Sull’affidabilità di certi analisti è bene sempre nutrire qualche dubbio. Come abbiamo riportato in questo articolo, ieri il prezzo del petrolio è crollato sotto i 100 dollari al barile. L’evento, alla luce delle premesse che si erano già avute nei giorni precedenti e tenendo conto della situazione ambientale (incombente rischio di recessione globale + nuovi lockdown in Cina) era ampiamente atteso.
Eppure, appena pochi giorni prima, i sempre presenti analisti della banca d’affari Usa JP Morgan, avevano pubblicato un report, tutto basato su supposizioni, secondo il quale il prezzo del petrolio sarebbe potuto attivare fino a 380 dollari al barile. Un target allucinante anche rispetto a quelle che erano le più avanzate previsioni rialziste. Ma perchè JP Morgan aveva deciso di sparare così in alto nonostante una situazione che, come si è poi visto ieri, suggeriva di avere un approccio decisamente diverso? Prima di rispondere a questa domanda ricordiamo ai nostri lettori che, a prescindere da questo caso specifico, le previsioni sul prezzo del petrolio possono sempre essere utilizzate a supporto delle proprie strategie trading.
Sia nel caso in cui stime siano al rialzo che nel caso in cui siano al ribasso, si può sempre fare trading (parleremo di long e short trading) In entrambi i casi si può operare con una sola piattaforma come quella messa a disposizione da eToro. Sul nostro sito citiamo spesso questo broker perchè esso consente sempre di usare la modalità demo grazie alla quale si può imperare a vendere e comprare CFD petrolio senza correre il rischio di rimetterci soldi veri.
Ma torniamo alle allucinanti previsioni di JP Morgan. Secondo gli esperti della banca d’affari Usa, un eventuale taglio di 3 milioni di barili alle forniture giornaliere di greggio potrebbe portare la quotazione petrolio a 190 dollari mentre se il taglio dovesse essere di 5 milioni di barili, allora i prezzi schizzerebbero a 380 dollari al barile. La stessa banca d’affari Usa, però, evidenzia come tali stime siano poco probabili e destinate a verificarsi solo nel caso in cui le sanzioni lanciate dagli Stati Uniti contro la Russia e seguite, tra mille imbarazzi, dall’Unione Europea, dovessero spingere Mosca a reagire infliggendo pesantissimi tagli alla produzione di oro nero.
Storicamente, le quotazioni petrolifere hanno raggiunto il loro apice a luglio 2008, appena pochi mesi prima dello scoppio dello scandalo Lehman Brothers. Ad ogni modo tutta la stampa ha definito poco realistiche le stime di JP Morgan visto che il prezzo del petrolio era ai minimi durante il primo lockdown causato dal covid19.
Poco realistiche non significa però impossibili. In questi ultimi anni, infatti, tanti eventi che potevano essere ritenuti inverosimili fino a poco tempo fa, si sono invece verificati. Un esempio su tutti è proprio la pandemia di covid19 ma anche la guerra in Ucraina è uno di quegli eventi impensabili fino a poco fa. E allora perchè un tenere anche conto, ovviamente dando il giusto peso, anche dello scenario tracciato da JP Morgan?
Logicamente con un petrolio a 380 dollari al barile può accadere di tutto (gli effetti a cascata sono facilmente immaginabili). Ma anche con la guerra in Ucraina sta accadendo di tutto (anzi tutto lascia ipotizzare che quello che si sia visto fino ad ora sia ancora poco)…
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