Con l’approssimarsi della fine dell’anno, l’interesse degli investitori inizia ad essere rivolto a ciò che potrebbe accadere nel 2025. Tra i temi a cui è più sensibile il mercato ci sono le previsioni sui tassi FED. Tra i trader c’è una crescente consapevolezza sul fatto che dalle decisioni di politica monetaria della Federal Reserve dipenderà l’andamento del Dollaro sui mercati valutari ma anche l’andamento della borsa di Wall Street.
In questo articolo ci muoveremo in due direzioni. Tanto per iniziare fare un discorso generale su quella che potrebbe essere l’evoluzione del costo del denaro in relazione ai vari scenario economici. Nella seconda parte, invece, spazio alle previsioni degli esperti con focus sulle opinioni di Generali Investments, Intesa Sanpaolo e Morgan Stanley.
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I fattori da cui dipenderanno le decisioni FED sui tassi nel 2025
Prevedere cosa farà la Federal Reserve con i tassi di interesse nel 2025 dipende da molteplici fattori economici, tra cui l’inflazione, la crescita economica, l’occupazione e le condizioni finanziarie globali. Nulla di cui meravigliarsi perchè la stessa FED, come del resto hanno fatto tutte le banche centrale, ha sempre detto che le decisioni di politica monetaria saranno sempre legate a quello che sarà il quadro macro di riferimento.
A prescindere dalle varie variabili possiamo comunque isolare tre diversi scenari, due dei quali legati alla dinamica dell’inflazione e un altro all’andamento generale dell’economia.
- se l’inflazione dovesse restare alta: la FED potrebbe decidere di mantenere tassi più alti per un periodo prolungato per assicurarsi che l’inflazione, alla fine, finista sotto controllo.
- se l’inflazione dovesse calare in modo significativo: la FED potrebbe proseguire con il taglio graduale dei tassi per sostenere la crescita economica negli Usa
- se ci dovessero essere turbolenze economiche o addirittura una recessione: il FOMC potrebbe optare per una riduzione aggressiva dei tassi di riferimento con l’obiettivo di stimolare l’economia.
Queste sono le direttrici generali. E’ ovvio che poi si possono verificare altri eventi prevedibili meno prevedibili ma allo stesso modo impattanti sulle decisioni di politica monetaria. Ad esempio la recente elezione di Trump (il nuovo presidente americano entrerà in carica a gennaio 2025) e i primi provvedimenti del nuovo esecutivo repubblicano potrebbero costringere il Fomc a rivedere le sue intenzioni per tutelare l’economia da un aumento dell’inflazione legato proprio alle politiche trumpiane (per adesso solo annunciate).
La dinamica è quindi in costante evoluzione.
Previsioni Tassi FED 2025 secondo gli analisti
Lasciamo ora da parte la teoria e veniamo a quelle che sono le stime degli analisti sui tassi FED 2025. In prossimi paragrafi esamineremo il punto di vista di Generali, quello di Intesa Sanpaolo, quello di JP Morgan e infine faremo un riferimento al consensus medio.
Secondo Paolo Zanghieri, Senior Economist di Generali Investments, Donald Trump erediterà un’economia Usa in buona salute. La crescita economica dovrebbe superare il 2 per cento su base annualizzata nel quarto trimestre 2024 e nel primo semestre 2025, grazie a consumi robusti e un moderato aumento del tasso di risparmio.
A tal riguardo Zanghieri prevede un incremento del tasso di risparmio dal 4,6 per cento attuale al 5,3 per cento entro la fine del 2026, fino a raggiungere livelli pre-pandemia del 6 per cento nel 2027. Nonostante pressioni inflazionistiche e costi salariali in graduale diminuzione, il contesto richiede prudenza con la FED che dovrebber continuare la normalizzazione monetaria con ulteriori tagli ai tassi.
Secondo l’economista, la FED potrebbe implementare un ulteriore taglio di 25 punti base a dicembre 2024 (ultima riunione dell’anno in corso), con una riduzione complessiva di 75 punti base nel 2025. Tirando le somme, l’analista si attende un tasso finale compreso tra il 3,5 per cento e il 3,75 per cento, distribuito con tre tagli durante l’anno.
Zanghieri ha anche sottolineato che la FED continuerà ad agire basandosi sui dati economici concreti e non su aspettative legate alle politiche della nuova amministrazione, portando a un certo ritardo nell’adattamento della politica monetaria. La disconnessione tra rendimenti crescenti, spinti dal deficit, e la politica monetaria potrebbe irrigidire le condizioni finanziarie attraverso l’irripidimento della curva dei rendimenti.
Le previsioni per i tassi d’interesse della Federal Reserve (FED) nel 2025 indicano una tendenza verso un graduale allentamento della politica monetaria anche per Morgan Stanley e per Intesa Sanpaolo. Secondo la banca d’affari Usa è probabile che la FED inizi a ridurre i tassi in modo sistematico, con tagli trimestrali a partire da marzo 2025. Questa politica rifletterebbe la necessità di sostenere la crescita economica in un contesto di inflazione contenuta e condizioni economiche moderate.
In modo simile, Intesa Sanpaolo prevede che i tassi sui Fed Funds possano scendere progressivamente fino al 3,75%-4% entro la fine del 2025, sebbene l’entità dei tagli dipenderà dall’evoluzione dei dati economici e inflazionistici. Il target fissato dagli esperti della banca guidata da Messina è decisamente più alto rispetto a quello medio del consensus che vede il costo del denaro in un range compreso tra il 3,25 per cento e 3,50 per cento, in linea con l’obiettivo della FED di mantenere un’inflazione vicina al 2 per cento e stimolare la crescita.
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