La fase di rialzo quasi ad oltranza del prezzo del petrolio sembra proprio essersi esaurita. Dopo le fiammate registrate soprattutto dal greggio WTI nel corso delle ultime settimana (i valori sono risaliti ai massimi periodici) ecco che qualcosa sembra essersi rotto o comunque non è più come prima. Di certo a pesare è l’analisi tecnica con le inevitabili prese di profitto tipiche delle fasi successive a quelle di prolungato rally. Tuttavia la maggiore responsabilità del cambio di rotta potrebbe essere del grande catalizzatore degli ultimi di tutti i mercati finanziari: il discorso di insediamento di Trump.
La dinamica del prezzo del greggio lascia suggerire che dalle parole del nuovo presidente Usa siano arrivati dei segnali non proprio rassicuranti o perlomeno non chiari. A provare a coglierli è stata Maria Agustina Patti Financial Markets Strategist Consultant di Exness in un suo recente report.
Cosa sta accadendo al petrolio dopo il discorso di Trump?
I futures sul petrolio greggio proseguono il loro declino a causa delle incertezze persistenti legate alle politiche tariffarie proposte dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Le preoccupazioni principali riguardano il possibile impatto di tali misure sulla crescita economica globale e sulla domanda energetica, fattori che contribuiscono alle perdite continue per il Brent e il WTI.
Le proposte tariffarie di Trump, che includono interventi mirati contro Russia, Unione Europea, Canada, Messico e Cina, potrebbero alimentare la volatilità dei mercati. Gli operatori finanziari restano attenti agli sviluppi di queste politiche e ai loro effetti sul mercato. Con diversi giorni consecutivi di ribassi, il sentiment del mercato resta orientato al ribasso.
Inoltre, le aspettative di un aumento della produzione petrolifera negli Stati Uniti, favorito dalla posizione pro-estrazione di Trump, esercitano ulteriori pressioni al ribasso sui prezzi. Nel frattempo, il calo delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente ha ridotto le preoccupazioni riguardo a possibili interruzioni delle forniture, contribuendo a deprimere ulteriormente il mercato. Gli operatori stanno anche monitorando possibili sviluppi geopolitici in Europa orientale.
A complicare il quadro, i dati sulle scorte di petrolio degli Stati Uniti pubblicati dall’API mostrano un aumento di 1 milione di barili nella settimana conclusa il 17 gennaio, dopo cinque settimane consecutive di cali. Questo incremento alimenta l’incertezza sulla domanda. Anche i dati sulle scorte di greggio dell’EIA, attesi oggi, potrebbero influire sul mercato: un ulteriore aumento potrebbe accentuare il ribasso dei prezzi.
Ricordiamo che market mover come quello atteso per oggi possono essere sfruttati per fare trading sul petrolio. Grazie a strumenti derivati come i contratti per differenza è possibile speculare sulle oscillazioni di prezzo senza possesso del sottostante e con la la possibilità di operare a leva.
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