Da alcuni giorni tra gli investitori non si parla d’altro che del rischio di uragano finanziario che è stato paventato dal Ceo di JP Morgan. Il numero uno della banca d’affari americana sarà stato anche eccessivamente pessimista, ma almeno ha avuto il coraggio di dire chiaramente che i mercati finanziari stanno andando incontro ad un periodo di forte turbolenza e incertezza.
Allo stato attuale è difficile dire se la situazione di forte tensione in atto possa portare ad un vero e proprio uragano o ad una evoluzione meno dirompente. La verità è che sui mercati come pure per quello che riguarda gli scenari economici del futuro, oramai si naviga del tutto a vista.
La difficoltà a capire cosa possa succedere è una compagna di viaggio che spesso affianca i traders. Per un investitore non è un problema fare i conti con l’incertezza (anzi, è nelle fasi più incomprensibili che è possibile cogliere le migliori occasioni operative). Diventa però un problema se ad essere in balia dell’incertezza sono i banchieri centrali e i rappresentati della politica fiscale dei più importanti paesi al mondo.
Questo è il pensiero che ci è subito venuto in mente non appena abbiamo appreso del recente mea culpa del segretario del Tesoro Usa Janet Yellen (ex numero uno della FED) in merito al boom dell’inflazione negli States.
Rispondendo ad una domanda in merito alla sottovalutazione dell’inflazione, la Yellen ha riconosciuto di essersi sbagliata riguardo alla “piega che avrebbe preso l’inflazione“. Un mea culpa tardivo e comunque neppure completo visto che, nel riconoscere lo sbaglio, la Yellen non è minimamente citato le politiche ultra espansive che sono state attuate dalla banca centrale americana negli ultimi anni. L’impressione che abbiamo avuto leggendo le parole del sottosegretario al Tesoro Usa è che il surriscaldamento dell’inflazione non sia minimamente da imputare alla gestione della FED.
Insomma la colpa è sempre e tutta degli altri ma soprattutto al mea culpa si arriva solo quando negare l’evidenza è diventato impossibile. Insomma cosa avrebbe potuto fare la Yellen se non un mezzo mea culpa che sa di minimo sindacale, in un contesto in cui prezzi della benzina e prezzi degli alimenti in Usa sono su livelli altissimi e il target di inflazione al 2 per cento sembra essere la canzone sul Titanic?
Francamente ci sentiamo di condividere il pensiero espresso dall’economista economista Desmond Lachman secondo il quale l’assenza di una vera assunzione di colpa da parte della Yellen è “deplorevole“.
E in effetti è solo questo aggettivo che si può usare visto che la stessa Yellen, appena l’anno scorso, parlava di piccolo rischio in merito al possibile rally dell’inflazione.
Tutta la FED sotto accusa per il rally dell’inflazione
Alla luce di quanto abbiamo evidenziato nel precedente paragrafo, si potrebbe essere indotti a pensare che tutta la responsabilità per non aver previsto il boom dei prezzi in Usa sia da addossare alla Yellen. In realtà è tutta la Federal Reserve che dovrebbe finire sotto accusa. Non bisogna infatti scordare che l’attuale presidente della FED Jerome Powell, era già consiglio dei governatori con la Yellen lei era Presidente e ancora prima era stato membro del consiglio dei governatori per due mandati quando sempre la Yellen era vice presidente. Insomma c’è una continuità non solo nella gestione manche negli sbagli di valutazione visto che appena un anno fa lo stesso Powell aveva affermato che l’inflazione in atto negli States si poteva considerare transitoria. Come è andata a finire è noto a tutti.
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