ritratto di Trump con grafico al ribasso
Effetti dazi sui mercati - BorsaInside.com

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Tra i dirompenti obiettivi del nuovo mandato del Presidente degli Usa Donald Trump ci sono gli aggravi dei dazi che hanno creato distorsioni di mercato, con alcuni settori che beneficiano del protezionismo e altri che lottano con costi più elevati. Vediamo le conseguenze di queste nuove politiche e offriamo spunti pratici per gli investitori retail.

Arrivano i dazi statunitensi

impatto dazi
(Image: ispionline.it)

L’annoso tema del protezionismo negli USA ha riportato in auge un argomento delicato che rischia di minare l’equilibrio economico globale. I primi ad essere colpiti sono stati il Messico e il Canada (con il 25%) e la Cina (con il 10%) agli inizi di febbraio. Con le nuove tariffe in arrivo, che entreranno in vigore il 2 aprile, nel “giorno della Liberazione” per gli Stati Uniti, così definito dal loro presidente, si capirà chi verrà maggiormente attaccato e in che misura.

Lo scopo dei dazi imposti da Trump è quello di pareggiare i conti con i Paesi che tassano i beni americani e si comportano in maniera “brutale”: «Se loro ci tassano, noi tassiamo loro, allo stesso modo». Inoltre, anche l’Iva (imposta sul valore aggiunto) sarà considerata un dazio. Questa politica, secondo il tycoon, è giustificata per il raggiungimento dei suoi obiettivi: aggiustare il deficit commerciale, rilanciare la manifattura e accumulare entrate per finanziare il governo, come ha proclamato durante la sua campagna elettorale.

Ma l’UE non ci sta e, per proteggere i suoi interessi, le aziende, i lavoratori, i consumatori e sconfiggere le barriere che minacciano il commercio libero, ha annunciato l’adozione di contromisure su 26 miliardi di beni statunitensi.

I settori più colpiti e quelli più avvantaggiati

I principali settori che accusano delle nuove disposizioni sono la siderurgia, i materiali da costruzione come il legno o il cemento e l’automotive, costretto al dazio appena annunciato del 25% . Le esportazioni europee di automobili verso gli Stati Uniti sono di circa 60 miliardi di dollari all’anno, rendendo il settore particolarmente vulnerabile alle nuove tariffe, si pensi a Ford, Stellantis, Toyota o General Motors avendo stabilimenti in Cina, Canada, Messico subiranno i maggiori danni. Le preoccupazioni riguardano l’aumento dei costi di produzione e il rischio di ritorsioni da parte di altri paesi. Inoltre, si teme che i consumatori americani possano affrontare prezzi più elevati per i veicoli. 

Poi la chimica e l’agroalimentare, con cifre importanti: circa 5 miliardi di dollari arrivano dal Messico, in prodotti come i pomodori o le fragole, mentre 40 miliardi sono il valore della carne bovina, suina, delle patate, dei cereali e della colza importati dal Canada. Il settore tecnologico e retail. Le aziende tecnologiche e i rivenditori che dipendono dalle catene di approvvigionamento cinesi dovranno affrontare sfide significative. Questo ha portato a una maggiore volatilità delle azioni di aziende come Nvidia, Apple, Nike e Best Buy.

In Italia, nello specifico, possono subire perdite significative a causa delle tariffe statunitensi soprattutto i reparti della moda, delle auto, dell’agroalimentare, compresi prodotti come vino e cibo, della farmaceutica, degli impianti e dei macchinari.

Mentre alcuni settori statunitensi, con la mancanza di competitività di player stranieri, dovrebbero avere dei vantaggi competitivi. Gli ambiti minerari ed energetici. I dazi hanno incentivato la produzione interna di minerali rari, pannelli solari e batterie, considerati strategici per l’indipendenza energetica degli Stati Uniti. Le aziende di questi reparti hanno visto un aumento della domanda e degli investimenti e ridotto la dipendenza dalle importazioni. Poi ci sono le aziende del settore della difesa, che hanno usufruito di un aumento della spesa militare, con contratti governativi più consistenti, quindi con maggiori ricavi e un incremento di stabilità.

Francesco Bergamini, Responsabile dell’ufficio di rappresentanza di Freedom24 in Italia, afferma che: “Le misure proposte, come l’aumento delle tariffe sulle importazioni dalla Cina, la rinegoziazione degli accordi commerciali o il ritiro da quelli esistenti probabilmente causeranno volatilità a breve termine nei mercati azionari, valutari e delle materie prime.

Settori come la produzione, la tecnologia e l’agricoltura saranno direttamente colpiti. Ad esempio, le tariffe sui semiconduttori o sull’elettronica potrebbero danneggiare le aziende tecnologiche che dipendono dalle catene di fornitura globali, mentre i produttori nazionali trarrebbero vantaggio dalla riduzione della concorrenza. L’agricoltura potrebbe subire ritorsioni tariffarie, interrompendo le esportazioni di soia e mais dipendenti dalla domanda cinese”.

L’impatto dei dazi sui mercati finanziari

effetti dei dazi
Impatto dei dazi sui mercati (Image: oecd.org)

Da un primo momento neutro, dopo l’introduzione dei dazi, le quotazioni delle azioni hanno visto scendere il loro valore. Gli investitori temono che una guerra commerciale possa rallentare l’economia, fino a portarla alla recessione.

Il rischio è che questo piano possa nuocere alle imprese e ai consumatori statunitensi con l’aumento dei prezzi, la possibilità di risalita dell’inflazione e il conseguente rallentamento dell’economia. Alcuni pensano che i dazi siano merce di negoziazione a beneficio degli Stati Uniti. Per esempio, con il Messico sono stati utilizzati per un controllo maggiore sul traffico di droga e l’immigrazione illegale. Ancora, i dazi potrebbero aprire dei colloqui anche riguardo i fronti della difesa e dell’energia. L’ipotesi contraria è che se i dazi venissero ulteriormente incrementati potrebbero impattare positivamente sulla crescita dell’economia statunitense e sull’inflazione.

Di fatto, è ancora presto per avere una stima delle ritorsioni commerciali e come queste possano influire sui mercati finanziari. L’economia degli Stati Uniti, dopo un’impennata iniziale di entusiasmo con la nomina del nuovo Presidente in carica, con i vantaggi previsti dalla deregolamentazione e i tagli delle tasse, ha subito una battuta d’arresto. Alcuni economisti hanno innalzato la probabilità di una recessione proprio a causa delle politiche commerciali.

Sicuramente questo clima di incertezza spinge gli investitori a mettere al riparo i propri risparmi, proprio per questo molti si stanno orientando verso titoli di mercato asiatici ed europei che offrono valutazioni più attrattive rispetto a quelle statunitensi. Se i primi hanno performato bene, i secondi hanno generato degli utili migliori di quelli previsti. La prudenza in questa fase può essere vantaggiosa. Diversificare il portafogli è più che mai necessario, come avvalersi di esperti e qualificati broker di azioni che possano monitorare le politiche commerciali, fare analisi e valutazioni accurate, quindi orientare efficacemente gli investitori verso titoli dai chiari vantaggi competitivi a prezzi ragionevoli.  

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