Il divieto è attivo da lunedì 15 luglio e riguarda la pubblicizzazione di giochi e scommesse. Arriva a un anno dall’entrata in vigore del Decreto Dignità, con l’articolo 9 del quale si avviava un iter volto a contrastare il gioco d’azzardo ed in particolar modo la ludopatia che ne può derivare.
Grazie ad un emendamento erano state concesse alcune deroghe per dare il tempo necessario alla chiusura dei contratti ancora in essere. Ma tali deroghe sono ora scadute, pertanto risulta ora vietata qualsiasi forma di sponsorizzazione di “eventi, attività, manifestazioni, programmi, prodotti o servizi” nonché “tutte le altre forme di comunicazione di contenuto promozionale, comprese le citazioni visive e acustiche e la sovraimpressione del nome, marcio, simboli, attività e prodotti la cui pubblicità.”
Alcuni operatori si sono però rivolti all’Autorità Garante per le Comunicazioni, al fine di ottenere dei chiarimenti e delucidazioni in merito ai nuovi divieti imposti dal Decreto Dignità. E’ stata l’Agcom a tracciare delle linee guida che non cambiano la sostanza del provvedimento ma prevedono comunque delle eccezioni.
Di fatto un divieto così esteso riguardante la pubblicità e la sponsorizzazione di prodotti legati al mondo del gioco d’azzardo, non può che produrre una lunga serie di cambiamenti. Basti pensare che nel mirino finiscono anche le società sportive, le quali perdono in questo modo la sponsorizzazione da parte di alcune società di gaming. Ad esempio i club della serie A di Calcio, per un valore economico complessivo di circa 35 milioni di euro l’anno.
Decreto Dignità, restano fuori Lotteria Italia e Superenalotto
Il testo dell’articolo 9 del decreto dignità vieta qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi e scommesse. Le sanzioni previste per chi non rispetta la legge vanno da una multa pari al 20% del valore della pubblicità, o sponsorizzazione, e comunque di un importo mai inferiore ai 50mila euro per violazione.
Non sono toccati dalla nuova norma i giochi che prevedono una estrazione in differita, e quindi una vincita non immediata, detti nel testo del decreto: “lotterie nazionali a estrazione in differita” come ad esempio la Lotteria Italia e il Superenalotto.
Linee guida Agcom: ecco cosa è ancora lecito
Il provvedimento, secondo alcuni operatori del settore, presentava delle lacune e imprecisioni, quindi è stata l’Autorità Garante per le Comunicazioni a metterci una pezza, chiarendo tutti i punti più ingarbugliati che riguardano l’applicazione dell’articolo 9 del decreto.
Le insegne fuori dai negozi sono legittime, così come è legittimo il posizionamento sui motori di ricerca per gli operatori di gioco, online e non. Le informazioni date all’interno dei locali di gioc sono naturalmente consentite, il testo recita infatti: “non rientrano nell’ambito dell’applicazione della norma le comunicazioni di mero carattere informativo fornite dagli operatori di gioco legale, purché effettuate nel rispetto dei principi di continenza, non ingannevolezza, trasparenza nonché assenza di enfasi promozionale.”
Sono leciti altresì i servizi informativi che comparano quote e offerte commerciali di diversi competitor. Per esemplificare possiamo menzionare i cosiddetti “spazi quote” che sono di fatto delle rubriche di programmi televisivi, generalmente incentrati su temi legati allo sport, che hanno la funzione di fornire delle informazioni relative alle quote offerte dai bookmaker.
Sono leciti anche i loghi dei giochi e il riferimento alla possibilità di giochi sulle vetrine di negozi quali ad esempio tabaccai, così come è lecita l’esposizione di eventuali vincite che vengono conseguite nel tale esercizio commerciale purché non configurino una “forma di induzione del gioco a pagamento”
Sono autorizzate le fiere sul gioco a pagamento se sono destinate ai soli operatori del settore, e lo sono anche le campagne informative sui giochi “vietati in senso assoluto”, su quelli “vietati ai minori”, nonché quelle incentrate sui “fattori di rischio a cui sono esposti i giocatori denominati problematici, sui valori legati al gioco legale, e di informativa sul gioco legale e sui rischi dell’usura connessi al gioco patologico”.
Via libera anche alla televendita, non intesa come promozione del gioco in sé, ma volta alla conclusione di un contratto di gioco.
Linee guida Agcom: ecco cosa non vedremo più
Non vedremo più le pubblicità di gioco d’azzardo sui giornali, in TV, che sia quella pubblica o si tratti della Pay-TV non fa differenza, né sulle maglie dei giocatori, ad esempio dei calciatori della Serie A di calcio, ma nemmeno nelle manifestazioni culturali, sportive o di qualsivoglia altro genere.
Ma non finisce qui, perché come riportato dal decreto e spiegato dall’Agcom, non solo non vedremo più le tradizionali forme di pubblicità, ma nemmeno la cosiddetta pubblicità indiretta come quella del product placament. Ad esempio non saranno inseriti prodotti commerciali legati al gioco d’azzardo all’interno di una serie televisiva, e non potranno essere distribuiti gadget che riportano brand di prodotti di gioco, né si potranno organizzare eventi che mettano in palio premi che riportano detti brand.
Non restano fuori dalle restrizioni previste dal decreto nemmeno gli Influencer di Instagram, ai quali è proibito promuovere prodotti legati al mondo del gioco d’azzardo, sia tramite sponsorizzazione diretta che indiretta.
Le conseguenze sul mercato del gioco d’azzardo
La prima obiezione che è stata presentata nei mesi di transizione intercorsi tra l’entrata in vigore del decreto e la sua effettiva attuazione, riguarda la presunta contraddittorietà dei divieti imposti a chi opera nel settore del gioco d’azzardo in Italia.
Infatti, nel corso delle audizioni con l’Agicom, è stato fatto notare quanto sia contraddittorio che lo Stato consenta il gioco d’azzardo, facendo una distinzione peraltro tra gioco legale e illegale, sottoponendo lo stesso al regime concessorio, ma vieti poi qualsiasi forma di comunicazione commerciale volta a promuovere il gioco stesso.
La pubblicità, secondo chi opera nel settore, è fondamentale e vietarla “comporterebbe un ostacolo, in molti casi insuperabile, all’esercizio dell’attività di offerta del gioco a pagamento”. Non solo, perché a destare preoccupazioni è anche il fatto che privare il gioco a pagamento di natura legale, del supporto della pubblicità e delle sponsorizzazioni, potrebbe produrre l’indesiderato effetto di rendere più difficile per l’utente, la distinzione tra gioco legale e gioco illegale. Gioco illegale che, secondo quanto emerso dalle statistiche, sarebbe la forma di gioco che maggiormente porta allo sviluppo di ludopatie, fenomeni di gioco patologico ma anche di usura.
La penalizzazione del gioco d’azzardo legale, attraverso il divieto di ogni forma di pubblicità e sponsorizzazione, porterebbe secondo gli esperti, ad una perdita per l’intero settore, a vantaggio della concorrenza costituita dal gioco d’azzardo illegale. Con conseguenze dirette anche sulle entrate per lo Stato che potrebbe perdere secondo le stime, circa 150 milioni di euro all’anno.
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