tassi FED

La possibilità che l’inflazione Usa abbia raggiunto il suo tetto massimo e sia ora destinata a calare è stato il tema cardine della settimana dei mercati. L’andamento del CPI americano nel mese di luglio ha riacceso le speranze su un possibile ammorbidimento della linea del rigore più volte ribadita dalla FED. Ovviamente, come si è visto della sessione di borsa di mercoledì, questa speranza ha fatto bene all’azionario.

Smaltita l’euforia è però ora tempo di tornare con i piedi per terra (e infatti ieri la borsa Usa ha chiuso la seduta in molto molto più cauto rispetto al giorno precedente). Le domande che animeranno il dibattito tra gli analisti nel mese di agosto sono essenzialmente due:

  • l’inflazione degli States è davvero destinata a calare progressivamente?
  • quali saranno le mosse della FED dopo il dato sul CPI di luglio?

Dalle risposte a questi interrogativi dipenderà il possibile andamento della borsa Usa nelle prossime settimane. Prima di analizzare nel dettaglio la situazione, ricordiamo ai nostri lettori che per investire sui mercati azionari oggi si può usare anche uno strumento derivato come i CFD. Fondamentale è scegliere un broker autorizzato per operare. Un esempio è eToro, fornitore che offre sempre la demo gratuita da 100 mila euro per aiutare i clienti a imparare a fare trading con i CFD senza correre il rischio di perdere soldi veri.

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Cosa pensa la FED dell’inflazione Usa

Una prima reazione della Federal Reserve ai dati sull’inflazione Usa di luglio c’è già stata. Dopo le puntualizzazioni arrivate dai rappresentanti di Minneapolis e Chicago, anche la presidente della Fed di San Francisco Mary Daly, una intervista al Financial Times, ha affermato che non si può escludere un nuovo rialzo di 0,75 punti percentuali dei tassi nonostante la pausa del rally dell’inflazione.

Daly, membro dovish del Fomc FED, ha affermato che sicuramente ci sono buone notizie sui dati mensili “secondo cui i consumatori e le imprese stanno ottenendo un certo sollievo” ma l’inflazione continua a restare alta e sicuramente non vicina a quello che è l’obiettivo di stabilità dei prezzi.

I prezzi core, ha messo in evidenza il membro FED, hanno infatti evidenziato un rialzo inferiore a quelle che erano le previsioni, tuttavia l’aumento dell’inflazione dei servizi induce ad assumere un approccio prudente. Proprio questo dato, ha affermato Daly, spinge a non cantare vittoria sull’inflazione.

Con queste premesse, gli esiti di politica monetaria sono scontati. Per Daly la banca centrale Usa non ha ancora finito. I tassi, infatti, dovrebbero salire “a poco meno del 3,5 per cento entro la fine dell’anno“. Unica concessione il fatto che la FED non debba “agire in modo troppo aggressivo per smorzare la domanda”.

Secondo Daly il quadro è quindi profondamente incerto. La sua preferenza sarebbe per un rialzo dei tassi di 50 punti base ma non è da escludere che essi possano salire di 75.

Questa la posizione del membro FED. E gli investitori, cosa pensano in merito al prossimo rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve? Nonostante i segnali incoraggianti che sono arrivati dall’inflazione, le prospettive non sembrano essere cambiate di molto. Per la stragrande maggioranza degli operatori, la FED proseguirà con i rialzi. L’ipotesi più gettonata è quella di un aumento di 50 punti base nel meeting di settembre. Vedremo cosa succederà.

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