E’ diventato legge il Decreto Crescita che tra le altre riforme per favorire lo sviluppo economico, prevede anche uno “scivolo” per andare in pensione prima. L’obiettivo del pensionamento anticipato è chiaro: si agevola il turnover all’interno delle grandi aziende, aumentando in tal modo il numero degli occupati. Ma al contempo si immette nel mondo del lavoro giovane manodopera, sicuramente più preparata ad affrontare le sfide imposte dal sempre più diffuso utilizzo di moderne tecnologie e strumenti all’avanguardia.
A beneficiare delle novità inerenti il pensionamento anticipato saranno solo le grandi aziende. Per andare in pensione prima infatti bisogna prima di tutto essere assunti presso un’azienda con più di mille dipendenti, e poi è necessario aver maturato alcuni requisiti. Per ottenere lo “scivolo” di 5 anni bisogna essere a non più di 60 mesi (5 anni appunto) dal maturare il diritto alla pensione di vecchiaia, ma bisogna anche aver già maturato il requisito minimo contributivo.
L’indennità sarà commisurata al trattamento pensionistico lordo maturato al momento della cessazione del rapporto di lavoro. I 5 anni che verranno “abbonati” con la riforma del decreto crescita saranno di fatto pagati dall’azienda, anche ricorrendo a fondi di solidarietà bilaterali qualora siano già costituiti o in corso di costituzione.
La misura che permette lo “scivolo” dei 5 anni favorirà il rilancio dello sviluppo e la crescita economica. Rientra nel nuovo contratto di espansione che sostituirà quello di solidarietà espansiva, ed è diretto alle grandi aziende (più di mille dipendenti) che intendano mettere in essere un processo di rinnovamento tecnologico, reindustrializzazione e riorganizzazione.
Grazie a quanto previsto dal decreto crescita, per le aziende in possesso dei requisiti necessari è anche prevista la possibilità di ridurre l’orario di lavoro degli altri dipendenti, con la possibilità quindi di procedere con nuove assunzioni. Dapprima in via sperimentale la misura verrà introdotta per il 2019 e il 2020.
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