ha rilasciato una dichiarazione all’Ansa definendo la proposta di Lannutti “una minestra riscaldata che non è più buona”. Insomma l’idea di pagare le tasse come tutti gli altri non sembra essere esattamente nelle corde della Chiesa Cattolica. ‘Dare a Cesare quel che è di Cesare’? No, se si può evitare.

“E’ stato più volte ribadito di avere uno sguardo ampio che tenga conto che questi immobili sono di sostegno ad una pastorale che è al servizio della gente e quindi sarebbe un penalizzare chi apre le strade per iniziative di bene” ha spiegato monsignor Bregantini.

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