Quella di oggi sarà una lunga giornata per i mercati finanziari visto che non solo sarà pubblicato il rapporto sull’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti ma verranno anche diffuse le decisioni della Federal Reserve in materia di politica monetaria. Inflazione Usa e tassi FED in primo piano, quindi, con la consapevolezza che non ci sia catalizzatore più in grado di condizionare le borse del costo del denaro.
In vista della pubblicazione di entrambi i dati (fortemente correlati tra loro), tra gli investitori è già caccia alla previsioni. Come avviene per tutti i market mover, infatti, anche nel caso delle decisioni sui tassi FED, si creano due distinte finestre di trading: la prima sulle previsioni e la seconda sui dati definitivi.
La domanda che tutti i trader si pongono non può che riguardare le mosse della banca centrale Usa. Cosa avverrà nella riunione FED di giugno? I tassi di riferimento saranno tagliati oppure ci sarà un’ennesima conferma? Il fatto che la BCE abbia deciso di ridurre di 15 punti base il costo del denaro nella riunione della scorsa settimana, aggiunge ulteriore interesse verso il summit FOMC anche se, come evidenziato già da tempo, le due banche centrali non sono più allineate.
E allora facciamo il punto sulle previsioni della riunione FED di giugno 2024.
Previsioni riunioni FED giugno 2024: quali decisioni sui tassi?
Non è un mistero per nessuno che la FED non procederà con alcun taglio dei tassi nella riunione di giugno. Il costo del denaro, quindi, è destinato a restare invariato. Più nel dettaglio, i tassi resteranno nel range tra il 5,25 e il 5,50 per cento ovvero forchetta massima da 23 anni. Non sembrano esserci incertezze dinanzi a questa ipotesi essendoci piena consapevolezza che in Usa l’inflazione sia ancora troppo alta per potersi permettere un cambio nella politica monetaria.
Del resto il tasso di inflazione annuale, anche esso in uscita oggi, dovrebbe confermarsi in area 3,4 per cento, mentre il tasso di base potrebbe registrare una flessione leggera attorno al 3,5 per cento (si tratterebbe del nuovo minimo di 3 anni). Sempre secondo le previsioni, l’indice dei prezzi al consumo (IPC) dovrebbe segnare un aumento solo dello 0,2 per cento rispetto a maggio mentre l’IPC core è previsto stabile allo 0,3 per cento.
Come lasciano dedurre questi numeri, si è sempre lontani dal target di inflazione del 2 per cento fissato dalla FED. Proprio per questo motivo, la previsione prevalente vede la Federal Reserve attendere l’avvio del taglio dei tassi almeno fino a quando l’inflazione non sarà più vicina all’obiettivo del 2 per cento. Serve più tempo, quindi, e appunto per questo il costo del denaro resterà ai massimi anche dopo la riunione di giugno.
Su questo punto gli analisti della Columbia Threadneedle sono stati molto chiari affermato che nella riunione di oggi sarà adottata una posizione in cui si afferma che ogni potenziale intervento sarà subordinato “al riconoscimento di ulteriori progressi nella riduzione delle pressioni sui prezzi“.
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Quali saranno le conseguenze sulle borse?
Visto che c’è una completa convergenza di opinioni sul fatto che la FED lascerà i tassi invariati nel FOMC di giugno, vale la pena passare allo step immediatamente successivo. E allora la domanda diventa: quali saranno le conseguenze sulle borse della conferma del costo del denaro in Usa?
Alcuni analisti non nascondono la possibilità che il nuovo rinvio nel taglio dei tassi possa avere effetti negativi su listini già messi a dura prova dell’esito delle elezioni europee. Nelle ultime tre sedute i principali mercati del Vecchio Continente hanno chiuso in rosso con le borse di Parigi, Francoforte e Madrid che hanno sofferto più di tutte a causa dei deludenti risultati messi a segno dai rispettivi partiti di governo. Anche la borsa di Milano non ha brillanto nonostante il buon risultato di Fratelli d’Italia, il partito della premier. Il rischio è che il nuovo rinvio dei tassi possa portare ancora più nervosismo sulle borse.
Questo per quanto riguarda la prospettiva nel breve termine mentre, per quanto concerne il lungo periodo, Anthony Saglimbene, chief market strategist di Ameriprise Financial, ritiene che in caso di prolungato rinvio del taglio dei tassi (ed è questo lo scenario oggi prevalente), ci potrebbe essere un rallentamento eccessivo della crescita che a quel punto danneggerebbe i mercati. Per l’analista, infatti, le borse arretrerebbero se questi tassi alti dovessero iniziare a far troppo male all’attività economica. “Il caso peggiore è che la Fed lasci i tassi di interesse troppo alti per troppo tempo, danneggiando in questo modo l’economia” ha affermato l’analista.
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