grafici di trend con in primo piano un barile di greggio
Previsioni prezzo petrolio 2025 e 2026 - BorsaInside.com

Quanto avvenuto al prezzo del petrolio nelle ultime settimane è di una linearità quasi impressionante. L’introduzione dei dazi americani ha dato il via alla guerra commerciale la quale, a sua volta, fomentato le preoccupazioni su una possibile recessione globale che avrebbe come inevitabile conseguenza un ribasso della domanda di petrolio perchè se le economie crescono di meno, è ovvio che ci sia meno necessità di greggio. Risultato di questa batteria di correlazioni è stato il forte ribasso del prezzo del greggio che, inevitabilmente, ha trascinato con sé le quotazioni dei petroliferi.

Dopo la grande paura, oggi la situazione è più tranquilla sui mercati. Il prezzo del greggio a New York (contratto con scadenza a maggio 2025) è infatti risalito a oltre i 61,5 dollari al barile e parallelamente tra le migliori azioni sulle borse europee ci sono proprio quelle legate al petrolio.

In questa situazione qualche trader potrebbe essere spinto a pensare che il peggio sia passato e che, dopo il grande crollo, sia ora imminente il grande rimbalzo. Purtroppo le cose non stanno affatto così e tornare di nuovo all’euforia significherebbe sbilanciarsi troppo esponendosi ad un grave rischio. La verità è che le previsioni sul prezzo del petrolio sia per il 2025 che per il 2026 oramai sono completamente da rivedere al ribasso rispetto a quelle formulate in precedenza, perchè il quadro è completamente cambiato. Lo si evince da un recente report formulato dagli analisti di Goldman Sachs.

Prima di scendere nel dettaglio, ci preme evidenziare che il peggioramento delle prospettive del petrolio non significa che si debba stare alla larga da questo asset. In realtà ricorrendo a strumenti derivati come i CFD è sempre possibile speculare su greggio sia al rialzo (se le stime sono per un apprezzamento) che al ribasso (se le previsioni sono per un calo). In entrambi i casi sempre a leva e quindi con la possibilità di amplificare i possibili guadagni (ma sale anche il livello di rischio). FP Markets è uno dei broker specializzati nel trading con i CFD che offre gli spread più bassi.

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Peggioramento inevitabile per le previsioni prezzo petrolio 2025 e 2026

La banca d’affari Usa Goldman Sachs ha lanciato un segnale d’allarme per i mercati energetici globali: secondo l’ultima analisi, i prezzi del petrolio sono destinati a calare progressivamente fino alla fine del 2026, spinti al ribasso da un mix di fattori macroeconomici e geopolitici.

Parlando di numeri, la banca prevede che il prezzo del Brent sia destinato ad attestarsi in media a 63 dollari al barile per il resto del 2025, mentre il WTI dovrebbe stabilizzarsi intorno ai 59 dollari. Il calo atteso per l’anno in corso è poi destinato a proseguire anche nel 2026, con previsioni che indicano una media di 58 dollari per il Brent e 55 dollari per il WTI.

Insomma, contrariamente a quello che si potrebbero attendere i trader più ottimisti, lo strappo determinato dalla guerra commerciale è destinato a far vedere i suoi effetti per lungo tempo.

Come messo in evidenza dagli analisti Usa, a incidere sulla dinamica dei prezzi è, in primis, il rischio crescente di recessione globale, accentuato appunto dall’intensificarsi della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Le deboli prospettive di crescita economica hanno infatti ridotto drasticamente le previsioni di aumento della domanda petrolifera, che dovrebbe crescere di appena 300.000 barili al giorno (bpd) tra la fine del 2024 e quella del 2025.

Dal mese di marzo, Goldman Sachs ha rivisto al ribasso le sue stime per il quarto trimestre del 2026, tagliando le previsioni di crescita della domanda globale di ben 900.000 bpd. Una delle cause principali è stata l’escalation tra Washington e Pechino: venerdì scorso, il governo cinese ha portato al 125 per cento le tariffe sulle importazioni statunitensi, in risposta al nuovo aumento dei dazi voluto dal Presidente Donald Trump. Una mossa che rischia di compromettere le catene di approvvigionamento globali e aggravare la frenata dell’economia mondiale.

Oltre alla domanda fiacca, anche l’aumento dell’offerta da parte del gruppo OPEC+ contribuisce a indebolire il mercato. Nonostante l’anticipazione di alcuni accumuli di scorte da parte degli investitori, Goldman Sachs prevede un’eccedenza significativa: 800.000 bpd nel 2025 e addirittura 1,4 milioni di bpd nel 2026. Secondo la banca d’affari Usa tutti questi surplus manterranno sotto pressione i prezzi, con potenziali scenari al ribasso ancora più marcati.

Per Goldman Sachs in caso di una recessione globale o del completo annullamento dei tagli volontari da 2,2 milioni di bpd operati dall’OPEC+, i prezzi del Brent potrebbero scivolare nella fascia dei 40 dollari al barile già nel 2026. Attenzione perchè questa ipotesi potrebbe essere anche la meno peggiore sotto certi punti di vista. In uno scenario estremo, infatti, non è esclusa la possibilità che i prezzi del petrolio possano scendere anche al di sotto di questa soglia.

La prospettiva quindi è decisamente negativa… a meno che non dovessero fare irruzione delle variabili in grado di far svoltare il mercato.

Le condizioni per la ripartenza del prezzo del petrolio

Se il quadro delle quotazioni petrolifere è peggiorato così tanto a causa dello scatenarsi della guerra commerciale, allora può valere anche la considerazione opposta: il valore del prezzo è destinato a ripartire nel caso in cui Trump dovesse trovare accordi con tutti i paesi (Cina in primis) facendo così cessare la guerra delle tariffe.

Non solo ma un retro-front con il ritorno di una tendenza al rialzo ci sarebbe anche nel caso i cui gli stessi produttori dovessero arrivare alla conclusione che per loro estrarre greggio sotto un certo livello di prezzo non è più conveniente. Ciò avverrebbe se i prezzi dovesse calare eccessivamente e alla luce del precedente rappresentato dagli anni del lockdown quando invece i produttori non si resero conto che il tracollo poteva essere fermato bloccando la produzione.

Infine a pesare ci potrebbe essere il contesto geopolitico che continua ad essere fluido e instabile. Si fa un grande parlare di pace ma, per adesso, la guerra tra Russia e Ucraina è sempre in atto e anche Gaza non è pacificata. Se la tensione nei vari scenari dovesse salire, il prezzo del petrolio se ne potrebbe avvantaggiare.

Come investire sul petrolio con le nuove previsioni?

logo FP Markets

Tenendo conto sia delle nuove previsioni ribassiste di Goldman Sachs che dei fattori che, al contrario, potrebbero far ripartire il prezzo del petrolio, c’è che emerge è un quadro tutto votato all’incertezza. La volatilità, anche qui, potrebbe essere l’elemento caratterizzante. Ecco perchè strumenti come i CFD possono essere di aiuto proprio per cavalcare i repentini cambi di prezzo. Tutti i broker consentono di fare trading con i CFD sul petrolio ma le condizioni applicate tendono ad essere molto diverse.

Con FP Markets i trader hanno la garanzia di spread molto bassi e di una rapida esecuzione degli ordini. Si tratta di due vantaggio che pesano tantissimi rispetto alla concorrenza.

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