Un atteggiamento al limite del bullismo quello adottato dagli USA nei confronti dell’Iran. Trump comunica al mondo un messaggio chiaro in questi giorni: gli USA fanno quello che vogliono. Se vogliamo definire in che modo è iniziata la cosa, penso sia il caso di partire dall’uscita unilaterale degli USA dagli accordi sulla riduzione del nucleare Jcpoa.
Il Jcpoa, acronimo che sta per Joint Comprehensive Plan of Action, è un accordo originariamente firmato da USA, Iran, Russia, Cina, Francia, Regno Unito e Germania, dal quale Trump ha deciso di chiamarsi fuori nel maggio 2018, imponendo unilateralmente nuove sanzioni all’Iran, nonostante l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) avesse più volte certificato, e tutt’ora certifichi, il pieno rispetto dei termini da parte di Teheran.
Ma agli USA i rapporti dell’Aiea non sembrano interessare granché e decidono di uscire dal Jcpoa e di colpire con pesanti sanzioni l’economia iraniana. A questo punto l’Iran avrebbe tutto il diritto di fare carta straccia degli accordi, ma non lo fa e continua a rispettarli malgrado la decisione statunitense, accordandosi coi rimanenti firmatari.
Le promesse fatte dagli altri Paesi del Jcpoa prevedono il mantenimento di rapporti commerciali con l’Iran ed il proseguimento di investimenti nel Paese, mettendo a punto meccanismi finanziari in grado di arginare l’effetto delle sanzioni di Washington. Ma nonostante le ripetute rassicurazioni da parte dell’Europa, le aziende europee fuggono dall’Iran e le banche internazionali troncano i rapporti con gli istituti iraniani.
Gli effetti non tardano ad arrivare: recessione grave, inflazione fuori controllo, carenza di generi anche di prima necessità, carenza di medicinali spesso di importanza vitale. Così Teheran decide di annunciare che aspetterà altri 60 giorni, dopodiché cesserà di rispettare gi accordi Jcpoa che fin qui aveva sempre rispettato. Gli stessi accordi calpestati dagli USA senza alcuna conseguenza.
L’episodio delle petroliere in fiamme nel Golfo Persico potrebbe essere riconducibile ad un’azione di forze iraniane, anche se ciò non è stato dimostrato. Il messaggio potrebbe riguardare la questione delle esportazioni di petrolio iraniano, bloccate dalle sanzioni imposte dagli USA. Per ora si possono solo fare delle ipotesi in merito, ma quel che è certo è che l’Iran voleva rispettare e ha sempre rispettato gli accordi Jcpoa, ed ora Washington diffida la Repubblica Islamica dal violare gli stessi accordi che gli USA hanno calpestato.
Gli USA fanno carta straccia degli accordi e l’Europa sta a guardare
In questo delicato contesto l’Europa non si è certo distinta né per indipendenza né per coerenza. Lo scorso gennaio ad esempio, il gruppo E3 (Francia, Germania e Gran Bretagna) aveva annunciato l’imminente nascita di uno strumento finanziario che avrebbe permesso a chi vi avesse aderito, di intrattenere scambi commerciali con l’Iran.
Il suddetto strumento si sarebbe chiamato Instex, acronimo che sta per Instrument in Support of Trade Exchanges. Ora sono passati 5 mesi da quelle dichiarazioni, ma l’Instex non è ancora operativo. Anche se lo fosse stato comunque non avrebbe fatto grande differenza per un paio di ragioni. La prima è che gli scambi previsti dall’Instex dovrebbero riguardare ufficialmente solo quelli di beni umanitari, che in teoria sarebbe già permesso dalle sanzioni attuali. La seconda ragione è che gli USA hanno minacciato di sanzionare anche l’Instex.
Lunedì scorso Teheran ha ribadito che la scadenza dei 60 giorni è vicina, la data del termine è infatti il 6 luglio. I leader di Francia, Germania e Gran Bretagna hanno esortato l’Iran ad onorare i propri obblighi pena l’isolamento internazionale. Gli stessi obblighi che gli USA non rispettano da oltre un anno. Gli stessi obblighi nei confronti dei quali i Paesi Europei sono i primi inadempienti.
Angela Merkel ha affermato che l’Iran avrebbe dovuto rispettare l’accordo “altrimenti vi saranno certamente conseguenze”. Quali saranno di preciso le conseguenze lo scopriremo tutti il 6 luglio.
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