Cosa sta succedendo alle Big Tech di Wall Street? Il 2022 è stato l’anno della resa dei conti per i colossi tecnologici americani. Dopo la grande abbuffata dell’era Covid, con le valutazioni di molte quotate salite alle stelle, la svolta monetaria della Federal Reserve, indispensabile per provare a contenere la galoppante l’inflazione, ha presentato il suo conto. Risultato quotazioni a picco, massimi storici che non si potevano venere neppure con il migliore dei binocoli e livelli di market cap in calo. Più o meno tutte le big tech di Wall Street hanno seguito questo destino. La ha seguito Netflix, ma anche Meta, Amazon e Alphabet (casa-madre di Google) non sono state da meno.
Senza fare tanti nomi è sufficiente un solo dato. Nel 2022, le principali società americane, focalizzate soprattutto nel settore tech, hanno dovuto fare i conti con il peggior Drawdown dalla crisi subprime registrando cali complessi dei 40 per cento. Certo a qualcuno è andata meglio e a qualcuno è invece andata peggio ma la sostanza non cambia più di tanto.
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Cosa sempre avviene quando si è in presenza di ribassi molto ampi che riguardano un settore particolare come quello tecnologico, le grida di allarme si sono sprecate.
Tantissimi analisi, economisti e purtroppo anche giornalisti, hanno decretato il fallimento delle Big Tech. Insomma per questi signori il crollo dei titoli tecnologici sarebbe stato irreversibile. Roba da fine di un’era intera insomma.
L’approccio che questa gente ha tenuto non deve stupire visto che, alla fine, si può dire che faccia parte del loro stesso lavoro. Il problema è che molto investitori si sono fatti condizionare unendosi a questo sentiment. Comprensibile anche questo visto che la paura è sempre paura. Il problema è che questi traders hanno accettato acriticamente la morale degli esperti e hanno fatto ciò che è sempre sconsigliabile fare quando il mercato è in ribasso: lasciare tutto chiudendo in perdita.
Qui nessuno vuole dire che il 2022 non sia stato un anno drammatico per i titoli tech. Tantissimi colossi hanno registrato forti cali degli utili e sono stati costretti a varare pesanti licenziamenti con l’obiettivo di contenere i costi (pensiamo ad esempio a Meta e al fallimento del metaverso). Tuttavia non dovrebbe mai essere scordato che le Big Tech presentano vantaggi competitivi immensi.
Proprio grazie a questi vantaggi le aziende tech sono capaci di recuperare velocemente sia la redditività che i numeri di bilancio. Questo è il segreto dei traders che hanno comprato titoli tech quando i loro prezzi erano in picchiata e quando la maggior parte degli investitori, persuasa dalle cassandre negative, non faceva altro che chiudere tutto e vendere pagando la convinzione che la fine delle Big Tech fosse vicina.
Perchè il crollo delle azioni Big Tech del 2022 è una buona notizia?
Tirando quindi le somme, ci sono 2 ragioni per cui i traders con visione e capaci di implementare strategia hanno addirittura apprezzato il calo delle azioni tech emerso nel 2022.
- Tante per iniziare i grandi colossi sono tornati a valutazioni interessati e giuste (i traders con strategia non avrebbero mai comprato ad esempio le azioni Netflix quando esse erano ai massimi storici ma hanno comprato quando il numero degli abbonati è andato in picchiata)
- Grazie al crollo le Big Tech si sono lasciate alle spalle la percezione di invincibilità che per anni si sono portate appresso. Infatti per tantissimo tempo è passato il messaggio sbagliato che investire in azioni delle Big Tech significasse, in automatico, fare soldi senza alcuno sforzo. Quell’epoca è finita sia per le società che adesso devono reinventarsi ma anche per i traders abituati a cullarsi.
Una nuova fase è iniziata e gli investitori sul pezzo se ne sono accorti. Il 2023 potrebbe quindi segnare la svolta per il settore dei titoli tech.
Il segreto di chi ha saputo sfruttare questa situazione è così riassumibile: le migliori occasioni non nascono quando va tutto bene, ma quando capitano crisi come quella del 2022.
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