palazzo della Federal Reserve

Inizierà oggi la riunione mensile della Federal Reserve che culminerà con l’annuncio di domani sui tassi di riferimento. Da settimane le previsioni degli analisti sull’esito della riunione FED di novembre 2022 lasciano spazio a margini interpretativi molto stretti: è infatti scontato un nuovo rialzo dei tassi di riferimento di 75 punti base. Se questa ipotesi si dovesse realmente concretizzare (e, allo stato attuale dei fatti, non ci sono elementi per ipotizzare che ciò non avvenga), si tratterebbe del quarto rialzo consecutivo del costo del denaro per 75 punti base.

Analizzando lo strumento CME FedWatch, emerge una tendenza ben precisa: i trader stanno scommettendo su una nuova stretta monetaria di tre quarti di punto percentuale con una probabilità che è pari all’80 per cento. Il nuovo aumento dei tassi FED dovrebbe portare il costo del denaro dall’attuale range compreso tra il 3 per cento e il 3,25 per cento al nuovo range compreso tra il 3,75 per cento e il 4 per cento. Con la nuova stretta, la politica monetaria della banca centrale Usa si può dire normalizzata.

Considerando quello che è stato l’andamento di ieri della borsa di Wall Street (prima seduta della settimana) si può dire che la decisione di novembre sui tassi FED stia già mettendo a dura prova il rialzo settimanale più lungo da agosto 2022 che la borsa Usa ha registrato. La sessione di ieri della piazza americana si è infatti chiusa con il Dow Jones in ribasso dello 0,4 per cento a 32732, l’S&P 500 in calo dello 0,75 per cento a 3870 punti e il Nasdaq che ha rimediato una flessione per cento a quota 10988 punti.

A prescindere dalla performance di ieri, il balzo di due settimane di due settimane che la borsa americana ha messo a segno ha sfidato gli utili deludenti presentati da molte quotate (soprattutto del settore tech) facendo leva sulla possibilità (leggasi speranza) che la FED possa decidere di rallentare con gli aumenti dei tassi di riferimento. Non è da escludere che le aspettative dei trader possano anche cambiare su questa questione alla luce dell’andamento dell’azione di prezzo sui mercati. Sicuramente però la speranza dei trader è che le parole di Jerome Powell nel corso della conferenza stampa successiva alle comunicazioni sui tassi (entrambi gli eventi sono in programma domani) possano supportare l‘ipotesi di strette monetarie meno aggressive nelle prossime riunioni del FOMC (non quella di dicembre ma probabilmente quelle dell’anno nuovo).

Ad oggi le stime sulle prossime riunioni della FED non sono convergenti. Ad esempio la riunione di dicembre potrebbe decidere per un rialzo di 50 punti base ma non è da escludere che ci possa essere un ennesimo aumento di 75 punti base.

Va però evidenziato che il mercato già da alcuni mesi scommette su una FED meno aggressiva e purtroppo, fino ad oggi, questo si rilevato essere un grave errore alla fine di ognuno dei trend in salita a breve termine. Infatti i titoli azionari, incassata la solita delusione per l’assenza di possibili interruzioni della politica monetaria aggressiva, hanno finito con il risincronizzati con il trend in discesa sul medio termine.

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Lasciando perdere le speranze, fino ad ora i dati macro nel loro complesso non hanno fatto altro che dimostrare la presenza di una persistente inflazione rendendo la FED inevitabilmente aggressiva nonostante il tentativo dei mercati di lascia intendere la necessità che si evolva verso intervenenti di politica monetaria meno duri.

Dall’andamento di Wall Street a quello del Dollaro, l’approccio all’imminente riunione di novembre della FED è sempre lo stesso. La scorsa settimana si è infatti chiusa con il dollaro in rimbalzo sopra il trend in salita a medio termine. Tale movimento, dal punto di vista tecnico, è avvenuto dopo che si è verificata una serie discendente sul breve termine. Questa dinamica è espressiva della tensione che si inizia a percepire in vista proprio della decisione sui tassi USA in uscita domani.

Una cosa è certa: la riunione della FED di novembre, per quanto abbia un esito scontato (ma non sono scontate le dichiarazioni di Powell in conferenza stampa) può essere sfruttata per fare trading sia sugli indici di Wall Street che sulle coppie forex con il dollaro. Su entrambi i mercati si può operare con i CFD usando anche la demo eToro che consente di fare pratica senza correre il rischio di perdere soldi veri (qui il sito ufficiale del broker).

Inflazione Usa ha raggiunto il suo picco?

Nelle decisioni di politica monetaria della FED sarà determinante l’andamento dell’inflazione. Gli investitori si chiedono se i prezzi al consumo abbiano o no raggiunto il picco. Molti analisti americani ritengono che il massimo sia stato già raggiunto e già ora si stiano intravedendo i primi segnali di ribasso. Un’ipotesi simile implicherebbe un cambio di traiettoria da parte delle banche centrali che potrebbero allentare il loro atteggiamento aggressivo.

A parte questa speranza, però, negli Stati Uniti c’è preoccupazione per gli ultimi numeri sul numero delle offerte di lavoro che sono salite a quota 10,72 milioni, oltre le 9,85 milioni delle attese. Tale dato è la dimostrazione che il mercato del lavoro continua ad essere in salute. Questa indicazione potrebbe spingere la FED a proseguire con il suo approccio aggressivo ai tassi.

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