L’appuntamento clou dell’agenda macro di questa settimana è la riunione della Federal Reserve. Il vertice FOMC della FED si terrà il 21 settembre e l’attesa da parte degli investitori è già molto alta. Il motivo non è da ricercare solo nelle decisioni di politica monetaria (un rialzo monstre dei tassi di riferimento è scontato) ma anche nella possibile pubblicazione di nuove proiezioni sull’andamento dell’economia Usa nei prossimi mesi. Informazioni simili sono determinanti in quando capaci di impattare sulle prossime scelte monetarie delle banche centrale americana.
Se dalla Federal Reserve dovessero arrivare previsioni troppo basse, allora ci sarebbe il rischio di un allentamento delle condizioni finanziarie che non rientrerebbe propriamente nei disegni della banca centrale Usa.
Attualmente il mercato stima che il tasso overnight FED possa salire al livello terminale del 4,45 per cento entro il mese aprile. Su questa previsione c’è convergenza tra i vari analisti. Diversità di vedute, invece, ci sono in merito a quello che potrebbe accadere dopo aprile. Il mercato si attende che i tassi tornino al 4 per cento entro dicembre 2023, tuttavia questo target potrebbe essere troppo basso per la FED visto che il più recente report IPC è stato peggiore delle attese (inflazione maggiore del previsto) e di conseguenza in molti membri della FED si è fatta avanti la convinzione che sia necessario mantenere i tassi stabili per un po’ di tempo.
Prima di analizzare, più nel dettaglio, le ragioni per cui le decisioni FED di questa settimana potrebbero rappresentare un punto di svolta per gli investitori (l’ultima di Ottava non è stata affatto facile per la borsa di Wall Street) ricordiamo che i mercati più interessati alle decisioni della Federal Reserve sono il forex (a partire dal cambio Euro Dollaro) e le borse (Wall Street ma anche i mercati europei). Su entrambi questi mercati è possibile fare trading da una sola piattaforma. A dare questa possibilità è il broker eToro che, per consentire agli investitori di imparare ad operare senza correre il rischio di perdere soldi veri, mette anche a disposizione la demo gratuita.
Riunione FED settembre 2022: il peso dell’inflazione
Come abbiamo già accennato in precedenza, il dato sull’inflazione Usa di agosto è stato superiore alle attese. A giugno, le proiezioni del FOMC indicavano un aumento dei tassi del 3,4 per cento entro dicembre 2022 e del 3,8 per cento entro dicembre 2023. Purtroppo da allora le letture dell’indice IPC sono state molto alte e nonostante su base annua l’indice IPC generale sia in area 8 per cento, l’indice IPC core ha invece registrato una forte accelerazione passando 5,9 per cento al 6,3 per cento. Problema nel problema è il fatto che la FED di Cleveland veda l’indice IPC core addirittura al 6,6 per cento a settembre. Insomma, contrariamente a quanto afferma chi prova a gettare acqua sul fuoco, l’inflazione Usa non è affatto imbrigliata. La crescita dell’inflazione core duratura si sta addirittura consolidando.
In termini di politica monetaria questo significa solo una cosa: non ci sono segnali di allentamento e, per forza di cose, la FED non potrà che persistere con la sua politica monetaria di tipo aggressivo.
Se non vuole che le condizioni finanziarie Usa si allentino, la FED dovrà addirittura andare oltre quelle che sono le stime inglobate attualmente dal mercati dei future dei fondi.
Va detto che la banca centrale Usa ha affermato chiaramente che una una volta arrivato al tasso terminale, il costo del denaro resterà su questo livello fino a quando non ci saranno dati concreti circa una possibile discesa dell’inflazione. Da ciò ne consegue che l’attuale stima del 4 per cento entro dicembre 2023 potrebbe essere di 50 punti base troppo bassa.
Questo lo scenario prevalente. C’è però anche una seconda opzione: l’ufficializzazione di una nuova linea di tendenza che sia allineata con quelle che sono le attuali attese del mercato. Staremo a vedere cosa succederà questa settimana.
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