Le tensioni tra USA e Iran non si allentano, e a pagarne le conseguenze naturalmente non sono solo i due Paesi. Le ripercussioni, per ora meramente economiche, si stanno facendo sentire causando danni collaterali che colpiscono con un raggio via via più ampio.
José Luis Carapatos, CEO di Serenity Markets, ha commentato l’ultimo tweet lanciato dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. “La Marina degli Stati Uniti aveva dichiarato in un paio di occasioni che era disposta a garantire il passaggio delle merci attraverso lo Stretto di Hormuz, ma Trump ha appena scritto che i Paesi dovrebbero proteggere le proprie navi. In altre parole tutti dovrebbero proteggersi.”
Un messaggio abbastanza chiaro quello di Trump, che nel suo Tweet specifica che gli USA non hanno bisogno di attraversare lo Stretto di Hormuz per ricevere rifornimenti di petrolio e materie prime. Gli altri Paesi invece sì, e cita Giappone e Cina. Intanto il prezzo del petrolio sta salendo, e a pagarne le conseguenze per ora sono alcune compagnie aeree come la IAG e la Lufthansa.
“La Cina riceve il 91% del suo petrolio dallo Stretto, il Giappone il 62%, e così molti altri Paesi. Allora perché stiamo proteggendo le rotte commerciali degli altri Paesi (da molti anni) in cambio di nessun compenso” afferma Trump nel suo Tweet “tutti questi Paesi dovrebbero proteggere le proprie navi in quello che è sempre stato un tragitto pericoloso. Noi non abbiamo bisogno di passare da lì visto che gli Stati Uniti sono diventati (di gran lunga) il più grande produttore di Energia di tutto il mondo!”
Donald Trump: “no armi nucleari e basta col clima di terrore”
Trump conclude poi il suo Tweet con un ammonimento all’Iran: “la richiesta degli Stati Uniti all’Iran è molto semplice: no armi nucleari e basta col clima di terrore.” Dichiarazione quella del presidente USA che sembra non avere alcuna attinenza con ciò che sta realmente accadendo. Ricordiamo che quanto alla corsa al nucleare, l’Iran sta rispettando gli accordi Jcpoa mentre gli USA ne hanno fatto carta straccia oltre un anno fa. E quanto all’attacco alle petroliere nello Stretto di Hormuz, non si sa ancora chi ne sia responsabile.
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