Tra gli asset protagonisti dell’Ottava che si è chiusa venerdì scorso c’è stato ovviamente il petrolio. Il greggio ha tenuto la scena sia nella prima della settimana quando ha dato l’impressione di essere vicinissimo ad agganciare quota 100 dollari al barile e sia nella seconda parte della settimana quando invece ha dato di sé un’immagine più stanca allontanandosi dal target dei 100 dollari.
Come si può vedere dal grafico in basso, il prezzo del petrolio Brent è ora a 93,8 dollari al barile mentre il WTI è a 90,4 dollari. I sali scendi della scorsa settimana hanno permesso ai trader più speculativi di ottenere profitti consistenti. Ricordiamo infatti che questi ultimi possono investire sul petrolio attraverso strumenti derivati come i CFD che riflettono l’andamento del sottostante senza possesso fisico ma che soprattutto permettono di speculare al rialzo (andando long) e al ribasso (andando short).
Il problema è adesso sulla settimana entrante perchè, alla luce della correzione effettuata negli ultimi giorni della scorsa Ottava con assestamento finale nella giornata di venerdì, c’è un discreto margine di incertezza su quello che potrebbe avvenire. E allora la domanda dei trader diventa semplicemente questa: la quotazione petrolio ha o no la forza per insidiare i 100 dollari al barile o, per adesso, questo target va preso e messo nel cassetto? Tutto attorno a questo dilemma si svolgerà.
Prezzo petrolio metterà ancora nel mirino a 100 dollari al barile?
La lezione della scorsa settimana è praticamente questa: mai dare nulla per scontato perchè quando il prezzo del petrolio sembrava ad un passo dai 100 dollari al barile, ecco che è arrivata una sorta di fatica.
Quando succedono queste situazioni, il rischio maggiore è quello di interpretare in modo inesatto gli eventi. Tanti potrebbero infatti pensare che, fallito l’attacco, adesso il greggio sia pronto ad andare verso il down. In realtà quello che è successo venerdì, con WTI e Brent che hanno arrestato il ritracciamento grazie ai nuovi tagli alla produzione di Arabia Saudita e Russia, rappresenta quasi un monito. Per la serie è come se le quotazioni avessero detto: guai a farsi illusioni perchè l’impostazione resta al rialzo.
E che il quadro rimane improntato sul verde lo si deduce anche dall’analisi del quadro di riferimento. Praticamente ci sono sempre tutte le condizioni (e ci saranno anche la prossima settimana) affinchè le quotazioni del petrolio salgano fino a 100 dollari al barile.
La decisione di Mosca di attuare un embargo sull’export e i tagli decisi dell’OPEC+, per il petrolio lo scenario sempre sempre quello dei 100 dollari al barile, a meno che un prezzo troppo alto unito al ritorno dell’inflazione, possa causare una flessione della domanda. Del resto anche Bloomberg ha affermato che la debolezza dell’economia cinese potrebbe rompere il sistema russo-saudita.
In questo contesto, dal punto di vista dell’analisi tecnica, sia la prospettiva giornaliera che quella settimanale depongono a favore di una crescita a 100 dollari al barile.
Dal punto di vista settimanale, in particolare, sarebbe necessario che il prezzo del greggio sarebbe necessario che il prezzo del greggio scenda sotto gli 82 dollari al barile per bloccare la marcia delle quotazioni verso quota 100 dollari. Lo scenario sembra essere del tutto irrealistico. Staremo a vedere.
Per investire sul prezzo del petrolio al rialzo e al ribasso si possono usare i CFD. Fondamentale è scegliere broker autorizzati per operare. Ad esempio:
- eToro: permette di speculare sul prezzo del petrolio al rialzo o al ribasso attraverso i CFD usando la leva finanziaria (attenzione ai rischi). eToro mette a disposizione lo strumento de copy trading attraverso il quale si possono copiare le strategie dei traders più bravi sul greggio.
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