Sul mercato delle materie prime il prezzo del petrolio continua ad essere protagonista in negativo. Dopo il ribasso di ieri, anche oggi oil si muove in rosso. Il WTI con la consegna ad ottobre scivola infatti sotto a quota 70 dollari al barile registrando una flessione di mezzo punto percentuale mentre il Brent in consegna a novembre perde lo 0,46 per cento scendendo a 73,4 dollari al barile.
Il rosso evidenziato oggi dalla quotazione petrolio si somma alla flessione di oltre 4 punti registrata ieri allontanando il greggio dai massimi del periodo. Alla base del ribasso del valore del greggio ci sono tutta una serie di fattori di cui i trader dovrebbero tenere conto prima di formulare qualsiasi strategia trading su questo asset.
Tanti investitori, in particolare, potrebbero essere attratti dai prezzi convenienti di questa settimana e quindi impostare strategie di long trading con i broker CFD. Ma siamo sicuri che questa sia la strada migliore da seguire? E cosa dicono gli analisti in merito all’attuale fase del greggio e soprattutto ai possibili sviluppi di questo mercato?
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Un mix di motivi alla base del calo del petrolio
Dietro alla tendenza ribassista che sembra essere in atto sul prezzo del greggio ci sono una serie di fattori molto diversi tra loro. In ottica speculativa il calo degli ultimi giorni potrebbe essere imputato ai passi in avanti nelle trattative in corso in Libia dopo la sospensione delle esportazioni di greggio. Il mercato potrebbe aver fiutato l’imminenza di un accordo da cui scaturirebbe l’eliminazione di un elemento di preoccupazione sulla tenuta dei livelli di offerta.
Ma quello della Libia è solo un fattore contingente. Il reale motivo del ribasso del greggio è da cercare, come sempre, nella preoccupazione per l’andamento dell’economia globale. Gli ultimi dati macro arrivati da Usa e Cina non sono stati particolarmente brillati e così le paure su una possibile recessione sono tornare in prima piano. Il petrolio è da sempre correlato alle stime economiche e se ci sono dati macro che sembrano prospettare un arretramento dell’economia, allora il valore del greggio tende a calare. Non c’è scampo a questa ferrea legge del mercato.
A preoccupare è soprattutto l’economia cinese. Pechino è uno dei più importanti acquirenti di greggio a livello globale e se le stime sull’economia della Cina non lanciano segnali incoraggianti, il rischio è che possa esserci una contrazione della domanda di petrolio. In effetti nel fine settimana Pechino ha pubblicato un aggiornamento dell’indice dei responsabili degli acquisti e il dato ha deluso le attese degli esperti. Nel mese di agosto, infatti, l’indicatore si è attestato a quota 49,1 ossia il minimo degli ultimi sei mesi. In precedenza indicazioni negative sulle prospettive dell’economia cinese erano arrivate dal PMI mensile che aveva registrato il quarto arretramento mensile consecutivo. Due dati macro negativi fanno un inizio ed è quindi evidente che nell’economia cinese ci possa essere qualcosa che non va. I trader che investono sul petrolio lo hanno capito e da qui il ribasso.
Per finire la terza causa alla base del calo del greggio è da ricercare nella recente mossa dell’OPEC che, inaspettatamente, ha deciso di incrementare la produzione di petrolio a partire dal mese di ottobre.
Con questo annuncio la quadratura ribassista è quindi completa: da un lato ci sono le previsioni economiche poco incoraggianti sia globali che soprattutto cinesi, dall’altro il venir meno della tensione in Libia e a completare il quadro l’imminente aumento della produzione di petrolio da parte dell’OPEC. Si abbassano le stime di domanda, sale l’offerta e i prezzi non possono che calare anche in modo marcato.
Fin qui la situazione in atto. Cosa fare adesso?
Long trading sul petrolio potrebbe essere un azzardo
Quando il valore di un asset è in calo, la tentazione di comprare a sconto (o andare lunghi) è alta. Per testare questa strategia può essere utile andare ad esaminare quelli che sono i target del greggio dal punto di vista degli analisti. Proprio poche settimane fa, la banca d’affari Usa Goldman Sachs ha deciso di rivedere al ribasso le previsioni sul Brent per il 2025 ora collocate nel range tra 70 e 85 dollari ossia 77 dollari medi, 5 dollari in meno rispetto alla precedente stime di 82 dollari al barile. Nel loro report gli esperti hanno detto chiaramente che l’aumento delle scorte di petrolio e l’indebolimento della domanda cinese avranno conseguenze a lungo termine sul mercato.
In precedenza un parere molto simile a quello di Goldman Sachs era stato espresso da Morgan Stanley. Gli esperti di questa banca Usa avevano rivisto al ribasso le stime di crescita della domanda globale di petrolio per l’anno in corso a causa del crescente indebolimento dell’economia cinese.
Insomma è in atto un peggioramento sulle previsioni petrolio 2024 rispetto a quello che era il quadro iniziale. L’indebolimento non priva questo mercato del suo classico appeal anche perchè, ricorrendo a strumenti a leva come i CFD, è possibile speculare anche al ribasso. Ecco i broker più adatti a questo scopo:
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