crollo prezzo petrolio

L’irruzione della variabile recessione sulla scena globale, ha portato, nel giro di pochissime settimane, ad una profonda revisione delle previsioni sul possibile andamento del petrolio da qui a fine anno e, allargando ancora di più l’arco temporale, da qui fino al 2023. Mentre ad inizio mese alcuni analisti ancora teorizzavano un boom delle quotazioni petrolifere fino a 135 dollari al barile, adesso i target si sono decisamente abbassati. Ciò, come già detto, è avvenuto proprio per inglobare il nuovo scenario recessivo.

Tra i primi a rompere il taboo del petrolio destinato a restare sempre sopra i 100 dollari al barile, ci sono stati gli esperti di Citigroup. Secondo questa banca d’affari, nel caso in cui la recessione dovesse pesare sulla domanda, il valore del petrolio potrebbe scendere fino a 65 dollari entro fine anno per poi precipitare addirittura a 45 dollari entro fine 2023 se la recessione dovesse durare a lungo.

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Inutile dire che non c’è paragone tra queste previsioni e quelle di appena poche settimane prima che collocavano il target 2022 della quotazione petrolio ben sopra i 100 dollari al barile.

Che i prezzi alti sia destinati ad essere un ricordo è oramai opinione diffusa. Secondo l’analista Barani Krishnan, ci sono probabilità concrete circa la possibilità che il petrolio possa scendere fino a 85 dollari al barile già per fine luglio.

L’analista è convinto che la paura per una recessione globale possa pesare tantissimo sulle prospettive per la domanda di petrolio già nel corso delle prossime settimane e nonostante le preoccupazioni per le scorte di greggio contratte e la prospettiva di un incremento dei posti di lavoro sul mercato americano nel mese di giugno. A proposito dei market mover che sono legati all’occupazione, Krishnan ritiene che l’occupazione non agricola relativa al mese di giugno possa aver registrato un rallentamento rispetto al precedente mese pur confermandosi in area positiva. Il dato macro sarà svelato oggi.

Secondo un consensus raccolto tra gli economisti da Investing.com non è da escludere che a giugno ci possa essere stata la creazione di 268mila nuovi posti di lavoro con in tasso di disoccupazione che dovrebbe essere confermato al 3,6 per cento circa per il terzo trimestre consecutivo. Ricordiamo che la Federal Reserve considera piena occupazione un tasso inferiore o pari al 4 per cento. Quindi se il 3,6 per cento dovesse essere confermato, gli Stati Uniti sarebbero in piena occupazione.

Cosa centrano i dati sul mercato del lavoro con l’andamento del prezzo del petrolio? La risposta che Krishnan da a questa domanda è molto singolare: la gente utilizza mezzi di trasporto per andare al lavoro e quindi, nel suo piccolo, mantiene alta la domanda di greggio.

La pubblicazione dei verbali dell’ultimo Fomc della FED fornirà agli investitori indici operativi su come i policymaker vedono le prospettive dei tassi di interesse. La view prevalente è quella della recessione. La FED dovrebbe incrementare a luglio i tassi di riferimento di 75 punti base mentre, per quello che riguarda le mosse di settembre, non ci sono indicazioni chiare su ciò che potrebbe avvenire.

Prezzo petrolio a 85 dollari al barile entro fine mese?

Come si può vedere dal grafico in alto, oggi il prezzo del petrolio Brent si muove in area 105 dollari al barile mentre il WTI si muove attorno a 103 dollari al barile. Le quotazioni sembrano essere abbastanza stabili rispetto a 24 ore fa. Martedì scorso, prima seduta del mese di luglio, è stata una giornata terribile per il prezzo del greggio WTI.

Le quotazioni sono infatti precipitate dell’8,2 per cento. Evidentemente il ribasso del 7 per cento avvenuto nel mese di giugno era solo un’avvisaglia di quello che poi sarebbe avvenuto nel mese successivo. Guardacaso la corsa del petrolio ha iniziato a rallentare proprio quando si è iniziato a parlare con insistenza del rischio recessione.

Il fatto che il WTI abbia testato un minimo a 97 dollari al barile è, dal punto di vista tecnico, l’aspetto più interessante di tutta questa dinamica. Secondo Sunil Kumar Dixit, a capo delle strategie tecniche di skcharting.com, un ribasso del greggio a 85 e persino a 79 dollari “dipenderà tutto da come reagirà il mercato al prossimo approccio degli orsi ai 92 dollari”. Per l’esperto ci sono molte probabilità che si verifichi una rottura sotto i 90 dollari ed è plausibile che ciò possa anche succedere prima di fine luglio.

Insomma le previsioni per le prossime settimane sono al ribasso. Il fatto che il prezzo del petrolio sia destinato a calare sotto la spinta della recessione, non significa che si debba stare alla larga da questo asset. In realtà sul greggio si può investire anche al ribasso grazie ai CFD. Per fare short trading sul petrolio è però fondamentale avere una certa pratica che può essere assunta esercitandosi con il conto demo gratuito offerto da broker come eToro.

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