produzione petrolio

La decisione dell’OPEC+ di tagliare la produzione di greggio di ben 2 milioni di barili al giorno ha avuto un impatto immediato sulle stime degli analisti relative al possibile andamento del prezzo del petrolio nella parte finale dell’anno. Se già con il previsto taglio produttivo di 1 milione di barili al giorno (ipotesi di partenza), le previsioni sulla quotazione petrolio sarebbero state riviste al rialzo, figuriamoci ora quali potrebbero essere gli effetti di un taglio doppio rispetto a quello preventivato.

Del resto i paesi produttori non hanno mai nascosto la loro intenzione di usare la leva della produzione per dare nuova direzione al prezzo del petrolio evitando di restare schiacciati dal rischio inflazione.

Un primo effetto della mossa dell’OPEC+ lo si è già visto questa mattina. Come si può vedere dal grafico in basso, il prezzo del petrolio WTI è salito a 88 dollari al barile mentre quello del Brent si colloca sopra i 93 dollari. Questo primo aumento “di pancia” potrebbe essere nulla in confronto a ciò che attende la quotazione petrolio nei prossimi mesi fino a inizio anno nuovo.

Parliamo di previsioni petrolio di fine 2022 e inizio 2023 e per farlo facciamo riferimento al report di una banca d’affari che ha immediatamente aggiornato le sue stime dopo la mossa dell’OPEC+: Goldman Sachs.

Gli esperti americani ritengono che se i tagli dei paesi produttori dovessero essere estesi anche per il 2023, la precedente previsione di un prezzo a 107,5 dollari dovrebbe essere rivista al rialzo di ben 25 dollari al barile. Non solo ma gli analisti non escludono che il greggio possa raggiungere anche altri picchi nel caso in cui le scorte dovessero esaurirsi prima del previsto.

Ad aggravare situazione e prospettive ci ha poi pensato la Commissione UE con in tempismo che ha quasi dell’incredibile: Bruxelles ha approvato l’ottavo pacchetto di sanzioni a Mosca che comprende anche l’embargo al greggio.

Prezzo petrolio previsioni fine 2022

Tra embargo UE e super taglio OPEC+ alla produzione, l’aggiornamento al rialzo delle previsioni petrolio di fine 2022 è inevitabile. Per il quarto trimestre dell’anno Goldman Sachs ha incrementato le sue stime a 110 dollari al barile specificando che si tratta di una revisione prudente perchè c’è il rischio che l’oil possa salire fino 30 dollari al barile in più rispetto alle previsioni iniziali. Secondo gli analisti se la situazione si dovesse aggravare e quindi dovesse esserci un quadro di scarsità dell’offerta, allora ne potrebbe derivare anche la “distruzione della domanda come riequilibrio di ultima istanza”. 

Insomma la prospettiva sull’andamento del prezzo del petrolio per fino 2022 è peggiorata e a questo punto si tratta solo di capire di quanto.

Sulla stessa scia degli analisti di Goldman Sachs si pongono gli esperti di un’altra importante banca d’affari Usa: Morgan Stanley la quale, a seguito dell’effetto congiunto maxi taglio e embargo del greggio russo, vede il mercato petrolifero “in deficit di 0,9 milioni di bpd nel 2023, rispetto ai precedenti 0,2 milioni di bpd“.

Tale stima, hanno quindi specificato da Morgan Stanley, presuppone che che la produzione di petrolio della Russia possa scendere di 1-1,5 milioni di bpd dopo lo stop alle importazioni di petrolio dall’UE.

Scontato anche per MS l’impatto sui prezzi. In base alle nuove previsioni, gli analisti Usa vedono il Brent del primo trimestre 2023 a 100 dollari al barile contro la precedente stima di 95 dollari. Soprattutto, hanno evidenziato gli esperti, la decisione dell’OPEC+ di tagliare così tanto la produzione, permetterà al greggio di salire più velocemente, rispetto a quanto stimato in precedenza, fino a quota 100 dollari al barile.

Previsioni prezzo petrolio fine 2022 al rialzo: come investire adesso

L’aggiornamento delle previsioni sul prezzo del petrolio implica una revisione delle strategie trading fin qui seguite dagli operatori. Se i target sono cambiati (e tutto lascia intendere che lo siano), allora anche l’operatività deve mutare. In tal senso con un petrolio visto in rialzo, potrebbe convenire assumere un approccio più di lungo termine. Si può quindi ipotizzare di comprare ai prezzi attuali puntando su un successo rialzo delle quotazioni.

Quando parliamo di “acquistare petrolio” (ma il discorso vale anche per la situazione opposta ossia “vendere petrolio”) non ci riferiamo ad operazioni fisiche sui barili. In realtà facciamo riferimento al trading attraverso i CFD (Contratti per Differenza). Con questo strumento di tipo derivato si può speculare al rialzo o al ribasso senza possedere l’asset sottostante. Un broker che permette di fare trading con i CDF sul petrolio è eToro. Scegliendo questo fornitore è possibile avere la demo gratuita da 100 mila euro virtuali per imparare a fare pratica senza il rischio di perdere soldi veri.

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Del resto il cambio delle previsioni rende ora appetibile un asset che, negli ultimi mesi, era in penombra. Una buona notizia per chi è è alla ricerca di spunti in un contesto generale caratterizzato da profonda incertezza.

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