Il reddito di cittadinanza è stato uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle sin dall’inizio, e a differenza di quanto generalmente accade con le promesse fatte dai partiti politici, questa è stata realizzata dopo pochi mesi di governo. Ma questa misura, spesso definita assistenziale nell’accezione negativa del termine, a quanti è destinata?

Naturalmente per poter percepire il reddito di cittadinanza, è necessario essere disoccupati ed iscritti all’ufficio per l’impiego avendo fatto dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, e rientrare in determinate soglie di reddito. Questo naturalmente in linea di principio, poi naturalmente l’importo stesso del reddito varia a seconda dei singoli casi.

Tornando quindi alla domanda, alla luce di ciò, quanti sono a percepire il reddito di cittadinanza in Italia? Infodata ha fatto un’analisi accurata, anche se non completa per la mancanza dei dati relativi ad alcune provincie, come quella autonoma di Bolzano per esempio. E secondo questa analisi a percepire il reddito di cittadinanza non sono poi così tanti, e quei pochi sono soprattutto al sud.

In base all’analisi di Infodata, a percepire il Rdc è mediamente il 6,02% dei disoccupati. Questo su scala nazionale, ma ci sono comuni in cui il dato raggiunge anche il 25%, così come ve ne sono altri in cui è ben al di sotto dell’1%.

La mappa che è possibile consultare qui sotto indica in scala di blu i comuni in cui si ha un’incidenza del Rdc inferiore alla media nazionale, e in scala di rosso i comuni in cui l’incidenza è al di sopra della media nazionale.

A colpo d’occhio è molto facile notare come la situazione sia completamente diversa tra nord e sud, ed in particolare vediamo che la Calabria, ma anche regioni come la Sicilia o la Sardegna, presentano complessivamente un’incidenza del reddito al di sopra della media nazionale.

Per poter costruire questa mappa Infodata è partita dalla mappa di chi non ha un lavoro realizzata su base comunale. In altre parole si tratta della percentuale di coloro che nel 2018 non ha dichiarato alcun reddito sul totale dei residenti, compresi nella fascia di età 15-64.

Il dato così ottenuto è stato poi incrociato coi numeri forniti dal Ministero dell’Economia e dall’Istat, e si è ottenuta quindi la percentuale di disoccupati e inoccupati sul totale della popolazione presa in analisi, per giungere poi al dato del numero dei disoccupati su base comunale. Il dato è stato poi incrociato con quello fornito dal’Inps relativo alle persone la cui domanda di Rdc è stata accolta. In questo modo si è ottenuto il dato, anche su base comunale, della percentuale di chi è disoccupato e percepisce il Rdc.

Su Il Sole 24 Ore viene accennata un’analisi che sembra indirizzare il lettore verso alcune considerazioni. Leggiamo in merito al reddito di cittadinanza “per come è articolato, nulla vieta ad una casalinga che abbia tutto l’interesse di rimanere tale, di iscriversi ai centri per l’impiego, frequentare eventualmente corsi di formazione e rifiutare ogni offerta di lavoro. Ricevendo però, nel frattempo, un sussidio”.

“Nel computo” spiega Il Sole 24 Ore “ci sono anche gli studenti delle superiori e delle università, che per ovvie ragioni non dichiarano un reddito. Oltre a persone che sono inoccupate e vogliono restare tali”. Questo spiegherebbe come mai la percentuale di percettori del reddito è così bassa (6,02% su scala nazionale) sul totale di coloro che non hanno un lavoro.

L’analisi fatta da Infodata, indubbiamente molto interessante, mette in evidenza tuttavia uno scenario che, semplicemente conoscendo approssimativamente il dato relativo al tasso di disoccupazione nel nord e nel sud Italia, era facilmente pronosticabile.

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