investotore al dettaglio

Recentemente Nike ha pubblicato i conti trimestrali. La società ha chiuso il periodo di riferimento con un margine di profitto lordo in ribasso di 140 punti base al 43,6 per cento e ricavi che hanno battuto le attese. Poichè il fatturato è stato migliore delle attese, la flessione del margine può essere imputata all’aumento del costo dei fatturati.

Scendendo nel conto economico c’è da evidenziare il forte aumento delle spese spese amministrative e di vendita che hanno registrato una progressione dell’8 per cento attestandosi su un totale di 4,4 miliardi di dollari. Segno verde anche per le spese per la creazione della domanda che si sono attestate a 1,1 miliardi di dollari evidenziando una progressione del 3 per cento. A spingere in su questa voce sono stati gli investimenti in marketing sportivo, pubblicità e attività di marketing.

A causa di queste voci c’è stato un boom delle spese generali operative di Nike che sono aumentate di ben il 10 per cento attestandosi a 3,3 miliardi di dollari a causa del rialzo delle spese salariali e dei costi variabili di NIKE Direct.

E’ aumentata anche l’aliquota fiscale effettiva che si è attestata al 17,3 per cento contro il 4,7 per cento dello stesso periodo dell’anno precedente. C’è stata una bella differenza tra i due parametri che è da imputare principalmente a un beneficio una tantum non monetario associato all’onshoring di proprietà immateriali non statunitensi evidenziato nell’anno precedente. Per finire, su anche gli interessi passivi netti, a dimostrazione del fatto che Nike inizia a subire le conseguenze del lungo periodo di rialzo dei tassi da parte della FED. Il fatto che l’aumento del costo del denaro da parte delle banca centrale Usa potrebbe non essere concluso, suggerisce che i fondamentali di Nike possano continuare a restare sotto-pressione a lungo.

Proprio per arginare l’impatto negativo causato da questa situazione, Nike ha recentemente annunciato un’importante collaborazione con Designer Brands e con Macy’s. Si tratta di una mossa che contrasta con la tradizionale strategia seguita dal colosso dell’abbigliamento sportivo di restare concentrata solo sulla sua fiorente divisione direct-to-consumer.

Le azioni Nike sono quindi da comprare?

Nonostante una situazione che può essere definita tutto tranne che rassicurante, gli analisti hanno una view positiva sul titolo e molti suggeriscono anche di comprare azioni Nike. L’approccio positivo è supportato dalle stime positive per il quarto trimestre fiscale 2023.

Secondo gli analisti, la crescita del segmento direct-to-consumer (che ora vale 5,5 miliardi di dollari, in rialzo del 15 per cento rispetto ad un anno fa) è di buon auspicio. L’aumento è avvenuto grazie ad una forte espansione del 24 per cento dei negozi di proprietà NIKE e ad una crescita del 14 per cento del NIKE Brand Digital.

Vero è che il management di Nike si è sempre mostrato in grado di trovare soluzioni di business nelle situazioni economiche avverse (recessione), tuttavia almeno per i prossimi mesi si può ipotizzare che i prezzi delle azioni restino deboli. A inizio 2024, invece, ci potrebbe essere il cambio di rotta con un vero rimbalzo.

Come si può vedere dal grafico in alto, le azioni Nike oggi scambiano a 110 dollari circa. Nel corso dell’ultimo mese il titolo ha guadagnato il 3 per cento ma su base annua c’è un calo di oltre 8 punti percentuali.

Quindi se le condizioni dovessero migliorare nel 2024, Nike sarebbe comunque ben posizionata per cavalcare la tendenza al rialzo. Addirittura sarebbe meglio posizionata di molti suoi concorrenti.

Comprare azioni Nike adesso è quindi conveniente? Lo è di più se si lascia scendere il titolo sotto ai 100 dollari. In quel momento si può pensare di entrare in ottica investimento.

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