Nessuna condanna penale per la comandante della Sea Watch 3 secondo la Giudice delle Indagini Preliminari di Agrigento Alessandra Vella. Una sentenza che ha permesso a Carola di tornare subito in libertà dopo 5 giorni agli arresti domiciliari. Ora dovrà affrontare la seconda parte del processo, un interrogatorio con i pm che indagano per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

E’ tornata da Agrigento ieri sera alle 22:00 Carola Rackete, ed ora prepara le prossime mosse coi suoi legali, ma la sentenza della Gip è sicuramente il miglior inizio su cui potesse sperare. Naturalmente non le è ancora permesso di tornare a casa visto che la procura ha già negato il nullaosta per l’espulsione per esigenze di giustizia.

Quanto alla sentenza che ha scagionato la capitana della Sea Watch che ha diretto la nave contro la motovedetta della Guardia di Finanza, ignorando l’alt più volte intimato dalle forze dell’ordine per poi rischiare di farla finire schiacciata contro il molo, ora pone un precedente e fissa dei principi fondamentali che varranno inevitabilmente anche per le altre navi delle Ong. Proprio in questi giorni sono tornate al lavoro nel Mediterraneo la Open Arms, la Mediterranea e Sea Eye.

Come (non) funziona il decreto sicurezza bis

Non si potrebbe applicare, secondo la Gip Alessandra Vella, il decreto sicurezza bis per bloccare le navi delle ong impegnate nel traffico di esseri umani. “Le direttive ministeriali sui porti chiusi” spiega la Gip “e il divieto di ingresso in acque territoriali” in base al quale alla Sea Watch era stato intimato l’alt, non si possono applicare in quanto le navi delle ong, il cui obiettivo dichiarato è quello di soccorrere migranti, non rappresenterebbero una minaccia per la sicurezza del Paese.

Il principio fondamentale dell’ordinanza della Gip di Agrigento è invece il dovere di soccorso, il quale rappresenta la scriminante che la giudice ha deciso di far prevalere. “L’attracco al porto di Lampedusa” spiega la Gip “appare conforme al testo unico per l’immigrazione nella parte in cui fa obbligo al capitano e alle autorità nazionali indistintamente di prestare soccorso e prima assistenza allo straniero rintracciato in occasione dell’attraversamento irregolare della frontiera.”

La questione della “disobbedienza a nave da guerra”

Nei giorni scorsi è stato ripetuto più volte, specie dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini, che Carola Rackete avrebbe disobbedito ad un ordine di una nave da guerra. Secondo la Gip di Agrigento invece non si sarebbe trattato di nave da guerra in quanto essendo una motovedetta della Guardia di Finanza, si può considerare nave da guerra solo quando opera al di fuori delle acque territoriali “ovvero in porti esteri ove non vi sia un’autorità consolare.”

Il parere della Gip sulla manovra della Sea Watch

Si è parlato molto, e si è visto e rivisto il video, della Sea Watch 3 che rischia di schiacciare la motovedetta delle Fiamme Gialle, e per quanto fosse azzardata, quella manovra non è incriminabile secondo la Gip Alessandra Vella.

La giudice ha infatti accolto in pieno la ricostruzione fatta dalla comandante tedesca Carola Rackete, che ha ribadito di non aver avuto nessuna intenzione di colpire la motovedetta della Guardia di Finanza. “Da quanto emerge dal video” spiega la Gip “deve essere molto ridimensionato nella sua portata offensiva rispetto alla prospettazione accusatoria fondata solo sulle rilevazioni della polizia giudiziaria.”

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