Il prezzo del petrolio dopo settimane caratterizzate da una sfumata tendenza ribassista, sembra proprio aver invertito la rotta. La responsabilità del cambio di sentiment da parte del mercato è da ascrivere al netto peggioramento della situazione geopolitica in Medio Oriente (ma non solo, come vedremo). Dinanzi a queste modifiche della situazione di riferimento, diventa necessario procedere con un adeguamento delle previsioni di breve termine.
Del resto come è sempre tipico nel momento in cui un certo asset realizza un rally dopo un lungo periodo di lateralità, quello che si stanno chiedendo gli investitori è se il prezzo del petrolio sia destinato ancora a salire oppure se lo spazio per una ulteriore crescita si sia già esaurito. Dalla risposta a questo interrogativo dipende il posizionamento da adottare sull’asset.
Ricordiamo che per investire sul petrolio non è ovviamente necessario acquistare barili di petrolio (sarebbe assurdo!). Ricorrendo a strumenti derivati come i CFD si ha infatti la possibilità di fare trading sul petrolio sia al rialzo che al ribasso senza possesso del sottostante e il vantaggio di operare a leva. I CFD sul petrolio sono disponibili sulle piattaforme citate nell’elenco in basso.
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Cosa sta succedendo al petrolio WTI in questi ultimi giorni
La settimana del greggio è partita al rialzo. In particolare il WTI scambia a 71 dollari al barile mentre il Brent è attestato attorno ai 74 dollari al barile. Entrambi gli indici si sono gonfiati a partire dalla scorsa settimana confermando poi l’orientamento al rialzo anche nella nuova Ottava.
Molto interessante, in particolare, è la dinamica del petrolio WTI che essendosi allungato fino a 71,5 dollari al barile, ha di fatto messo nel mirino i target a 72 e 73,5 dollari al barile. Vedremo dopo quali sono le previsioni del contratto sul WTI nel breve termine.
Concentriamoci adesso sulle ragioni alla base del rally. Cosa sta accadendo al mercato petrolifero? Abbiamo accennato al fatto che il contesto di fondo è cambiato. Ciò è avvenuto a causa della decisione FED di abbassare i tassi di riferimento di 50 punti base. A ciò si devono poi aggiungere il calo dell’offerta di greggio americano per effetto dell’uragano Francine e il riacuirsi della tensione in Medio Oriente. Proprio il fattore geopolitico sembra essere quello che pesa di più. Lo scontro non è più solo nella striscia di Gaza ma sul confine tra Israele e il sud del Libano (territorio a netta maggioranza sciita che, di fatto, è controllato da Hezbollah). Negli ultimi giorni il braccio di ferro tra Gerusalemme e il Partito di Dio è diventato sempre più duro. All’azione del Mossad sui cercapersone dei membri di Hezbollah ha poi fatto seguito il lancio di una selva di razza da parte degli sciiti verso il nord di Israele (oltre 115 tra razzi e droni). Il rischio escalation è palese tanto che oggi si parla nuovamente di possibile operazione di terra nel sud del Libano da parte dell’IDF.
Secondo Yeap Jun Rong, stratega di mercato presso IG, va preso atto che le tensioni geopolitiche in Medio Oriente potrebbe sostenere i prezzi del petrolio di fronte ai rischi di un conflitto regionale più ampio. Allo stesso tempo, però, l’esperto ritiene che comunque gli aumenti dei prezzi siano stati comunque contenuti rispetto a quella che è la gravità della situazione e ciò potrebbe essere causato da riserve sull’impatto effettivo sulle forniture di petrolio visto e considerato che la guerra in Medio Oriente oramai va avanti da tempo.
Tirando quindi le somme, c’è il serio rischio che il conflitto in Medio Oriente possa aggravarsi ancora di più. L’eventualità di una guerra regionale è una bomba ad orologeria per tutta l’area e non solo. Inutile dire che un allargamento del conflitto (inevitabile con operazione di terra dell’IDF) provocherebbe una impennata del prezzo del petrolio. I trader lo hanno fiutato e da qui il recente cambio di direzione del greggio.
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Fin dove possono salire i prezzi del petrolio? Previsione di breve termine
E torniamo alla domanda di partenza: quanto spazio c’è per una prosecuzione del trend al rialzo del greggio?
Secondo Vandana Hari, fondatrice di Vanda Insights a Singapore, il petrolio potrebbe entrare ora in una fase di attesa che sarebbe anche più che normale alla luce del balzo mezzo a segno la scorsa settimana. Vero è che il mercato è euforico per il maxi taglio dei tassi FED e che per un certo periodo di tempo la “contentezza” per questa decisione potrebbe essere sufficiente a sostenere i prezzi. Tuttavia, prima o poi, l’effetto del taglio dei tassi FED è destinato a finire e in quel momento il greggio potrebbe tornare a fare i conti con una tendenza al ribasso.
Addio view bullish, quindi?
Dal punto di vista dell’analisi tecnica, il WTI ha dinanzi al resistenza intermedia a 72 dollari al barile. L’approccio tecnico sul greggio è sottoposta agli sviluppi della crisi in Medio Oriente che, come accennavamo in precedenza, ad oggi è il catalizzatore più importante per il mercato petrolifero. Ad ogni modo se i 72 dollari al barile dovessero essere superati, ci potrebbe essere un consolidamento del microtrend rialzista del petrolio.
Il target a 72 dollari al barile è molto prossimo e allora, tenendo anche conto dell’euforia innescata dal taglio di 50 punti base dei tassi FED, si può ipotizzare una prosecuzione del trend al rialzo fino a 73,5 dollari al barile. Successivamente scatterebbero i conti con altre resistenze che tuttavia sono oggettivamente un pò troppo in là rispetto ai prezzi attuali.
Ovviamente resta in piedi anche lo scenario ribassista (la Vandana Hari è stata molto chiara in merito alla possibilità che l’euforia per il cambio di passo della Federal Reserve possa essere smaltito). In caso di evoluzione al ribasso, un livello da monitorare nella dinamica dei prezzi è l’area dei 70 dollari.
La situazione di breve termine del petrolio è certamente stimolante perchè si potrebbe tradurre in una discreta volatilità. Una dinamica interessante per chi volesse fare trading con i CFD sul petrolio usando broker come eToro e banche come Fineco.
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