L’obbligo di accettare i pagamenti con carta di credito è già in vigore da 5 anni in Italia, ma le transazioni che avvengono effettivamente in questo modo ad oggi sono ben poche. I dati dicono che l’80% delle spese viene ancora affidato al contante, una realtà tutta italiana, perché nel resto d’Europa la tendenza è completamente diversa.
Per gli imprenditori il costo di ogni transazione è eccessivo, e questo dipende dagli istituti di credito italiani, che in questo modo rendono di fatto troppo caro l’utilizzo, da parte degli esercenti, di dispositivi per il pagamento con carte di credito. Infatti al costo di ogni singola transazione, che varia a seconda dei casi, e che può arrivare fino al 9% dell’importo corrisposto dal cliente, si aggiungono altri costi, ad iniziare da quello del noleggio del Pos stesso, più le sepse una tantum e quelle di eventuale manutenzione.
Il nuovo governo, in vista della manovra economica, sta tentando di dare un duro colpo all’evasione fiscale, per portare allo scoperto un sommerso che produrrebbe, per le casse dello Stato, introiti che specie nella situazione in cui si trova il Paese, potrebbero fare la differenza.
A tal fine l’esecutivo giallo-rosso sta introducendo delle novità che riguardano l’uso del contante, una tassa che riguarda i prelievi dagli sportelli bancomat se si supera l’importo dei 1.500 euro al mese. Una novità che riguarderà ben poco i milioni di Italiani che non solo non prelevano tutto quel contante ogni mese, ma soprattutto hanno entrate mensili che a 1.500 euro neppure ci arrivano.
Una tassa che forse non colpisce solo i ricchi, ma che di certo riguarda i benestanti, e non cambia nulla per chi è al di sotto di tale soglia. Una tassa infatti che mira a colpire gli evasori, e non i risparmiatori, ma che secondo alcuni rischia di essere solo l’ennesimo regalo al sistema bancario. Il risultato infatti dovrebbe essere quello di incentivare l’utilizzo di bancomat e carte di credito per un sempre maggior numero di transazioni, ma per ora i costi che sostiene l’esercente, come accennato, sono spesso troppo alti.
Il regolamento Ue ha già tagliato le commissioni interbancarie fino allo 0,2% per transazione quando si utilizza il bancomat, e allo 0,3% per le transazioni che avvengono tramite carta di credito ma nessun commerciante italiano gode davvero di simili agevolazioni.
Infatti secondo uno studio recente, la commissione media pagata dagli esercenti italiani è dello 0,9% di cui lo 0,54% va dritto nelle tasche dei circuiti internazionali come Mastercard, Visa ecc, mentre la restante parte spetta alle banche italiane. I piccoli esercenti pagano di più: l’1,32%, con lo 0,78% che finisce nelle casse degli istituti di credito italiani..
Fare un conteggio complessivo e tirar fuori il dato relativo al costo medio delle transazioni non è semplice, anche perché bisogna considerare qualche costo fisso, come l’affitto del Pos, o il costo saltuario di eventuale manutenzione. Non solo, perché alcuni contratti sono diversi dagli altri, in quanto vengono negoziati individualmente e possono essere più o meno vantaggiosi per l’una o per l’altra parte a seconda dell’esito del negoziato.
I costi delle transazioni con bancomat e carta di credito con Unicredit
Prendiamo un contratto standard con Unicredit, che fornisce il proprio Pos dietro il pagamento una tantum di 100 euro, al qual costo fisso si aggiunge poi il canone mensile che può andare dai 30 agli 80 euro. La singola transazione può variare anch’essa a seconda di alcuni criteri.
Se si tratta di Pagobancomat, a Unicredit spetta il 2,25% sull’importo della transazione se eseguita con una carta emessa dalla stessa banca, mentre arriva al 2,3% in tutti gli altri casi. Con carta di credito le transazioni costano ancora di più, dal 3,55% se si usa una carta emessa da Unicredit, fino al 5%, che diventa il 6% nel caso di vendite telefoniche o per corrispondenza.
I costi delle transazioni con bancomat e carta di credito con Intesa SanPaolo
Se ci si rivolge invece a banca Intesa SanPaolo, per installare il Pos chiedono 200 euro, e un canone mensile che può andare dai 40 ai 55 euro. Se si tratta di un servizio stagionale però chiedono generalmente una maggiorazione del 50%.
Quanto alle commissioni, con il Pagobancomat la banca si trattiene l’1,8%, e fino al 4,45% se si utilizza la carta di credito. C’è poi un costo minimo che viene applicato per le transazioni di basso importo (comunque non inferiore ai 5€) che è di 0,5€ a transazione. Il che significa che se pago 5€ con carta di credito, alla banca spetta il 10% dell’importo della transazione.
Per Dalmasso di SatisPay: “per sostituire i contanti bisogna abbattere le commissioni per gli esercenti”
In Italia, dati alla mano, possiamo affermare che manca la dovuta trasparenza sia verso il mercato che verso i consumatori, basti pensare che secondo il limite indicato da Nexi, le banche possono arrivare ad intascare fino al 9% in commissioni per una transazione.
“Per sostituire i contanti serve creare un sistema di pagamento elettronico che abbatta drasticamente le commissioni per gli esercenti, che sia piacevole da usare per i consumatori e che possa creare valore aggiunto per tutti” spiega Alberto Dalmasso, co-fondatore e Ceo di SatisPay.
Satispay è la fintech italiana che ha ridotto a zero le commissioni per le transazioni di importo pari o inferiore a 10 euro, fissandole invece a 0,2€ fissi per tutte le altre.
Secondo Dalmasso “gli esercenti reagiscono male alle proposte avanzate perché si parla di pagamenti elettronici associando e menzionando sempre e solo gli strumenti più tradizionali, come le carte di credito, mentre è necessario comprendere tutte le soluzioni alternative, convenienti e che possano anche sostenerli nel business. Noi siamo una” conclude l’imprenditore “ma ce ne sono anche altre con caratteristiche diverse”. SumUp, Axerve Easy, MyPos Mini e Plick sono solo alcuni esempi.
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