Cattive nuove per i percettori del reddito di cittadinanza, non per tutti, ma almeno per una buona metà, che dovrà adempiere ad un paio di obblighi o si ritroverà senza alcun sussidio già a partire dal mese di ottobre.
Ma vediamo esattamente come mai l’assegno del reddito di cittadinanza del mese di ottobre è a rischio per così tanti cittadini che fino ad oggi lo hanno percepito regolarmente. Quello che è successo è che l’INPS ha inviato di recente un sms a 519.586 famiglie che percepiscono il reddito o la pensione di cittadinanza, chiedendo di integrare le domande presentate nel mese di marzo.
Si tratta quindi, per queste famiglie, di inviare documentazione integrativa, altrimenti l’assegno del mese di ottobre salterà. A dover regolarizzare la propria posizione è oltre una famiglia su due, visto che il numero complessivo delle famiglie che percepiscono il reddito o la pensione di cittadinanza ammonta a 976.852 unità.
La documentazione richiesta dall’INPS tramite sms deve essere necessariamente presentata entro e non oltre il 21 ottobre. 114.352 famiglie hanno già risposto, ma ne restano ancora oltre 400mila, e sono proprio queste ultime a rischiare la sospensione dell’accredito, visto che gli restano solo due settimane di tempo. Le più a rischio sarebbero le circa 54mila famiglie di extracomunitari, per un totale di 172mila persone.
Come mai l’INPS chiede ulteriore documentazione ai percettori del reddito
Il reddito e la pensione di cittadinanza nascono da una proposta del Movimento 5 Stelle e divengono realtà col decreto legge del 28 gennaio 2019. A partire dal 6 marzo dello stesso anno sono state presentate le prime domande, che per essere accolte dovevano soddisfare una serie di requisiti.
Quando il decreto fu trasformato in legge il 28 marzo 2019, il Parlamento introdusse una serie di nuovi requisiti e prescrizioni per avere diritto al reddito di cittadinanza. Fu però stabilito che le domande accolte prima che il decreto divenisse legge con le relative modifiche, sarebbero state ritenute valide per i 6 mesi seguenti, durante i quali il sussidio sarebbe stato comunque corrisposto.
Trascorsi i sei mesi però i percettori avrebbero dovuto integrare la domanda con la documentazione richiesta dall’INPS. La comunicazione ai diretti interessati da parte dell’INPS è arrivata solo in questi giorni, pertanto ai destinatari non resta molto tempo per mettersi in regola.
Come funziona la procedura online
Per procedere con l’invio della documentazione necessaria per aggiornare la propria domanda per il reddito di cittadinanza è sufficiente andare sul sito web indicato nello stesso sms inviato dall’INPS. Sul sito ci saranno due dichiarazioni da sottoscrivere.
La prima dichiarazione riguarda le “condizioni necessarie per godere del beneficio” e prevede che il richiedente non sia soggetto a misure cautelari (arresto, fermo) disposte dall’autorità giudiziaria, e che non abbia riportato condanne definitive negli ultimi 10 anni. All’interno della stessa dichiarazione si deve anche specificare che non ci siano componenti dello stesso nucleo familiare disoccupati a seguito di dimissioni volontarie, nè persone ricoverate in istituti di lunga degenza pubblici.
La seconda dichiarazione riguarda le responsabilità penali in caso di attestazioni false nonché gli adempimenti richiesti agli extracomunitari. I cittadini che non fanno parte dell’Ue “devono produrre apposita certificazione rilasciata dall’autorità competente dello Stato estero” la quale deve essere tradotta in italiano e resa legale dal consolato italiano che comprova “la composizione del nucleo familiare e il possesso dei requisiti reddituali e patrimoniali”.
Sono esenti da tali adempimenti i cittadini extracomunitari in possesso dello status di rifugiati e quelli che provengono da alcuni Stati specificamente elencati con un decreto ministeriale (Lavoro-Esteri) che al momento però non è ancora stato emesso. L’Inps intanto, a partire dal mese di luglio ha smesso di approvare domande di reddito di cittadinanza presentate da cittadini extraeuropei.
Fonti governative rassicurano comunque che il decreto ministeriale uscirà a breve e che i Paesi per i quali sarà necessaria la certificazione non saranno molti. In questo modo, almeno in teoria, la maggior parte degli extracomunitari no dovrà preoccuparsi dei nuovi adempimenti, mentre per tutti gli altri, se non verrà prodotta la documentazione richiesta dall’INPS il reddito sarà sospeso finché non regolarizzano la propria posizione. Inoltre, anche una volta fornita la documentazione richiesta, chi aveva subito al sospensione del sussidio non potrà recuperare le somme relative al periodo della sospensione.
Facendo due conti vediamo che il governo aveva messo a preventivo una spesa complessiva di 5,6 miliardi di euro per il 2019, per un totale di 1,3 milioni di assegni da corrispondere. Attualmente però la stima è inferiore di 300mila unità, attestandosi intorno a 1 milione di assegni in tutto, per un risparmio di approssimativamente 1 miliardo e mezzo per questo primo anno.
La somma risparmiata dallo Stato potrebbe persino aumentare in questi ultimi mesi, in base al numero dei percettori del reddito che non forniranno la dovuta documentazione entro il 21 ottobre, e che pertanto vedranno sospendersi l’erogazione del sussidio.
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