
I trader a volte si fossilizzano troppo su determinati mercati finendo con il perdere di vista quello che accade su altri. E’ proprio questo ciò che sta succedendo in questi ultimi giorni. Tutti parlano del crollo del Nasdaq ma in pochi hanno notato che anche il prezzo del petrolio sta andando giù. Agli investitori che sono però attenti alle dinamiche dei prezzi anche semplicemente per individuare le più interessanti occasioni di ingresso, la flessione del greggio non è passata inosservata.
E chi invece non se ne è accorto cosa può fare adesso? E’ indubbio che il ribasso abbia reso più accessibile il petrolio ma qui si tratta di capire se il calo è destinato a proseguire oppure se è nell’aria una ripartenza. La strategia da adottare in entrambi i casi è infatti diametralmente opposta: short trading nel primo caso e long nel secondo. La piattaforma da usare è invece sempre la stessa se si decide di cavalcare questa situazione con strumenti derivati come i contratti per differenza. Tutti i broker online supportano i CFD petrolio. Nella tabella in basso abbiamo elencato i più importanti.
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Perchè il petrolio sta crollando? Il punto della situazione
Partiamo un solo semplice dato che ben fotografa la situazione in atto sui mercati: in appena due mesi il prezzo del petrolio WTI è calato del 18 per cento scivolando su livelli che non si vedevano ad settembre 2024. Il ribasso delle quotazioni petrolifere è avvenuto a poco a poco. La ragione non è una sola ma si tratta più che altro di un mix di elementi tra cui lo stop dell’accordo OPEC+ sui tagli alla produzione e i dazi varati dall’amministrazione Trump.
Per quello che riguarda il primo punto, da gennaio non è più attivo il vecchio accordo siglato tra i paese OPEC+ grazie al quale per mesi la produzione era stata tagliata di 2,2 milioni di barili. Ora è tutto a regime e tale resterà almeno nel breve termine. Una produzione alta significa ribasso inevitabile dei prezzi. Niente di trascendentale, quindi, ma semplicemente una normale dinamica del mercato.
La seconda ragione alla base del calo del valore del greggio è meno “normale”. L’avvio della guerra dei dazi da parte degli Stati Uniti e le contromisure annunciate e attuate da altri paesi stanno rendendo molto incerte le stesse relazioni commerciali globali. Tutto è in divenire ed ovviamente se si dovesse davvero arrivare da una situazione estrema, è ovvio che la domanda di petrolio ne risentirebbe. Ciò significherebbe che le stesse previsioni elaborate dall’Energy Information Administration (EIA) per il 2025 potrebbero dover essere ridefinite al ribasso.
L’impressione è che il mercato si stia come preparando a questo scenario e da qui le vendite diffuse sul petrolio.
Occasione per comprare petrolio ai valori più bassi di settembre?
Con i prezzi del petrolio ai minimi da settembre, il momento potrebbe essere favorevole per acquistare. Questo vale sempre in teoria ma poi è necessario vedere la pratica cosa dice.
Tralasciando i dati storici che poco possono aiutare nella fase attuale vista l’eccezionalità del momento, forse è l’analisi tecnica ad offrire spunti più interessanti.
Il prezzo del petrolio greggio WTI è attualmente scambiato a 66,5 dollari al barile e oggi sembra mantenere un andamento laterale senza forti scossoni. In questo contesto il supporto chiave si trova a 65 dollari al barile. Un eventuale break-out sotto questo livello potrebbe determinare un nuovo crollo del prezzo e questa ipotesi, visto il trend degli ultimi mesi, renderebbe difficile prevederne l’andamento futuro.
Sul fronte opposto, per assistere a un’inversione rialzista solida, il WTI dovrebbe portarsi sopra i 67,3 dollari al barile. Solo in questo caso la caduta potrebbe arrestarsi e da ciò ne conseguirebbe l’opportunità di assumere una posizione long per speculare appunto su un riapprezzamento. Le variabili in gioco però sono tante e per questo motivo non è possibile dare niente per scontato. Trader avvisati, quindi. Soprattutto quelli troppo presi dai mercati azionari.
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