Sono morte 2 bambine, 4 donne ed un uomo nella tragedia del barcone affondato a largo dell’isola di Lesbo. L’imbarcazione trasportava secondo alcune fonti oltre 60 passeggeri. Sono quindi 7 i morti e non 6, come si era ritenuto inizialmente.

I migranti si trovavano in quel momento a circa 2,5 miglia dalle coste di Mitilene, principale località dell’isola dell’Egeo, secondo quanto riferito dalla guardia costiera del posto, che sarebbe riuscita a mettere in salvo 57 persone.

I porti sono aperti alle armi ma chiusi alle persone. L’accusa di Papa Francesco

Dalla Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali arrivano le parole del Pontefice: “L’ira di Dio si scatenerà contro chi vende armi. Questa ipocrisia è un peccato.” Toni da ‘vecchio testamento’ quelli adottati da Papa Francesco, che esorta a salvare vite invece che vendere strumenti di morte.

“Tante volte penso all’ira di Dio che si scatenerà contro i responsabili dei Paesi che parlano di pace e vendono le armi per fare le guerre … Se sono insensibili i cuori degli uomini, non lo è quello di Dio, ferito dall’odio e dalla violenza che si può scatenare tra le sue creature.”

Salvini: “noi stiamo salvando vite”

Immediata la risposta dal vicepremier Matteo Salvini, che si sente, forse giustamente, chiamato in causa da quanto affermato dal Pontefice. “Noi oggi stiamo facendo proprio questo” ha detto il leader leghista “sono stati registrati circa duemila arrivi contro i 14 mila dell’anno scorso. E contro i 15 mila morti e dispersi tra il 2015 e il 2019.”

Numeri, quelli messi sul piatto da Salvini che mostrerebbero come l’emergenza dell’immigrazione non si risolverebbe solo con le operazioni di salvataggio, ma con una politica di controlli dei flussi, basata su accordi di collaborazione tra i diversi Stati.

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