impianto petrolifero e target 100 dollari
4 motivi per cui il prezzo del petrolio salirà a 100 dollari al barile - Borsainside

L’attività di trading sul petrolio è in costante aumento oramai da tempo. Il forte rialzo del prezzo del greggio e soprattutto le prospettive su un possibile ulteriore apprezzamento anche nei prossimi mesi sono i due fattori che stanno determinando una riscoperta del trading sull’oil. Asset petroliferi (pensiamo ad esempio ai CFD sul petrolio che sono uno degli strumenti derivati più semplici per speculare sull’andamento delle quotazioni) sono rientrati nei portafogli di molti investitori che, in precedenza, avevano deciso di limitare il loro peso.

Il punto è che tra i grandi investitori (come pure tra i più piccoli) c’è la sensazione diffusa che la quotazione petrolio possa salire ancora. In altre parole, il rialzo viene quasi inteso come uno scenario inevitabile tanto da essere l’ipotesi prevalente di tanti analisti da qui a fine anno. L’effetto di tutto questo è inevitabile: stanno tornando le stime che vedono il prezzo del petrolio a 100 dollari al barile in un range temporale non poi tanto lungo.

In questo articolo spiegheremo perchè il prezzo del petrolio può arrivare a 100 dollari al barile (possiamo già anticipare che ci sono almeno 4 motivi a supporto di questa tesi) e come fare trading assumendo questa ipotesi.

Prezzo petrolio a 100 dollari al barile: i motivi di fondo

Partiamo da quello che è il prezzo del petrolio attuale. Come si può vedere dal grafico in basso la quotazione del Brent è oramai in area 94 dollari al barile, quella del WTI a 91. In entrambi i casi il rialzo, rispetto ad una settimana fa, è del 4 per cento. A partire da simili premesse non c’è assolutamente da stupirsi se le previsioni petrolio 2023 sono fortemente rialziste.

Quota 100 dollari al barile da target impossibile fino ad alcuni mesi fa, è ora un obiettivo a portata di mano. Ci sono almeno tre diverse ragioni per cui le quotazioni petrolio si potrebbero spingere così in alto.

Tanto per iniziare c’è l’avvertimento da parte dell’Agenzia Internazionale per l’Energia e dell’OPEC sul fatto che il mercato petrolifero sia destinato a restare in deficit fino alla fine dell’anno.

In secondo luogo ci sono gli indicatori macro positivi provenienti dagli Stati Uniti. La prospettiva di evitare una recessione ha dato una spinta significativa alla domanda di petrolio, poiché la stabilità economica in America è strettamente correlata al consumo energetico.

Ma in realtà, anche i dati provenienti dalla Cina hanno fornito ulteriori motivi di ottimismo. Le vendite al dettaglio e la produzione industriale superiori alle aspettative stanno a segnalare che l’economia cinese sta mostrando segni di ripresa. La Cina è uno dei principali consumatori di petrolio al mondo, quindi una ripresa economica nel paese contribuirà notevolmente alla domanda di greggio.

Proprio la Cina, stando alle ultime indicazioni, starebbe aggiornando i record nella lavorazione delle raffinerie di petrolio. Nel mese di agosto, la lavorazione sarebbe infatti arrivata alla cifra record di 64,69 milioni di tonnellate, evidenziando un aumento del 19,6 pe cento rispetto all’anno precedente. Tale livello di produzione corrisponde a una media di 15,23 milioni di barili al giorno.

L’impennata della produttività nella raffinazione cinese è un riflesso della determinazione delle aziende di lavorazione cinesi a continuare a mantenere i ritmi di produzione elevati.

E per finire (quarto fattore) anche le aspettative che le principali banche centrali si stiano avvicinando alla fine del loro ciclo di inasprimento ha agevolato il rialzo del prezzo del petrolio sostenendo la view che vede il greggio a 100 dollari al barile.

Tutti questi fattori combinati stanno facendo volare il prezzo del petrolio e alimentano le aspettative di vedere il greggio raggiungere la soglia dei 100 dollari al barile. Tuttavia, resta da capire come evolverà la situazione geopolitica (è palese che i grandi vincitori di un greggio a 100 dollari al barile sarebbero la Russia e l’Arabia Saudita) e come essa influenzerà il mercato petrolifero nei prossimi mesi. Nel frattempo, gli investitori e gli osservatori del mercato rimangono attenti a ogni sviluppo, mentre il settore petrolifero continua a vivere un periodo di grande interesse e dinamicità.

Specchio di questo dinamismo è il fatto che tanti analisti oramai non si chiedono se il prezzo del petrolio arriverà a 100 dollari al barile ma quando questo potrebbe avvenire. Secondo Vivek Dhar, direttore della ricerca sulle materie prime minerarie ed energetiche presso la Commonwealth Bank of Australia, si tratta di capire se i futures Brent a 100 dollari al barile siano una possibilità già nella seconda metà del 2023 tenuto conto dell’entità dei tagli alla produzione effettuati dall’OPEC+.

Long trading sul petrolio con target 100 dollari?

Alla luce di quanto fin qui detto, la strategia trading da seguire sul petrolio non può che essere rialzista. Addirittura siamo in una situazione per cui potrebbe essere conveniente comprare petrolio alle quotazioni attuali (pari ad oltre 94 dollari al barile per il Brent e a 91 dollari al barile per il WTI) in vista di un possibile ulteriore rialzo.

Come abbiamo già anticipato in precedenza, gli strumenti per operare sono diversi. Ovviamente è impensabile acquistare barili di greggio ma strumenti derivati come i CFD consentono di speculare al rialzo o al ribasso sulle differenze di prezzo senza il possesso fisico del sottostante.

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