lingotti di oro e grafico al rialzo
Il prezzo dell'oro si gonfia ancora - BorsaInside

In un panorama economico segnato da crolli che hanno fatto evaporare 5.000 miliardi di dollari a Wall Street in appena due sedute, gli investitori si trovano di fronte a scelte determinanti. Il recente terremoto finanziario scatenato dagli annunci di Trump sui dazi ha trasformato radicalmente le prospettive di mercato, portando analisti ed esperti a ridisegnare le mappe di navigazione per i risparmiatori. La nuova realtà economica caratterizzata da un’aliquota media alle importazioni USA balzata al 23% richiede strategie di investimento flessibili e ponderate, lontane da reazioni istintive che potrebbero compromettere anni di accumulo di capitale.

La geografia degli investimenti nell’era dei dazi

L’impatto geografico delle nuove politiche commerciali americane ridisegna completamente la mappa delle opportunità di investimento. Regno Unito e Singapore emergono come mercati potenzialmente interessanti grazie alle tariffe più contenute applicate nei loro confronti. Marco Piersimoni, co-head euro multi asset di Pictet Asset Management, sottolinea però che sarebbe riduttivo limitare le proprie scelte di investimento esclusivamente a queste aree.

Un elemento di analisi fondamentale riguarda la capacità di reazione dei vari paesi. L’area euro e la Cina possiedono margini di manovra fiscale che potrebbero funzionare da cuscinetto contro gli effetti negativi dei dazi, offrendo misure di sostegno alle rispettive economie. Al contrario, il Giappone, pur duramente colpito dalle nuove tariffe, dispone di minori spazi di manovra fiscale, rendendo le sue prospettive più incerte.

Un segnale particolarmente allarmante viene dalla reazione del dollaro: contrariamente alle dinamiche tradizionali che vedono la valuta americana rafforzarsi nei momenti di crisi, le recenti sedute hanno mostrato un dollaro debole insieme a mercati in profondo rosso. Gli investitori sembrano dunque esprimere una certa sfiducia verso gli asset statunitensi, un cambio di paradigma che merita attenta considerazione.

Settori sotto pressione e opportunità nascoste

L’analisi settoriale rivela un quadro diversificato di rischi e opportunità. I comparti più esposti agli effetti negativi dei dazi sono tecnologia, automotive e beni di consumo, fortemente dipendenti dalle catene globali del valore. Le banche hanno subito colpi particolarmente duri nelle ultime sedute, con perdite che a Milano hanno sfiorato il 15%, trascinando verso il basso l’intero listino italiano.

Simon Wiersma, Investment Manager di Ing, suggerisce di adottare un approccio ispirato al “value investing” di Warren Buffett: cercare aziende con solide prospettive di crescita costante che il mercato attualmente sottovaluta. A questa strategia si affianca la necessità di ruotare i portafogli verso settori meno esposti agli effetti diretti dei dazi.

Tra le aree meno vulnerabili, gli esperti indicano:

  • Servizi (utility e telefonia)
  • Settore farmaceutico (attualmente esentato dalle tariffe)
  • Produttori di beni di prima necessità (soft drink, sigarette)
  • Infrastrutture

Gabriele Debach, analista di eToro, sintetizza efficacemente il cambio di paradigma: “Il mercato non cerca più crescita, cerca stabilità”. Di conseguenza, le aziende capaci di mantenere una prevedibilità nei propri flussi di cassa vengono premiate dagli investitori, a scapito di quelle più esposte alle incertezze del commercio internazionale.

Valute, obbligazioni e materie prime: le ancore di salvezza

Nel turbolento scenario attuale, la diversificazione del portafoglio assume un’importanza capitale. Sul fronte valutario, le previsioni indicano un possibile indebolimento del dollaro nel lungo periodo, con un cambio euro/dollaro che potrebbe raggiungere l’area 1,12-1,15 entro fine 2025. Nel breve termine, tuttavia, le eventuali contromisure dell’Unione Europea potrebbero portare a un temporaneo rafforzamento della valuta americana.

Per quanto riguarda i titoli di Stato, gli analisti notano come Washington sembri puntare a una recessione controllata per abbassare il costo del debito pubblico e facilitare il rinnovo delle emissioni in scadenza. Per l’investitore europeo, la diversificazione tra diverse tipologie di emittenti risulta essenziale, con un’attenzione particolare ai titoli sovranazionali come quelli della BEI e, all’interno di un portafoglio ben bilanciato, anche ai BTP italiani.

Le obbligazioni corporate, pur mostrando segnali di tensione con l’allargamento degli spread di credito, potrebbero beneficiare dell’intervento delle Banche Centrali in caso di deterioramento delle condizioni economiche.

L’oro mantiene il suo storico ruolo di bene rifugio, specialmente in uno scenario di potenziale ripresa dell’inflazione dovuta alle nuove tariffe. Carlo Alberto De Casa, analista per Swissquote, raccomanda di considerare l’inserimento del metallo prezioso nei portafogli, pur con la necessaria cautela. Gli acquisti massicci attesi dalle banche centrali rendono l’oro un’opzione interessante per investimenti con orizzonte di lungo termine, nonostante le quotazioni già elevate.

Sul fronte delle materie prime energetiche, le previsioni sono orientate al ribasso: Goldman Sachs ha ridotto le stime per dicembre 2025 sia sul Brent che sul WTI, rispettivamente a 66 e 62 dollari. La combinazione di maggiore produzione annunciata dall’OPEC+ e minore domanda attesa in conseguenza del rallentamento economico prefigura una discesa delle quotazioni.


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