Dopo il rialzo messo a segno nelle scorse sedute, il prezzo del petrolio WTI sembrerebbe aver invertito la rotta. Apparentemente i traders ribassisti sembrano sfruttare il rafforzamento del dollaro Usa e l’aumento dei rendimenti obbligazionari americani ma, in realtà, dietro al cambio di passo della quotazione petrolio, ci potrebbe essere proprio l’OPEC e questo per un motivo che ha quasi del paradossale.
Solitamente, infatti, quando si pensa ad un ruolo dell’OPEC il pensiero va subito a fattori rialzisti, non certo a indicazioni ribassiste.
Questa volta sembra invece essere avvenuto proprio l’opposto. La presa di posizione del ministro dell’Energia dell’Arabia Saudita, Abdulaziz bin Salman, contro gli speculatori di mercato sembrerebbe aver avuto l’esito opposto rispetto a quello che era l’auspicio: sostegno al movimento ribassista anzicchè spinta sul verde. Evidentemente c’è qualcuno che è ben consapevole dei limiti dell’azione dell’OPEC e che quindi ha deciso di dare una “lezione” al rappresentante saudita. Di quali limiti stiamo parlando? Non tutti lo sanno ma se è vero che l’OPEC fa paura quando decide un taglio della produzione, è altrettanto vero che, spesso, i target sui tagli non solo non vengono raggiunti ma vengono anche superati!
Tutto questo mentre, stando agli ultimi dati dell’EIA (Energy Information Agency), le scorte di petrolio sono diminuite in modo marcato compensando così il forte aumento della settimana precedente. Venendo ai numeri, nella settimana chiusa il 19 maggio sono stati stoccati 12,456 milioni di barili in meno mentre la settimana precedente i barili in più erano stati 5,04 milioni.
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Prezzo petrolio compresso in un range di 10 dollari
Il prezzo del petrolio WTI, come si può anche vedere dai grafici in alto, è in area 73 dollari. Esaurita la fiammata dei giorni scorsi, le quotazioni sono tornate ad oscillare in quella forchetta compresa tra i 73/72 dollari e gli 83/82 dollari. E’ in questo intervallo che da tempo si muovono le quotazioni petrolifere.
In questo contesto una eventuale rottura dei 72 dollari potrebbe anche spianare la strade per un ritorno a livelli più bassi in area 70 dollari prima e addirittura anche a 64 dollari se il trend negativo dovesse proseguire.
In realtà la situazione appare abbastanza volatile e se è vero che c‘è il rischio che il greggio resti per un certo periodo di tempo sui livelli attuai, non è neppure da escludere che il ribasso possa durare poco.
Dal punto di vista prettamente tecnico è evidente che il petrolio possa presto avviare una nuova fase ribassista avendo visto che è stato raggiunto il limite inferiore dell’area di supply a 74,52 dollari. Se la giornata dovesse chiudersi al ribasso, il WTI potrebbe proseguire con l’attuale movimento.
Una volta conseguito il target rialzista è molto probabile che lo short di breve e medio termine possa imporsi e in questo caso il primo target sarebbe a 72 dollari al barile.
Da quando detto, è abbastanza evidente che sarà la volatilità ad accompagnare il movimento del petrolio nel breve termine. Il range è quello dei 10 dollari, spazio in cui il petrolio si muove avanti, indietro e poi avanti ancora.
Una situazione che può essere sfruttata per fare trading sul greggio attraverso strumenti di tipo derivato come i CFD che non implicano l’acquisto dell’asset sottostante.
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