La storia insegna che Wall Street tende a riprendersi durante il periodo delle elezioni statunitensi. E se le azioni hanno avuto un inizio difficile nei primi tre mesi del 2024, vediamo se il prossimo scontro tra Trump e Harris può dare una sferzata di vitalità al settore finanziario.
L’andamento storico
E’ ormai statistica che negli ultimi 120 anni circa i mercati azionari degli Stati Uniti si rivelino abbastanza blandi durante l’anno elettorale per poi accelerare con l’avvicinarsi della data dell’elezione. Uno slancio che avviene soprattutto negli ultimi due mesi, cioè da quando si viene a conoscenza del nome del nuovo presidente statunitense.
C’è da sottolineare che i dati in questione partono dal 1927, in un arco temporale dove si sono susseguite 24 elezioni presidenziali, che si sono tenute in situazioni economiche differenti, per cui non è stata solo l’elezione presidenziale a influenzare i mercati azionari. Per citare alcuni esempi: la Grande Depressione del 1932, la Seconda Guerra mondiale tra il 1940 e il 1944, oppure la grande crisi finanziaria mondiale del 2008 e l’ultima pandemia da Covid19 del 2020, eventi che sono stati più economicamente rilevanti che l’avvento delle elezioni. In genere i rendimenti dell’S&P 500 sono in rialzo durante il periodo pre elettorale rispetto agli anni non elettorali.
Maxim Manturov, Responsabile della ricerca sugli investimenti presso Freedom24, afferma che: “Storicamente, le elezioni hanno portato a una volatilità del mercato a breve termine, ma le tendenze a lungo termine favoriscono in genere la crescita indipendentemente dal partito al potere. Nelle elezioni del 2016, settori come energia, finanza, industria, materie prime e small cap hanno ottenuto guadagni significativi dopo la vittoria di Donald Trump, alimentati dalle aspettative di politiche pro-crescita e deregulation. Tuttavia, l’attuale panorama economico è notevolmente diverso dal 2016, il che richiede una rivalutazione dell’approccio agli investimenti.“
Invece, il settore tecnologico, che è stato uno dei più grandi performer degli ultimi cinquant’anni, ha raggiunto le migliori prestazioni negli anni non elettorali. In ogni caso, le prestazioni passate non devono essere un indicatore totalmente e necessariamente affidabile dei risultati futuri.
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Il cambio di candidati
A gennaio 2024 erano iniziate le primarie per la sfida al nuovo presidente degli Stati Uniti che ha visto favoriti il repubblicano Donald Trump e il democratico Joe Biden. Uno scontro che nei mesi successivi ha travolto i due protagonisti in scandali, diversi rumors e azioni più o meno popolari, fino all’annuncio di Biden, del 21 luglio scorso, di lasciare la corsa alla Casa Bianca. La nuova candidata è ora la sua vice, Kamala Harris.
E dopo il passo indietro di Biden, Wall Street ne ha fatto uno in avanti reagendo positivamente alla notizia. A New York, il Dow Jones è salito dello 0,29% e il Nasdaq dell’1,42%. Anche in Europa, il 22 luglio, i listini hanno aperto con circa mezzo punto percentuale in rialzo. Dopo una prima reazione però, il ritiro di Biden alle elezioni USA ha manifestato una certa turbolenza sui mercati, creando nuovi scenari per Wall Street, e in generale per il mercato finanziario di tutto il mondo, di incertezza e volatilità sugli asset finanziari. Non c’è stata invece una significativa oscillazione dei mercati alla notizia dell’arrivo della Harris, forse perché era già ampiamente attesa.
Gli effetti sui mercati finanziari del nuovo Presidente Usa
I mercati finanziari sono attenti più che mai alle prossime elezioni presidenziali americane, che si terranno il 5 novembre, perché queste hanno un impatto macroeconomico rilevante. L’amministrazione che governerà gli Stati Uniti dovrà fare i conti con diverse situazioni importanti come gli scontri militari, i problemi legati alla sicurezza nazionale, i conflitti commerciali e la politica estera, in un assetto geopolitico per niente stabile. Il coinvolgimento è a livello globale perché le ripercussioni delle decisioni del prossimo leader statunitense coinvolgono tutto il mercato azionario mondiale e non solo.
Stabilire ad oggi quale possa essere l‘impatto dell’elezione del nuovo presidente sui mercati azionari è difficile. Al di là dei programmi che i due candidati propongono, più o meno vaghi, le restrizioni dell’attuale economia sono un punto importante e ineludibile, perché il suo stato di salute influisce sulla domanda dei prestiti e il rischio di credito, così come le prospettive dei tassi di interesse e l’inflazione inevitabilmente ricadono sulle prestazioni del settore finanziario. L’attuale fotografia macroeconomica è assimilabile a quella del 2000 e del 2008, con i tassi di interesse ai loro massimi, l’inflazione ancora sopra i target e la disoccupazione sui minimi al rialzo.
Inoltre, è probabile che il nuovo Presidente debba lavorare con un Congresso privo di una maggioranza chiara, quindi con un limite evidente rispetto alle azioni nette che potrebbe compiere. Per prendere decisioni di investimento fondamentali è meglio quindi affidandosi a piattaforme trading che danno la possibilità di consultare i dati di mercato e forniscono analisi sul lungo periodo.
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