Il tanto amato collettivo FAANG ha cavalcato il mercato di Wall Street dando ampi guadagni al settore tecnologico, ed è stato considerato una facile opzione di investimento. Oggi, quasi tutti questi attori hanno subito la volatilità dei mercati e hanno lottato per sopravvivere. Riusciranno a superare i climi turbolenti per rivendicare la loro posizione di società dominanti? Esploriamo il caso e analizziamo le prospettive future.
Il fenomeno FAANG
FAANG è è l’acronimo di Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Google. Sono le principali società tecnologiche americane e, indubbiamente, quelle che negli ultimi tempi hanno evidenziato dei picchi in rialzo più importanti, diventando dei leader nei loro mercati. Ogni loro titolo è quotato alla borsa valori del Nasdaq, e viene tracciato nell’indice S&P500.
Un successo travolgente, sinonimo di crescita, di guadagni finanziari e di attrazione, soprattutto per le nuove generazioni. Anche durante la pandemia l’onda è stata favorevole, grazie ai servizi offerti in remoto, in generale, FAANG è riuscita a differenziarsi, emergendo come nuovo modello di una società considerata superata.
Fin qui tutto bene, ma tra la fine del 2021 e gli inizi del 2022 c’è stata la svolta ed è iniziato il declino. Le irregolarità del mercato e la loro volatilità hanno penalizzato alcuni titoli colpendo in particolare Facebook (Meta Platforms) e Netflix, spingendo al ribasso tutto il settore tech.
Maxim Manturov, Responsabile della consulenza sugli investimenti di Freedom Finance Europe, afferma che: “nonostante le performance dei mercati globali nel 2022, i titoli europei continuano a essere scambiati a uno sconto rispetto ai loro omologhi globali, aprendo nuove opportunità. I titoli più costosi sul mercato sono già caduti in modo significativo. Si prevede che rimarranno sotto pressione mentre il mercato si adegua al nuovo contesto dei tassi di interesse. Esiste un certo potenziale in aree del settore industriale, come i fornitori di componenti per auto, che potrebbero trarre vantaggio da una ripresa delle vendite a fronte dell’eliminazione delle strozzature nell’offerta. Opportunità selettive possono presentarsi anche in categorie di consumatori dove il sentimento sta diventando sempre più pessimista“.
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Facebook ha smarrito la sua buona stella e da febbraio di quest’anno è scesa vertiginosamente sotto la soglia dei 200 dollari, superando al ribasso quote record. La società è nata da un’idea del giovane studente Mark Zuckerberg, nel 2004, ed è diventata un colosso quotato in Borsa dal 2012, con oltre 37.000 dipendenti e una capitalizzazione di mercato pari a 513 miliardi di dollari. Ma dopo il tracollo di inizio anno e l’incertezza dei mercati, Facebook sta investendo molto sul metaverso e lottando per i suoi profitti. Serve un forte consolidamento per aiutare la ripresa massiccia e invertire la rotta.
Apple
Da un garage di Cupertino, in California, due menti brillanti di nome Steve Jobs e Steve Wozniak, nel lontano 1976, hanno creato un logo prima e un impero poi. Apple è l’azienda degli iPhone e dei Mac, noti in tutto il mondo. La quotazione in Borsa è avvenuta nel 1980 e oggi l’azienda è la più grande al mondo per capitalizzazione di mercato, con una valutazione di 3 trilioni di dollari. Cresce e ricava soprattutto da servizi, prodotti hardware e dispositivi indossabili. Le prospettive sono solide, ma l’unico dubbio degli investitori è la preoccupazione sull’inflazione e la conseguente mossa della Federal Reserve di rialzare i tassi.
Amazon
E’ il leader indiscusso del settore commercio online. Un’azienda nata nel 1994 da Jeff Bezos, attualmente uno degli uomini più ricchi al mondo. Oggi è un colosso di circa 800.000 dipendenti che si è aperto anche al mondo dello streaming. Dopo una virata impetuosa di gennaio, Amazon tiene e il titolo non è ancora compromesso, anche se la concorrenza cresce. L’azienda è in espansione con la previsione di aprire nuovi negozi fisici al dettaglio. Nonostante il fatturato di 478 miliardi di dollari degli ultimi 12 mesi e le vendite di quest’anno siano state in leggero aumento, le prospettive sono ancora oscure.
Netflix
Netflix è il gigante dello streaming di intrattenimento ideato, nel 1997, da Reed Hastings. L’anno dopo diventa netflix.com, e da allora la società è cresciuta, arrivando a impiegare 5.700 dipendenti per 15,8 miliardi di fatturato. Oggi ha sedi in tutto il mondo ed è diventata anche produttrice di film e di serie di successo. Da novembre dell’anno scorso però è scivolata. Le azioni sono crollate e c’è stato un calo drastico degli abbonati. L’azienda sta pensando a delle soluzioni, ad esempio quella di inserire la pubblicità, ma forse è bene attendere dei segnali forti di recupero sui prezzi e gli abbonamenti prima di investire.
Correva l’anno 1998 quando Google nasceva da un progetto di Larry Page e Sergey Brin: quello di avere un motore di ricerca affidabile e utile. Da quel momento è cresciuto un gigante che si è trasformato, implementandosi, in Alphabet. Questa è stata fondata nel 2015 e mette insieme tutti: Youtube, le Apps, Google Capital, Google Ventures, Maps e Ads. Le azioni di Google non si sono arrestate, hanno sempre mantenuto una costante e lenta crescita, tanto da essere considerate tra le più solide del settore high-tech.
Conclusioni
Investire in FAANG quindi conviene ancora? Il colosso tecnologico contiene più componenti. 5 società sono importanti per un investimento. Si tratta di classi di tecnologia diverse, con delle differenze che lasciano spazio ad una crescita per alcune, come le aree di e-commerce, AI (Intelligenza Artificiale), cloud computing, big data e apprendimento automatico, che sono in pieno sviluppo, quindi da monitorare e tenere in considerazione.
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