I trader che hanno una certa dimestichezza con il trading sul petrolio non aveva dubbi: l’acuirsi della tensione in Medio Oriente e il rischio che si possa andare ad una guerra frontale tra Israele e Iran avrebbero messo le ali al prezzo del petrolio. Oggi ultimo giorno di Ottava questi stessi trader si godono i profitti della loro strategia bullish sul greggio. Come si può vedere dal grafico in basso, infatti, le quotazioni settimanali del petrolio WTI evidenziano una progressione di ben 7 punti percentuali. Vero è che l’attuale quotazione petrolio appare più tranquilla ma ciò sembra essere dovuto più a movimenti tecnici che a mutamenti del contesto di riferimento che resta molto teso.
Per la cronaca nella mattinata di venerdì il prezzo del WTI è attestato poco sotto i 74 dollari mentre il contratto sul Brent scambia a 77,81 dollari. Si tratta di valori che erano impensabili fino a poco tempo come del resto impensabile (o perlomeno poco probabile) era ritenuta la possibilità che l’Iran potesse lanciare una pioggia di missili verso Gerusalemme.
In questo situazione centrale diventa capire come le quotazioni petrolifere possono evolvere nel breve termine anche perchè ci sono già tanti trader (magari fino ad ora attendisti) che si chiedono se sono ancora in tempo per fare trading sul petrolio oppure se il rally è terminato. Affrontare l’argomento previsioni diventa quindi centrale anche perchè speculare sul prezzo del greggio è oramai alla portata di tutti grazie a strumenti derivati come i CFD che consentono di fare trading al rialzo e al ribasso operando a leva.
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Dove arriveranno i prezzi petrolio con guerra Israele – Iran?
Tutti gli esperti di geopolitica sono concordi nel ritenere che il rischio maggiore in Medio Oriente sia un allargamento del conflitto e quindi uno scontro diretto tra Israele e Iran. Alla probabilità di questo evento estremo (e da evitare ad ogni costo) sono legate le previsioni sul prezzo del petrolio. Se la tensione si dovesse accentuare e ci dovesse essere uno scontro miliare, allora il valore del greggio subirebbe un’impennata mentre in caso di allentamento della tensione anche il rally del petrolio di sgonfierebbe.
Su questi esiti non ci sono dubbi perchè il Medio Oriente copre almeno un terzo della fornitura globale di petrolio ma soprattutto l’Iran è oramai diventato il terzo produttore più grande dell’OPEC. L’attacco di Israele all’Iran, quindi, avrebbe come effetto una forte contrazione dell’offerta di greggio e da qui una rialzo delle quotazioni petrolifere.
Secondo gli esperti di ANZ è palese che il rischio legato all’offerta sia al centro dell’attenzione degli investitori e questo perchè una escalation potrebbe gettare nel caos tutta l’aria. Allo stesso tempo però ANZ è convinta che tra le tante opzioni sul tavolo di Israele, quello di un attacco agli impianti petroliferi dell’Iran sia la meno probabile. Ciò significa che, paure irrazionali a parte, il rischio offerta non è poi così forte.
Ma ammettiamo che, in effetti, la tensione possa aggravarsi ulteriormente. In tal caso cosa potrebbe accadere? La risposta più plausibile la forniscono da Clearview Energy Partners secondo i cui esperti un esito inevitabile dell’acuirsi dello scontro sarebbe l’interruzione dei flussi regionali attraverso lo stretto di Hormuz, una sottile striscia di mare che divide la penisola arabica dalle coste della Repubblica Islamica, mettendo in comunicazione il Golfo di Oman a sud-est, con il Golfo Persico ad ovest. Ebbene uno scenario simile sarebbe catastrofico perchè potrebbe portare il prezzo del petrolio a salire anche di 18 dollari al barile rispetto ai valoro attuali.
Non è molto dissimile da questo il punto di vista di Daan Struyven di Goldman Sachs secondo il quale in presenza di un calo dell’offerta iraniana di 1 milioni di barili al giorno, ci sarebbe un rialzo del prezzo del petrolio di 20 dollari al barile. Questo scenario, tra i più pessimisti in assoluto, si verificherebbe però nel 2025.
Tecnicamente c’è quindi tutto il tempo possibile per provare a far rientrare la tensione o comunque per non arrivare al punto di non ritorno (ossia la guerra tra Israele e l’Iran). La posta in gioco è altissima anche perchè sarebbe una catastrofe per tutti se il prezzo del petrolio dovesse impennarsi visto che ciò significherebbe nuova corsa dell’inflazione.
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Come operare sul prezzo del petrolio
Lo scenario più plausibile perlomeno nel breve termine è niente di più che la conferma dei livelli attuali del WTI. Il greggio si potrebbe stabilizzare in area 73 dollari ovviamente fino a quando non ci saranno novità concrete dal Medio Oriente. Tuttavia non è da escludere che, anche in assenza di novità, i trader possano cedere alla paura e in tal caso i valori del WTI potrebbero salire fino a 75 dollari. Senza però delle novità reali, tale livello sarebbe difficile da tenere e quindi si potrebbe innescare un retrofront. Dal punto di vista tecnico in caso di ritracciamento i prezzi si potrebbero riportare fino a 72 dollari.
Come si può notare da tutti questi numeri, oramai il range è comunque stretto e ciò dimostra proprio la fase di grande incertezza.
Operativamente questo significa strategia prudenziale con l’impostazione di stop loss e take profit ben studiati. Tutto questo può essere fatto operando con broker come Toro e con banche come Fineco.
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